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Perché Allegri si salverà dall’esonero anche dopo aver portato la Juve fuori dalla Champions

La Juventus non esonererà l’allenatore Massimiliano Allegri nemmeno dopo l’umiliante eliminazione anticipata alla fase a gironi della Champions League: due i motivi dietro la decisione del presidente Agnelli e della dirigenza bianconera di non cambiare subito la guida tecnica della squadra.
A cura di Michele Mazzeo
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Dopo la clamorosa eliminazione dalla Champions League non arriverà nessuno scossone in casa Juventus. La fragorosa sconfitta sul campo del Benfica che il risultato finale, 4-3, non racconta a pieno (bianconeri in balia dei lusitani per 75′ e salvati dall'ennesima figuraccia europea stagionale dall'ingresso dei giovanissimi Iling jr, Soulé e Miretti), non dovrebbe infatti cambiare i piani della società riguardo all'esonero di Massimiliano Allegri.

A differenza di quanto avvenuto dopo l'umiliante KO in casa del Maccabi Haifa, questa volta Andrea Agnelli non si è presentato davanti ai microfoni nel post-partita, così come nessun altro dirigente del club bianconero. Tutti erano a Lisbona (il presidente ma anche il vice Pavel Nedved, l'amministratore delegato Maurizio Arrivabene e il direttore sportivo Federico Cherubini) ma, dopo la prima eliminazione dalla fase a gironi di Champions dal 2014, l'unico a parlare è stato l'allenatore toscano con toni molto più pacati rispetto allo sfogo in terra israeliana del numero uno.

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Sulla decisione di restare in silenzio presa dalla società avranno influito certamente anche gli avvisi di garanzia ricevuti per la questione delle plusvalenze fittizie, ma dietro questa scelta c'è anche un altro motivo: l'unico scossone che si potrebbe dare alla squadra in questo momento, cioè il cambio della guida tecnica, non arriverà. Presentarsi a distanza di 14 giorni davanti alle telecamere, al termine del match che ha sancito che nulla è cambiato rispetto ad Haifa, per ribadire che si va avanti con Massimiliano Allegri difatti avrebbe rappresentato solo una presa in giro per quei tifosi a cui invece si sarebbe dovuto chiedere nuovamente scusa.

La disastrosa prestazione offerta dalla squadra allo stadio Da Luz non ha cambiato modificato il piano della Juventus, come d'altronde lo stesso Agnelli aveva già lasciato intuire dopo la disfatta sul campo del Maccabi: il livornese resterà sulla panchina della Juventus fino a fine stagione, solo allora si valuterà se cacciarlo o meno.

Il tecnico della Juventus stringe la mano a Bonucci, sostituito nella fase iniziale della ripresa al Da Luz.
Il tecnico della Juventus stringe la mano a Bonucci, sostituito nella fase iniziale della ripresa al Da Luz.

Ovviamente non tutte le colpe sono sue, ma il cambio della guida tecnica è l'unico strumento a disposizione della società per dare, in questo momento della stagione, uno scossone al gruppo e provare ad invertire una rotta che, almeno per quanto visto finora, non sembra quella corretta per portare all'ottenimento dell'obiettivo minimo stagionale, quello che eviterebbe quantomeno il disastro: la qualificazione alla prossima Champions League.

Inevitabile a questo punto chiedersi perché con un percorso in campionato già compromesso (dopo 11 giornate il primo posto è distante dieci punti), un gioco che continua a non convincere e una squadra che sembra entrare in campo senza mordente, nel momento in cui arriva un altro umiliante KO europeo che sancisce l'eliminazione anticipata dalla Champions League, Massimiliano Allegri non viene esonerato?

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Due i principali motivi dietro la decisione presa dalla società piemontese. Uno squisitamente economico, l'altro squisitamente tecnico. Allegri, che ha già chiarito che non si dimetterà mai, ha un contratto da 7 milioni netti a stagione (13 lordi) con la Juventus con scadenza 30 giugno 2025. Il che significa che, in caso di mancato accordo per una buonuscita (che non sarebbe comunque inferiore ai 20 milioni), i bianconeri dovranno spendere ancora circa 36 milioni per onorare l'accordo preso lo scorso anno con il tecnico livornese.

Una voce pesante dunque nel bilancio, già in rosso, del club, i cui conti tra l'altro sono sotto attenta osservazione dell'Uefa dopo la firma del settlement agreement triennale per rientrare nei paletti del nuovo fairplay finanziario. Ed è per questo che Arrivabene aveva parlato di "follia"dopo le prime voci sull'esonero. Considerando anche il fatto che l'eliminazione alla fase a gironi dalla Champions League ha peggiorato la situazione delle casse societarie, appare evidente che andare ad aggiungere a bilancio anche lo stipendio di un nuovo allenatore (un traghettatore fino a fine stagione) al momento non è una soluzione fattibile. Ed è per questo che la decisione sull'esonero del toscano è stata rimandata al termine della stagione.

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Ma, come detto prima, c'è anche un motivo sportivo dietro l'immobilismo dei dirigenti della Juventus: i bianconeri vogliono un allenatore che conosca bene l'ambiente, che sappia trasmettere lo spirito Juve (quello bonipertiano del "Vincere non è importante, è l'unica cosa che conta" per intenderci) e la cultura del lavoro, che si esalti nelle situazioni più difficili e sappia motivare un gruppo che ad oggi, per quanto impegno ci metta, appare senza stimoli. Il profilo ideale è dunque quello di Antonio Conte che però vedrà scadere il suo contratto (che per il momento non sembra intenzionato a rinnovare) con il Tottenham solo a giugno. Da qui dunque l'inevitabile decisione di andare avanti con Allegri anche dopo la disastrosa eliminazione in Champions League almeno fino alla fine di questa stagione.

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