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Stupri Rimini, Butungu respinge le accuse sullo spaccio di stupefacenti

Il 20enne congolese è accusato di essere il capo del branco autore delle violenze sessuali compiute a Miramare. Lui però nega alcune accuse: “Ha confessato sì, ma parzialmente” dice il suo avvocato.
A cura di Biagio Chiariello
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Processo per i fatti di Rimini nei confronti del ventenne congolese Guerlin Butungu è stato rinviato al 17 ottobre. La decisione del Tribunale collegiale locale che ha concesso i termini a difesa e ha rinviato il procedimento giudiziario per direttissima nei confronti dell’uomo accusato del duplice stupro avvenuto nei pressi della spiaggia di Miramare, di una tentata violenza e di rapina. Una parziale eccezione rispetto a quanto stabilito dalla legge, che prevede che un processo per direttissima – quello a cui sarà sottoposto il giovane – possa essere celebrato solo a 30 giorni dal fermo.

Butungu respinge alcune accuse

Butungu era stato arrestato il 3 settembre scorso. Inizialmente aveva negato di aver commesso le violenze nei confronti della turista polacca e della transessuale peruviana, incolpando gli altri componenti del branco: tre minorenni. Ma nei giorni scorsi è arrivata la confessione: “Sono stato io, sono pentito” ha detto il 20enne. Nello specifico, sono dodici i capi di imputazione che comprendono le rapine, di Miramare, di Marina Centro, gli stupri e la tentata violenza del 12 agosto. Il suo difensore, Mario Scarpa, ha comunque ricordato che il suo cliente "ha confessato sì, ma parzialmente". "Ci sono addebiti che Butungu respinge come quello dello spaccio di stupefacenti", ha detto il legale. Per questo motivo ha chiesto la non procedibilità per il giudizio in direttissima per la mancanza dei presupposti di legge.

Processo aggiornato al 17 ottobre

La pubblica accusa, il procuratore capo, Paolo Giovagnoli e il sostituto Stefano Celli, hanno intanto prodotto la trascrizione da consegnare alla Corte dell'interrogatorio in carcere del detenuto, avvenuto lo scorso 27 settembre in cui confessa la partecipazione ai reati. L’accusa si è detta favorevole a processare in altra sede il congolese per i reati che non ha confessato. Al congolese, portato in aula per assistere al processo, il giudice ha fatto solo qualche domanda al fine di capire il grado di comprensione della lingua italiana. In aula, ad inizio processo la Corte ha anche ammesso la presenza delle telecamere autorizzate alle riprese del processo ma non dell'imputato né dell'unica parte offesa presente, la trans peruviana.

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