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Dragon Ball, l’estate di Goku Super Saiyan e il ricordo di Italia 1 nei suoi giorni di gloria

La morte di Akira Toriyama è un’occasione per ricordare che il suo capolavoro, Dragon Ball, in Italia ha rappresentato più di un semplice cartone animato: è stato un evento televisivo intergenerazionale simbolo di una rete televisiva che alla fine degli anni Novanta era un punto di incontro.
A cura di Andrea Parrella
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Quell'estate rovente, la corsa sulla sabbia che ribolle alle 2 del pomeriggio, la salita in bicicletta verso casa dell'unico amico ad avere la Tv che riceveva il segnale televisivo in quella località di vacanza. La sudata, l'attesa, l'estasi, tutto per quell'episodio fatidico, in cui i capelli da neri diventavano di un biondo lucente, abbagliante. Dragon Ball è stato anche questo e la morte di Akira Toriyama è un buon motivo per un ricordo di una serie animata che trascende il valore dell'opera nell'ambito di un discorso di settore e innalza il cartone a titolo rappresentativo di un momento storico preciso per la televisione italiana e una specifica rete.

È tra i manga e gli anime di maggior successo nella storia e in Italia Dragon Ball è stato un vero e proprio caso intergenerazionale che per molti mesi alla fine degli anni Novanta, ha tenuto letteralmente banco, fermando le la lancette all'ora di pranzo. Le settimane più calde, non solo perché era estate, furono appunto quelle della messa in onda degli episodi ambientati a Nameek, con la sfida a Freezer. Episodi che tenevano incollati alla Tv spettatori di ogni età.

L'episodio in cui Crilin viene ucciso da Freezer e sacrificato per far esplodere la rabbia di Goku e portarlo alla sua prima trasformazione in Super Saiyan fu apice di una parabola narrativa straordinaria, un grande squillo della televisione analogica di fine anni Novanta nella sua identità più squisitamente mainstream. L'adattamento Mediaset di uno degli anime più celebri di sempre destò forti polemiche per censure e variazioni drastiche rispetto alla prima versione proposta su Junior Tv, ma era anche indice della vivacità di Italia 1, la capacità della rete di interpretare i gusti e far confluire diverse generazioni con una programmazione variegata, che toccava infanzia, adolescenza e prima età adulta.

Un ruolo che Italia 1 conservò ancora per pochi anni, laboratorio televisivo in cui riuscivano a stare insieme telefilm, comicità, i primi segnali della Tv dei format e le novità dall'estero (chi dimentica l'Epifania con i primi episodi di Futurama e South Park è complice). Stagione di gloria che si chiuse lentamente a causa di più fattori, dall'esplosione di MTV, che seppe intercettare meglio i nuovi trend giovanili più alternativi, a una progressiva omologazione dell'offerta che ha segnato la prima decade degli anni Duemila delle reti Mediaset, fino al cambio radicale della Tv in prodotto digitale.

Eppure quei pomeriggi, il grido di aiuto di Crilin, la reazione furente di Goku e quel gelato in attesa, nella mente di chi li ha vissuti, restano e resteranno.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare la realtà che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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