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Jankto torna a parlare del suo coming out: “Il momento più difficile? Spiegarlo a mio figlio”

A un mese dal coming out, Jakub Jankto racconta i momenti che lo hanno portato al grande passo: “L’ho detto nel momento in cui ho sentito che era giusto così”. Non senza difficoltà e paure: “Ma volevo essere libero, la vita è una. Basta nascondersi”
A cura di Alessio Pediglieri
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Dal 13 febbraio ad oggi è passato un mese. Un mese importantissimo per Jakub Jankto, il 27enne centrocampista ceco, passato alla storia per essere stato il primo calciatore professionista di un certo livello a fare "coming out" e dichiararsi pubblicamente omosessuale. Un passo fondamentale, arrivato senza alcun tipo di costrizione particolare ma – come ha ribadito in una recente intervista a Marca – semplicemente "per sentirsi libero, perché la vita è una sola e la voglio vivere come tutte le altre persone".

Da quando è apparso il video sui suoi profili social, sono stati più numerosi gli attestati di solidarietà e supporto che le critiche, eppure per Jankto – con un passato importante anche in Italia vestendo le maglie di Udinese, Ascoli e Sampdoria – non è stato per nulla facile affrontare ciò che per molti altri è considerato ancora un tabù con cui fare i conti in un ambiente calcistico storicamente radicato in un profondo sentimento maschilista, per non dire di omofobia latente. Eppure, le parole di Jankto pronunciate da casa sua, a Praga, in un pomeriggio di metà febbraio sono riuscite a cogliere nel segno, diventando un punto di riferimento importante anche per molte altre persone.

Un obiettivo che non era per nulla negli intenti del nazionale ceco: "Non era mia intenzione ma so perfettamente che sono diventato un esempio. Molti giocatori e persone hanno ancora paura di dire ad altro che hanno un orientamento diverso. Non mi aspetto che ora altri giocatori dicano di essere omosessuali, ma vorrei che non fosse più una novità e che tra cinque o sei anni si dicesse "sono omosessuale" e si potesse continuare come se niente fosse. E' più semplice in ambienti femminili – ha sottolineato a Radio Marca –  gli uomini hanno ancora una sorta di paura ingiustificata".

Un percorso che è comunque già iniziato, perché l'argomento oramai è stato definitivamente sdoganato da luoghi comuni e preconcetti. "So che per molti sono oggetto di critiche, ma io rispetto tutti. Ci sono Paesi in cui è più semplice dirlo, in altri è più difficile. L'importante è il rispetto: io rispetto le regole di dove sono, desidero che gli altri rispettino me". Ed è stato ciò che lo ha spinto a esternarlo pubblicamente: "Non so cosa sia successo, ma ci sono alcune cose che ad un certo punto vuoi dire e vuoi vivere come vuoi vivere. L'ho detto nel momento in cui ho sentito che era giusto così". Non senza evidenti difficoltà: "Quando lo esprimi a 26 anni con una vita alle spalle, per molti capirlo è ancora più difficile".

Anche e se soprattutto giochi in un ambiente sportivo in cui l'argomento è spesso un tabù: "Qualche mese fa l'ho detto ai miei compagni e all'allenatore e abbiamo parlato di cosa fare e come continuare. Mi hanno detto che non c'erano problemi e questo aiuta molto, perché ho sentito che c'era qualcosa tra di noi, qualcosa che non posso descrivere esattamente: quindi ho deciso di dirlo a tutti". E il tutti sono stati i componenti della propria famiglia: "I miei genitori e la mia ex moglie sono stati i primi a saperlo. Il momento un po' più difficile e delicato è stato spiegarlo a mio figlio. Ma grazie a Marketa lo abbiamo fatto, abbiamo raggiunto un accordo. Grazie a Dio, ho superato quel momento e tutti mi hanno aiutato"

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