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Paltrinieri a Fanpage: “Il nostro pianeta va salvato e da sportivo non ho paura di espormi”

Gregorio Paltrinieri a Fanpage.it ha raccontato il suo 2021 e in che modo si sta preparando ai prossimi obiettivi, ha illustrato il suo progetto Dominate the Water e la vicenda del suo amico-rivale ucraino Mychajlo Romančuk.
A cura di Vito Lamorte
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Il 2021 dello sport azzurro rimarrà nella storia per sempre, ma per qualcuno è stato un anno indimenticabile per diversi motivi. Gregorio Paltrinieri ha vissuto sulle montagne russe ma da protagonista assoluto, tra piscina e acque libere: il campione modenese ha conquistato la medaglia d'argento negli 800 metri in vasca e il bronzo nella 10 km in acque libere alle Olimpiadi di Tokyo 2020, terzo atleta della storia a riuscire a vincere una medaglia, nella stessa edizione dei Giochi, sia in piscina che in acque libere, dopo aver sofferto per la mononucleosi che ha messo in discussione la sua presenza alla competizione olimpica fino all"ultimo. Greg, insieme a Massimiliano Rosolino, è l'unico nuotatore olimpico italiano a conquistare tutte e tre le medaglie olimpiche (oro, argento, bronzo).

Tokyo, ma non solo. Agli Europei di Budapest sono arrivate altre cinque medaglie (tre d'oro e due d'argento) e agli Europei in vasca corta di Kazan ha conquistato un altro oro e un altro argento. Paltrinieri non ha lasciato nulla al caso e si è preso tutto quello che gli spettava, senza troppi calcoli. Ora gli obiettivi sono chiari: i Mondiali di Budapest e gli Europei di Roma. Con un occhio già a Parigi, che è dietro l’angolo.

Oltre alle gare c'è di più Il nuotatore classe 1994 ha sempre mostrato grande sensibilità per la natura e per la salvaguardia del mare: per questo motivo è nato il progetto "Dominate the Water", che coniuga lo sport, il turismo e il rispetto per l'ambiente con le buone pratiche per rispettare di più il nostro pianeta. A Fanpage.it Gregorio Paltrinieri ha raccontato il suo ultimo anno e in che modo si sta preparando ai prossimi obiettivi.

Tra Europei, Mondiali ed Olimpiadi ha vinto quasi 40 medaglie: in che modo si lavora per essere sempre al top e non sentirsi mai appagati?
"Io credo che ci siano due difficoltà di base: la prima fa riferimento all’età che avanza, visto che sono ormai dieci anni che gareggio ad alto livello e ogni anno diventa sempre più dura perché aumenta l’età e i problemi; ma la principale è quella mentale, perché nonostante le vittorie alla gara successiva tutto riparte sempre da zero, tutto è di nuovo in bilico, e in qualche caso devi essere disposto e accettare di poter perdere. Bisogna essere disposti a rimettersi in gioco sempre".

Facciamo un passo indietro e torniamo alla scorsa estate: ha mai davvero avuto paura di non andare a Tokyo per colpa della mononucleosi?
"Sì, ho avuto paura di non andare a Tokyo. Sono stati più i momenti di paura che quelli di tranquillità perché mi ero preparato bene, ma un mese e mezzo prima mi sono ammalato e fino ad una settimana prima dell’inizio dei Giochi io non avevo l’ok di nessuno per partire. Poi le analisi del sangue, che facevo una volta a settimana, sono migliorate e ho deciso di andare sapendo che la preparazione non era al 100%. È stato un periodo difficile e intenso perché vorresti di tutto, meno che quello. Credo che sia stata la prova più difficile della mia vita e di aver imparato tanto da quella situazione".

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Le medaglie di Tokyo cosa rappresentano nel suo percorso?
"Gli dò un valore molto alto perché niente era scontato. Non che le altre volte lo sia, ma in questo caso lo era ancora meno. Dal mio punto di vista io andavo lì ad onorare la mia presenza perché mi ero qualificato ed era giusto che andassi ma non avevo nessuna speranza di medaglia. Con una preparazione fisica non ottimale, sono arrivato senza troppe pressioni e con il gusto di gareggiare, sono riuscito a fare tanto. Non avevo niente da perdere, mi sono buttato in acqua per dare il meglio di me senza alcun tipo di pressione. Credo di aver imparato moltissimo da questa vicenda".

Cosa si prova ad essere l’unico italiano ad aver vinto una medaglia sia in acque libere che in piscina?
"Io ho iniziato a nuotare in acque libere già sapendo che era uno sport diverso rispetto a quello che facevo. Nuotare in piscina è molto diverso rispetto a quello si fa in mare. Sapevo che era difficile ma mi sono buttato e ho provato una nuova esperienza, senza sapere cosa sarebbe arrivato dopo. Aver vinto due medaglie mi rende molto orgoglioso anche perché il percorso non è stato semplice. Ho fatto i primi tre anni in mare dove non sono mai andato a podio, ero sempre lontano e il divario era alto. Gareggiare in mare richiede tanta esperienza e per capire bene devi farlo tante volte. Sono migliorato e lo scorso anno mi sono preso delle belle soddisfazioni".

Ti ha aiutato anche cambiare la nuotata?
"Sì, mi ha aiutato molto. Il mare ti dà più flessibilità perché non è unilaterale come la piscina ma devi capire e conoscere le condizioni del mare quel giorno: ci sono delle cose che non puoi sapere prima, in base a quando ti butti in acqua devi adattare la tua nuotata".

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Ha un progetto importante che partirà a breve: raccontaci cos’è ‘Dominate the Water'?
"Parte dalla mia vicinanza con il nuoto in acque libere. Fin da piccolo io ho avuto un buon rapporto con il mare ma poi ho spostato il mio obiettivo sulla piscina per raggiungere altri risultati. Pian piano mi sono riavvicinato al mare e da noi, in Italia, è ancora poco conosciuto. Abbiamo posti incredibili per organizzare gare e l’idea è venuta a me con un gruppo di amici durante il primo periodo del Covid, quando ci è mancato molto fare attività all’aperto. Il nuoto di fondo come la corsa e la bici ti permette di stare davvero a contatto con la natura. Fondamentale è l’impronta ecologica e sostenibile del progetto, attraverso cui dare l’esempio e diffondere delle buone pratiche. Le gare di nuoto di fondo permettono di fare sport, di viaggiare, di fare piccole vacanze ma organizzando eventi e attività per sensibilizzare la gente sull’importanza di salvaguardare il nostro pianeta, in questo caso le spiagge. Uniamo lo sport ad una parte sociale. È un format interessante, abbiamo già diverse tappe in Italia e abbiamo avuto richieste anche dall’estero".

Oltre allo sport c’è una grande attenzione alla natura e alla sostenibilità: gli sportivi possono essere dei testimoni per battaglie sociali importanti come questa?
"Credo di sì. Ci sono cose su cui io non posso argomentare ma su altri aspetti, basandomi sulle esperienze che ho fatto nella mia vita, penso di poter dire la mia opinione. E non devo aver paura di farlo, non devo aver paura di espormi. Noi siamo sportivi e abbiamo una visibilità elevata rispetto ad altri. Se cerchiamo di dare una impronta ecologica e sostenibile, magari coinvolgendo i bambini per fargli capire che ci sono pratiche buone e altre meno. Poi certo, ci sono temi e argomenti troppo importanti di cui è giusto che ne parlino le persone competenti, ma è importante che ognuno si faccia un’idea, senza aver paura di esprimerla, sempre nel rispetto delle posizioni".

Nel suo libro “Il peso dell’acqua” si parte dalla nascita della sua passione per il nuoto fino alla medaglia d’oro olimpica nei 1500 metri stile libero di Rio 2016. Come e in cosa è cambiato Gregorio Paltrinieri rispetto a quel ragazzo? 
"Io credo che ci siano tante differenze perché sono un’altra persone rispetto a prima. Dal punto di vista sportivo si impara sempre qualcosa e l’Olimpiade di Rio per me è stata una specie di spartiacque, un punto focale. Prima non avevo la medaglia d’oro, dopo sì. Sono entrato in una nuova condizione mentale. A livello personale sono cresciuto e ho fatto esperienze, nel bene e nel male. Siamo tutti in continua evoluzione. Rifarei tutto, quasi tutto, quello che ho fatto perché mi ha portato a migliorare".

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Come sta il suo amico Mychajlo Romančuk: continua il vostro filo diretto tra Kiev e l’Italia? 
"Sì, siamo in contatto. Ha lasciato l’Ucraina. Dopo il contatto che avevamo avuto all’inizio della guerra, quando voleva venire a nuotare qui con noi ma non era possibile, è comunque riuscito ad andare via. Lui ha pensato fino all’ultimo di restare per essere vicino alla sua famiglia e ai suoi amici, ma ad un certo punto ha deciso di andare via e ora è in Germania. Ha ripreso gli allenamenti, quindi ha ritrovato una routine che aveva perso. In passato ci siamo allenati insieme e siamo amici: ci sono cose che vanno oltre la rivalità".

Sarà un 2022 ricco di impegni tra i Mondiali in Ungheria e gli Europei di Roma. A che punto è della preparazione e in che modo si avvicinerà ai due eventi?
"Adesso abbiamo appena finito le gare italiane di qualificazione e mi sto allenando a pieno regime. L’obiettivo stagionale è l’Europeo di agosto perché è a Roma e cade alla fine dell’ultimo ciclo di lavoro. In mezzo ci saranno anche i Mondiali, che sono importanti e proverò a fare bene entrambe le competizioni. Prima avrò un maggio di fuoco, perché avrò una gara in mare per ogni weekend: è la parte che ho allenato meno anche in virtù del clima e dell’inverno ma a breve inizierò ad allenarmi in mare. Andrò sicuramente in Portogallo e in Sardegna, per cercare di fare il meglio come sempre".

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