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Dzeko croce e delizia dell’Inter, i primi dubbi: per Inzaghi è intoccabile

Tra campionato e Champions League Edin Dzeko ha sempre giocato titolare e tutta la partita nelle quattro uscite ufficiali dell’Inter. Contro il Real Madrid è stato un valore come regista aggiunto ma ha accusato la fatica ed è uscito di scena dopo un’ora di gioco. Per Inzaghi è insostituibile, eppure l’eredità di Lukaku e la sua età iniziano a mettere in dubbio l’affidabilità del bosniaco.
A cura di Andrea Lucia
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"Non importa l'età, ma quello che riesci a dare in campo e io ho sempre fatto parlare quello": così diceva Edin Dzeko in una delle sue prime dichiarazioni ufficiali da nuovo giocatore dell'Inter. In effetti, ad un mese esatto dal suo trasferimento in maglia nerazzurra (14 agosto l'ufficialità), il bosniaco il campo l'ha sempre visto, anche nel debutto europeo contro il Real Madrid. Dal campionato alla Champions League la sostanza non cambia: l'ex attaccante della Roma non solo è partito titolare in tutte le quattro partite ufficiali disputate fin qui dall'Inter ma ha giocato tutti i 360′ a disposizione, eccezion fatta per gli ultimissimi scampoli della trasferta di Verona, sostituito da Sensi. Simone Inzaghi si è affidato subito a lui per sostituire Romelu Lukaku e Dzeko ha dimostrato di essersi integrato alla grande. Ma il fatto che sia l'unico attaccante di ruolo e che nel marzo 2022 compirà 36 anni ha fatto sorgere un po' di interrogativi, soprattutto tra i tifosi.

Interrogativi che la partita contro gli spagnoli ha contribuito a sollevare più di qualsiasi altra occasione. Eppure l'attesa attorno alla prestazione del bosniaco era tanta. Nelle sue precedenti due stagioni in Champions League con la Roma, Dzeko viaggiava ad una media di un gol a partita. In 18 presenze tra 2017 e 2019 ne ha segnati 13 e fornito cinque assist. L'unico giocatore più anziano di Dzeko a segnare per l'Inter nella massima competizione europea è stato proprio lo storico capitano nerazzurro Javier Zanetti (contro il Tottenham nell'ottobre 2010). Contro la squadra di Ancelotti il bosniaco è stato croce e delizia. Da una parte si è rivelato fondamentale per la fluidità del gioco dell'Inter, molto abile nel venire incontro a cercare la palla e cucire la manovra tra centrocampo e attacco. Dall'altra, forse proprio perchè costretto ad un lavoro molto dispendioso, ha fallito una chance facile facile su assist di Perisic ed è praticamente uscito di scena dopo un'ora di gioco. Si spiega anche così l'amarezza del protagonista al termine della gara, poi persa di misura nel finale nonostante il dato degli Expected Goals molto positivo.

La stessa amarezza l'hanno provata i tifosi dell'Inter, abituati ad apprezzare per due anni un bomber come Lukaku e adesso ansiosi di godersi i gol di Dzeko, che ha tante qualità ma non quella del finalizzatore infallibile. L'entusiasmo che si respirava nell'esordio in campionato contro il Genoa, in cui Dzeko ha anche realizzato la sua prima e unica rete con la maglia nerazzurra, sembra già essere un lontano ricordo. L'eredità dell'attaccante belga è pesante, anche per un veterano come il cigno di Sarajevo. Gli impegni ravvicinati non aiutano: Dzeko ha giocato 180′ in tre giorni tra Genoa e Real ed era anche reduce dagli impegni con la nazionale bosniaca. Nonostante l'atmosfera della Champions aiuti da sola a recuperare energie, la fatica si è fatta sentire. La stagione è appena iniziata e in soccorso di Dzeko vengono i numeri. In 260 partite con la maglia della Roma ha gonfiato la rete 119 volte e in Italia non ha alzato mai un trofeo. Anche per una questione di cabala l'Inter può ancora ben sperare.

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