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Jankto dopo il coming out fa i conti con un muro: “Il mondo del calcio è un po’ omofobo”

Jankto dopo il coming out è tornato a parlare in un’intervista a Le Iene, sottolineando come il mondo del calcio sia ancora per certi versi omofobo.
A cura di Marco Beltrami
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"Per alcuni è una rivoluzione, per me è una cosa assolutamente normale". Jakub Jankto ha lanciato un segnale forte per tutto il mondo del calcio con il coming out in un video pubblicato sui social, diventando così il primo giocatore nel giro della nazionale maschile a dichiarare pubblicamente di essere gay. Il centrocampista di proprietà del Getafe, attualmente in forza allo Sparta Praga e con un passato in Italia con le maglie di Ascoli, Udinese e Sampdoria, dopo il ritorno in campo ha parlato ai microfoni de Le Iene, spiegando la sua scelta e raccontando anche cosa accaduto in questi giorni.

Prima alla famiglia, poi agli amici di sempre, poi allo spogliatoio e infine a tutto il mondo. Jakub Jankto all'inviato della celebre trasmissione televisiva in onda su Italia 1 ,ha rivelato di essersi liberato dopo 26 anni in cui ha preferito mantenere il riserbo sul proprio orientamento sessuale: "È stato difficile trovare il coraggio di dirlo? Madre mia, sì! Dopo 26 anni con quella barriera non puoi vivere come vuoi e dopo quel coming out mi sento veramente libero ed è straordinario".

E questa "liberazione" ha già prodotto i primi effetti, in occasione del ritorno al calcio giocato. Per la prima volta nel 2023 il ragazzo ceco è tornato in campo con lo Sparta Praga mettendo da parte finalmente i problemi fisici. Accoglienza speciale sia da parte del suo pubblico, che dei compagni: "Mi hanno applaudito, l’abbiamo visto ieri sera, nella prima partita dopo il coming out quindi le sensazioni sono top. È cambiato il mio modo di vivere lo sport? Ho postato su Instagram che, dopo tanto tempo, avevo giocato con il sorriso. Puoi vincere, fare tripletta, puoi fare goal però con il sorriso". Ora bisognerà capire cosa accadrà quando Jankto giocherà in trasferta, magari di fronte a tifoserie additate come razziste. Jakub sembra tranquillo: "Soprattutto quando giochi fuori casa, ti vengono a dire certe parolacce, gli ultras sono così".

Tra i motivi che hanno spinto l'ex calciatore a fare coming out, c'è anche la volontà di lanciare un segnale forte a tutto il mondo del calcio: "Tanta gente ha paura di mettere ‘fuori' quella cosa. Per questa gente andiamo anche ad aiutare". Quello che è certo è che Jankto ha voluto tutelare così anche la sua ex moglie, sperando che suo figlio possa crescere in un mondo migliore: "Io vado a proteggere anche mia moglie, poi per quello che fanno gli altri non posso fare tanto. Lui ora ha 3 anni e mezzo e spero che quando ne avrà 7/8 ci sarà più libertà".

A proposito delle reazioni del mondo del pallone, Jankto è convinto che ci sia un muro di omofobia da abbattere ("Mondo del calcio omofobo? Un po' sì perché se sono io il primo calciatore è così"). La sua speranza è che comunque le cose possano cambiare, e che magari il calcio possa diventare davvero una grande famiglia come auspicato da Claudio Ranieri e che parole come quelle di Maurizio Sarri ("calcio è diventato uno sport per fr**i") non vengano più ripetute: "Queste parolacce mi sembrano un po’ eccessive, come ha detto Claudio Ranieri, siamo tutti una famiglia. Tommasi dice che il mio coming out potrebbe essere un boomerang? Speriamo non sia così, non voglio neanche pensare sia così. Ci ho messo la faccia e lo farò sempre. Io mi auguro che diventi una cosa normale, un messaggio positivo".

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