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Mancini lancia l’allarme, l’Italia è avvisata: “Non siamo pronti, ma si deve ripartire”

Alla vigilia del debutto in Nations League, il ct azzurro non ha nascosto le perplessità attuali sul gruppo azzurro: “In troppi avevano bisogno di recuperare. Il gol? Non continuare a segnare è preoccupante…”
A cura di Alessio Pediglieri
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Roberto Mancini ha ancora negli occhi la triste prestazione di Wembley, un canto del Cigno del gruppo degli Europei in do minore, con una gara pessima sia sul fronte tecnico sia su quello fisico, passando da un atteggiamento mentale che ha evidenziato batterie scariche in un gruppo portato alla deriva dalla qualità avversaria. Il modo peggiore per chiudere un ciclo, forse il migliore per aprirne un altro visto che dal fondo si può solo risalire, ma il ct è pervaso da dubbi e antichi timori davanti ai quali è chiamato alla soluzione definitiva.

L'Italia vista a Wembley contro l'Argentina è stata troppo brutta per essere vera: una partita arrivata in un momento pessimo per gli azzurri fuori forma e senza la concentrazione necessaria per affrontare dignitosamente la Finalissima contro un avversario denso di campioni e dalle motivazioni più che accese. E' finita nel peggiore dei modi, proprio nello stadio in cui tutto si esaltò un anno fa, alzando al cielo Euro 2020, in una serata che ha sancito anche il triste addio all'azzurro di Giorgio Chiellini, bandiera ammainata che lascia spazio a vele giovani e rivolte al futuro: "Il nuovo ciclo inizia domani" sottolinea il ct in conferenza pre Germania "non significa che chi non c'è oggi non ci sarà, ma che la ripartenza è adesso. Se siamo pronti? Pronti forse al momento no, ma bisogna iniziare poi vedremo cosa accadrà. Spero che questa Nations League serva per dare esperienza a chi non ne ha"

Ricostruire sulle ceneri per poter fare riemergere la Fenice azzurra è compito arduo tanto più che la ripartenza si è decisa sui cocci della mancata qualificazione mondiale. La FIGC ha riconfermato fiducia a Mancini, mancini l'ha riversata sulla ‘vecchia guardia', un'ultima volta ma le scelte che sta affrontando volgono a cambiamenti precisi, di rinnovamento: "Per tre anni e mezzo abbiamo difeso e attaccato tutti insieme, dobbiamo ritornare a fare questo. lo abbiamo fatto con giocatori che non sembravano in grado di poterlo garantire ma alla fine è stato fatto. Ma lo sappiamo, ci sarà da soffrire, non ci inventiamo i giocatori e servirà pazienza".

La parola pazienza però coccia con gli appuntamenti in calendario: domani la Germania, poi Ungheria e Inghilterra per il Girone A3 della Nations League che è un po' il nostro Mondiale. Avversari tosti, partite serie con in palio tantissimo: "noi dobbiamo ritrovare giocatori di qualità e oggi ho chiamato chi fisicamente ha qualcosa da dare. I cambiamenti ci saranno, anche 20 giocatori su 20 perché molti li ho mandati a casa perché fisicamente non c'erano, avrei creato loro anche problemi in vista di settembre, dovevano riposare. Poi, a marzo, chissà, ritroveremo chi oggi non è disponibile".

Ricambio generazionale sul progetto che oramai ha le basi ben poste da un primo ciclo di tre anni e mezzo e che punta a maturare appieno per il biennio 2024-2028 come il ct ha già sottolineato in altre occasioni. Ma le incognite sono tante, tra cui risolvere un problema atavico, quello del gol che ha condizionato l'ultima parte delle qualificazioni in Qatar: il gol.

"Certo è che se l'unico che segna con continuità in Serie A è Scamacca e non ha alle spalle una gara di livello internazionale e gli unici due su cui puntare sono ancora e solo Belotti e Immobile, la situazione è preoccupante" ammette il Ct che per le gare di Nations ha voluto tenere in gruppo anche il giovanissimo Willy Gnonto proprio tra le fila delle punte. "Per vincere bisogna fare gol e in questo momento attaccanti in Italia non ce ne sono" conclude rammaricato Mancini, che poi affida alla sorte le speranze azzurre: "Chi oggi è in B e segna tanto spero possa arrivare in Serie A e fare altrettanto, la speranza a cui ci affidiamo alla fine è questa…"

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