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Sinner, la nascita di un predestinato: “C’è un ragazzino che devi vedere”

Oggi Jannik Sinner è sulla bocca di tutti ed è facile dire quanto sia forte e giurare che vincerà degli Slam, ma per pescare un bambino in mezzo a tanti ci vuole occhio: ecco come andò anni fa, nelle parole del suo scopritore Massimo Sartori: “Mi colpì la sua armonia”. Domani quel bambino si gioca il suo primo Masters 1000 della carriera a Miami.
A cura di Paolo Fiorenza
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"Un robot", "nato per il tennis", "un predestinato". Queste e altre sono le parole usate per descrivere Jannik Sinner nelle ultime ore, dopo che il 19enne bolzanino si è qualificato per la finale del torneo di Miami, prima della carriera in un Masters 1000, superando il roccioso Bautista Agut.

Sinner sta battendo parecchi record di precocità non solo in Italia, e domani potrà eguagliare Fognini – vincitore nel Masters di Montecarlo nel 2019 – se vincerà il torneo superando in finale il polacco Hurkacz. Oggi è facile vedere in questo ragazzo serio, randellatore seriale e solidissimo di testa, un sicuro Top 10 e un potenziale vincitore di Grandi Slam, ma oltre al suo attuale coach Riccardo Piatti merita un riconoscimento anche colui che scoprì il talento di Sinner, Massimo Sartori, che racconta al ‘Corriere dello Sport' come tutto ebbe inizio. Era il 2013.

"Alex Vittur, che allenavo a Caldaro, mi disse: ‘C’è un ragazzino che devi vedere'. Era l’11 novembre 2013. Andiamo a Ortisei per il torneo con Seppi, che però sta male. Sul Centrale ci ho giocato io. Mi colpì la sua armonia. Giocava bene di rovescio, non benissimo di dritto. A Natale l’ho fatto giocare con Seppi a Bolzano, poi siamo partiti per l’Australia. Rientrati, sono andato a parlare, tramite Alex, con la famiglia di Jannik a Brunico. Dopo sei mesi l’ho portato a Bordighera, e abbiamo cominciato l'operazione".

Gli inizi di una carriera sportiva che prelude al professionismo sono sempre segnati dall'incertezza dei genitori nell'affidare in mani altrui un ragazzo così giovane: è un bivio fondante per la vita futura e non si può sbagliare scelta. C'è stato un altro nome decisivo, come spiega il coach.

"Quando ho deciso di portare Jannik a Bordighera, i genitori si fidavano perché avevo fatto un buon lavoro con Seppi in Alto Adige. La credibilità era la sua, è stato Seppi il vero garante dell’operazione Sinner".

Sartori non ci ha messo molto a capire cosa ha di diverso da tutti gli altri Sinner.

"I suoi progressi così rapidi? Ha avuto la fortuna di fare tornei molto importanti a un’età molto giovane. Col carattere di Jannik, che gioca tutti i punti sempre, questo lo ha portato ad alzare il livello molto presto. Ha fatto solo passi avanti, i veri conti li facciamo quando non riuscirà a superare il primo scalino vero. Jannik è un signore, un giocatore leale, intelligente. Ha sempre giocato senza paura. Sa quello che fa e non lo fa a caso. Bublik lo fa a caso. Jannik può giocare bene o male, ma il rendimento c’è anche quando perde. La strada è buonissima".

L'appuntamento è per domani sul centrale di Miami, per continuare a fare la storia del tennis italiano ed alimentare la Sinner-mania già a livelli altissimi ieri sui social dopo la splendida vittoria su Bublik.

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