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Opinioni

Italia, piccole storie di successo crescono

I media parlano molto della Grecia, delle manovre politiche italiane ed internazionali, della salute del papa o dei marò italiani detenuti in India, meno della crisi e di come uscirne. Così gli italiani si organizzano dal basso.
A cura di Luca Spoldi
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Evangelos Venizelos, Jean-Claude Juncker

In questi giorni sui media vecchi e nuovi è tutto un vociare di Grecia (che centra la ristrutturazione del debito ma è lontana dall'essersi salvata con un'economia semper più in picchiata), di Portogallo (sarà la prossima Grecia?) di spread (perché hanno smesso di scendere?) di futuri terremoti politici nazionali (Mario Monti andrà a fare il presidente dell’Eurogruppo succedendo a Jean-Claude Junker? O succederà a Giorgio Napolitano come presidente delle Repubblica Italiana? O resterà in sella come premier anche dopo le prossime elezioni amministrative e poi politiche? E che faranno Berlusconi, Bossi, Bersani e tutto il circo della politica italiana?) e finanche internazionali (Nicolas Sarkozy perderà le presidenziali? Angela Merkel riuscirà a rimanere in sella?).

Pochi invece si preoccupano di spiegare agli italiani se e quali alternative ci siano alla progressiva, ulteriore, imbalsamazione di quel cadavere eccellente che è l’economia italiana. Eppure dovrebbe essere l’argomento principe di ogni conversazione al bar come in Parlamento, altro che scandalo del calcio scommesse o bla bla politici, o ipotesi sulle dimissioni di Papa Benedetto XVI o finanche il tentativo di liberare i due marò italiani detenuti in India (con tutto il rispetto che questa vicenda è giusto che abbia). Viene il sospetto che meno i media ufficiali parlano di crisi e di come far ripartire l’economia italiana (che intanto vede la conferma dell’entrata in recessione con un dato definitivo del Pil del quarto trimestre 2011 pari a -0,7% sul trimestre precedente, in accelerazione rispetto al -0,5% rispetto al quarto trimestre 2010) più gli italiani si muovano come possono, in ordine sparso, per trovare soluzioni almeno a livello personale o locale.

Nulla di nuovo, purtroppo, in un paese che dopo oltre 150 anni dall’unificazione resta diviso tra 50 mila campanili e che anche per questo continua a vivere la dicotomia di avere centinaia di aziende eccellenti note in tutto il mondo (e che tutto il mondo cerca di portarci via, come capiterà a breve per la Ducati Motor, contesa tra la tedesca Audi e l’indiana Hero MotorCorp secondo le ultime indiscrezioni), eccellenti “solisti” come lo stesso Monti o Mario Draghi (non a caso scelto come nuovo presidente della Banca centrale europea), ma di non contare sostanzialmente nulla, come proprio la vicenda dei marò in India ci conferma. Allora di che vi dovrei parlare?

Forse del fatto che per il Credit Suisse è meglio non investire ancora nei titoli di stato greci (se non al limite in quelli con scadenza pari o superiore ai 30 anni, giudicati “hold”, da mantenere in portafoglio, mentre per tutte le altre scadenze gli esperti svizzeri restano convinti del proprio “sell”, vendere, non escludendo ulteriori ristrutturazioni del debito pubblico, ossia rimborsi solo parziali, negli anni a venire). O forse potrei raccontarvi che secondo la banca d’affari Morgan Stanley se volete investire in qualche azione di società europea è più importante considerare se disponga di un buon “pricing power” che non pensare a che punto del ciclo economico ci troviamo e quindi meglio le aziende che si occupano di servizi petroliferi che non i produttori integrati ( il che forse spiega perché Eni sembra aver accettato di uscire da Snam Rete Gas), meglio il settore chimico di quello minerario, meglio i gruppi alberghieri che quelli che operano nelle crociere (specie dopo i problemi di Carnival legati alla tragedia della Costa Concordia), meglio i produttori di auto di lusso che non quelli di auto di basso valore, meglio i produttori aeronautici civili che non quelli che operano nel settore difesa, meglio i produttori di semiconduttori che i gestori telefonici e così via.

Il problema è che mi pare che tutte queste storie, per quanto interessanti, dovrebbero passare in secondo piano rispetto al racconto di storie di eccellenza, di iniziative che consentano a chiunque di voi di trovare il bandolo della matassa in un mercato del lavoro che resta difficile, in un’economia che resta in condizioni precarie. Prima che darvi consigli su come investire i vostri risparmi vorrei potervi indicare come potete contare su un reddito sufficientemente stabile.

Non è facile purtroppo, anche se noto, come dicevo, che ci sono sempre più vie “non ufficiali” per diffondere la conoscenza di nuove esperienze, l’innovazione, per incrociare competenze di vari campi. Un esempio sono i TED e i TEDx, ormai avviati anche in Italia e di cui è arrivata a parlare anche Rai5 recentemente, altro esempio sono iniziative “dal basso” come gli Indigeni Digitali di Fabio Lalli  o da parte di grandi aziende come Telecom Italia (che ha da poco trasformato il suo Working Capital da incubatore di idee ad acceleratore con un investimento di 2,5 milioni di euro l’anno).

Piccoli passi, piccole storie, che cercano di supplire alla mancanza di una vera politica industriale per l’innovazione, che cercano di rompere la gerontocrazia imperante in Italia, di fare breccia tra il “capitalismo familiare” che ancora governa questo paese e l’ignoranza delle esperienze che all’estero sono ormai comuni da anni che impedisce ai più di far spiccare il volo ai propri progetti. Cercherò di trovare materiale adatto e raccontarvi il nuovo volto dell’economia italiana, se vorrete seguirmi e se vorrete offrirmi spunti e suggerimenti saranno ben accetti. Senza dimenticare ogni tanto di dare qualche “staffilata” ai vecchi gruppi di potere che non intendono dare spazio a nessun altro e magari polemizzano sul fatto che gli italiani siano in fondo degli “sfigati” (ma al tempo stesso teorizzano che debbano restare al lavoro per altri decenni senza alcun ricambio generazionale).

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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