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Il pasticcio di Luis Figo: la firma sue due contratti contemporaneamente

Nel 1994 scoppiò il caso Figo. La giovane stella portoghese si accordò contemporaneamente con Parma e Juventus. Entrambi i club pretesero il tesseramento, forti ognuno di contratti differenti eppure validi. Vennero coinvolte la Lega, la Federcalcio e la Fifa. Alla fine a pagare fu proprio Figo, inibito a giocare in Italia per le 2 stagioni successive.
A cura di Alessio Pediglieri
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Luis Figo, uno dei più grandi talenti lusitani di sempre, salì alla cronaca dei giornali sportivi dell'epoca non solo per i suoi gol, i suoi dribbling e le sue magiche giocate. Nell'autunno del 1994 fu protagonista di una questione che aprì una autentica ‘falla' nel sistema calcistico e coinvolse alla fine anche la stessa FIFA. Il massimo organismo del calcio mondiale dovette intervenire con la commissione disciplinare per risolvere la diatriba che coinvolse il portoghese e due club italiani.

Il motivo? Il 22enne astro nascente del calcio internazionale, firmò contemporaneamente un doppio contratto, contravvenendo a tutte le regole sportive. Una firma sul contratto con il Parma, una su quello della Juventus. Per poi firmarne un terzo, nell'aprile del 1995, con il Barcellona con cui convolò a nozze. Il perché è presto detto: la Fifa punì i club italiani e la nostra federazione obbligando le società a non poter ingaggiare il giocatore nelle due stagioni successive.

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Tutto nacque dall'antagonismo di quegli anni tra i bianconeri e i gialoblù e – sportivamente parlando – della guerra tra due delle famiglie più influenti nel mondo del pallone dell'epoca: gli Agnelli e i Tanzi. Erano gli anni in cui i Ducali erano una realtà importante nel panorama del calcio italiano ed europeo per  cui, l'acquisto della giovane promessa Luis Figo valeva quale classico fiore all'occhiello da sventolare sul volto degli avversari di turno, rivendicando il potere sportivo ed economico e assaporando successi futuri.

In casa Parma c'era stata la decisione di affondare il colpo con un blitz grazie all'allora direttore generale Giambattista Pastorello che obbedì a patron Tanzi: la società gialloblù si accordò direttamente con il procuratore del giocatore José Veiga per portarlo in Italia. Contemporaneamente, però si mosse anche la Juventus dell'allora Triade bianconera (Giraudo, Bettega e Moggi) appena insediatasi a Torino: si sottoscrisse un accordo direttamente con lo Sporting Lisbona per poi ottenere la firma del giocatore (per 6 miliardi di lire).

Il pasticcio era combinato: mentre Luis Figo si ritrovava a dover rifiutare la Juventus – fatto assurdo per un ragazzo di 22 anni – la Juventus sosteneva di essere in possesso di un contratto sottoscritto anche dal giocatore. Il cui agente, però, in contemporanea si era accordato col Parma. Fuochi e fulmini che coinvolsero prima la Lega, poi la Federcalcio e infine la Fifa. Parma e Juve si videro a Milano con l'allora presidente Nizzola per trovare un accordo in un faccia a faccia di fuoco.

Nessuno cedette di un passo dalla propria posizione, fino alla decisione finale a sorpresa. Tra i due litiganti pagò proprio Figo: "Le due società hanno deciso di rinunciare alle prestazioni sportive di Luis Figo per le stagioni ‘ 95-‘ 95 e ‘ 96-‘ 97 e chiedono alla FIGC l' adozione dei provvedimenti di competenza”. In pratica, Figo venne inibito a giocare in Italia per i due anni successivi. Un autogol fragoroso per il nostro calcio che rinunciò ad una delle stelle più splendenti per ragioni di status quo, in cui il Palazzo non poteva scontentare i poteri forti di allora.

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In accordo con i vertici del calcio, così Luis Figo non arriverà in Italia, ma il suo estro non subì di certo un ridimensionamento. Il portoghese sceglie la Liga spagnola per esplodere: andrà al Barcellona, dove resterà sei stagioni vincendo tutto, poi passerà al Real Madrid giusto per conquistare la consacrazione definitiva con il Pallone d'Oro.

L'Italia? La vedrà solamente da veterano, nel 2005, dieci anni più tardi dal ‘fattaccio' della doppia firma, quando oramai over 30 e a fine carriera si concede una parentesi in Serie A. A prelevarlo è Massimo Moratti che chiude la trattativa con il Real Madrid e lo veste di nerazzurro. Nella stessa stagione in cui il Parma – semplice controfigura dell'armata societaria creata da Tanzi – lottava per non retrocede e la Juventus era alle soglie dello scandalo Calciopoli che la costrinse ad una amara retrocessione.

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