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Lol 4 - Chi ride è fuori

LOL 2 su Amazon Prime Video: ecco perché non ha fatto ridere come la prima edizione

LOL 2 su Prime Video ha deluso le aspettative? Purtroppo sì. Un cast stellare alla pigra ricerca della voglia di divertirsi perduta assopisce per sei puntate gli speranzosi spettatori. I concorrenti del primo LOL avevano voglia di divertirsi, oggi i comici stanno lì per lavorare.
A cura di Grazia Sambruna
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La seconda volta non si ride mai. LOL è tornato su Amazon Prime Video in contemporanea con quello che tuttora potrebbe essere lo scoppio della Terza Guerra Mondiale. Sono in molti ad attribuire all’attacco di Vladimir Putin su Kiev la principale ragione per cui lo show rivelazione della piattaforma di Bezos si sia rivelato tiepidino in questo suo comeback. Del resto, l’anno scorso, invece, stavamo tutti una Pasqua con il coprifuoco alle 22, ad andar bene, le zone rosse e gli orgogliosi coming out dei primissimi No-Vax sapiens sapiens. Un cast d’eccezione, eccezion fatta per la quota di gente che stava lì con la gigantesca scritta led “avevano finito il budget” in fronte, LOL 2 si porta a casa la pelle con un 6 politico che avrebbe dovuto essere un 10 e lode. Ora che la messa (in onda) è finita, possiamo valutare davvero tutto ciò che non ha funzionato, a dispetto delle (altissime) aspettative.

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Già alla vigilia della (ri)partenza di giovedì 24 febbraio, tiravano venti sinistri: in un’intervista Corrado Guzzanti dichiarò beatamente di aver pensato di abbandonare lo studio dello show dopo i primi cinque minuti dall’inizio delle registrazioni. E, col senno di oggi, non stentiamo a credergli. Nelle ultime ore, invece, Fedez via Instagram – ovvero in mondovisione, a reti unificate – ha criticato il montaggio, colpevole, a suo dire, di aver piazzato risate dei conduttori (il 20 % dei Ferragnez coi piedi, appunto, e Frank Matano) dove non ci sarebbero state: “Sembra che ridiamo per qualsiasi cosa”, dice il rapperimprenditoredigitale. E, in effetti, più d’uno spettatore s’è chiesto che tipo di codice ATECO consenta di venire pagati un K a risata. Anche perché Matano – non il giornalista Rai – solo quello fa per tutte e sei le puntate. Un vero spreco, considerato il potenziale del personaggio ex concorrente della scorsa edizione, qui retrocesso ai propri esordi, quando su Youtube era il ragazzino scemo che si sbellicava davanti ai suoi stessi medesimi peti. Un pensiero alla detronizzata senza un perché Mara Maionchi, conduttrice regina della scorsa edizione, e chiudiamo, con nota malinconica, quanto ci fosse da dire in merito alla conduzione dello show.

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Entriamo ora nel vivo venendo al cast: 10 comici in totale, comprensivi di lookalike della passata edizione (la pur eccezionale Maria Di Biase è Katia Follesa, Max Angioni la quota Luca Ravenna), schegge impazzite sfuggite all’ufficio casting (i due Pozzoli, Tess Masazza, Diana Del Bufalo) e nomi incredibili (Maccio Capatonda, Virginia Raffaele, il Mago Forest, Corrado Guzzanti). Del resto, Prime Video è la piattaforma che è stata in grado di fare un game show, Celebrity Hunted, bruttarello, certo, ma con Francesco Totti tra i concorrenti. Quindi non ci stupiamo che due spicci (il Messaggero riporta che la Raffaele si sarebbe messa in saccoccia 10mila euro a puntata) li abbia pure da parte: una scrollatina al portamonete lasciato da Besoz in sala mensa, et voilà, ecco il budget per 12 stagioni di una qualunque produzione che farebbe impallidire, Rai Gulp!, forse perfino l’aspirante marziano Elon Musk.

Perché, a fronte della quasi totale grandezza del cast e di tale esponenziale budget, in questa seconda edizione di LOL si ride molto meno? Per esempio, nel corso delle prime quattro puntate, nessuno (o quasi) mostra di aver capito il format: tutti ben addivanati, i concorrenti sembrano prendere vita solo quando hanno il loro numero, la gag, da fare. Per il resto, tempi morti e vacuità, nonostante il montaggio, proprio come sottolinea Federico Lucia, faccia di tutto per indurci disperatamente a credere che stia succedendo qualche cosa di divertente. La tremenda penuria di meme degli ultimi sette giorni dimostra come quanto appena affermato sia, purtroppo, vero. Ma è normale: l’interpretazione, lo sketch posticcio preparato a tavolino hanno preso il posto dell’improvvisazione (che sarebbe, invece, il cuore pulsante del format originale). E questo è un bel problema.

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I momenti che più hanno divertito nelle quattro puntate d’esordio sono, infatti, Guzzanti che fa Vulvia, Raffaele con la sua “performance” di Marina Abrimovich e Capatonda Padre Maronno. Tutti personaggi che esistono dai primi anni Duemila e che sono già stati (ri)proposti in tv come a teatro (per non parlare di social e Youtube) così frequentemente che oramai pure i pupi conoscono le loro battute e fisionomie a memoria. Figuriamoci, dunque, se a non saperle dovevano essere proprio gli altri concorrenti di LOL che, infatti, per quanto divertiti, non si sbellicano mai di fronte a queste riproposizioni: come il pubblico a casa, potrebbero andare di lipsynk mentre vi assistono. Non c’è la sorpresa, la battuta scema ed estemporanea che nasce all’improvviso dal sano cazzeggio tra “amici”, tutta quella spontaneità che nessun comico di professione porterebbe sul palco, ma che è ciò che serve a far funzionare un programma come LOL. Perché "è buona l’acqua. E anche il cazzo".

Così, il criceto di peluche che ripete cose come uno scemo non ha la stessa forza del bastoncino sonoro fluo orgogliosamente portato in studio lo scorso anno da Frank Matano, che andò a ruba su Amazon in tempo zero. Per quanto pure nel 2021 alcuni siparietti fossero copiaeincollati pari pari dalle edizioni estere del format (sì, anche la Gioconda di Elio), i concorrenti della passata edizione, avevano una cosa: voglia di divertirsi. Un po’ come gli scappati di casa che si ritrovarono a varcare, nel 2000, la porta rossa del Grande Fratello senza sapere a cosa sarebbero andati incontro. Già alla seconda tornata, invece,  i comici stanno lì per lavorare, per dare una performance che non sfigurerebbe su un qualsiasi palco locale o nazionale. E che palle, signore e signori. Mica abbiam pigiato play per vedere Zelig – versione All Stars.

Le ultime due puntate, per fortuna, sono diverse: probabilmente anche percependo il sentiment tiepidino con cui i social avevano accolto le prime quattro, è ipotizzabile un grande lavoro di ri-montaggio in settimana che ha restituito al format la sua naturale freschezza. Questo nonostante l’eterno ritorno di Lillo, un rischio sovraesposizione che è oramai certezza. Anche qui, Posaman a parte, con personaggi che ripropone almeno dagli anni Novanta, è stato poco più di una zeppa a riempire minutaggio con qualche cosa che sicuramente “funziona” per il palato molle del pubblico del format. Una scelta comoda, più che un’esigenza, la cui necessità si annida nella pigrizia di chi, adagiato sul successo del buona la prima, questo show si è trovato a doverlo rifare. E allora perché non tale e quale? F4. Genio!

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A distinguersi, sempre e comunque, il Mago Forest, uno che continua a fare il suo numero, restituendo sempre l’idea che sia improvvisato anche se è chiaro frutto di anni di (sottovalutatissimo) mestiere, pure quando suona l’allarme e Fedez entra ad ammonire o eliminare qualche d’uno. Ecco, senza star qui a elencare tutte le volte in cui Michele Foresta ha preso le redini dello show, di fatto azzerando i pigri sforzi di pressoché tutti gli altri in sala, basterebbe questo episodio all’apparenza marginale, questa tigna manifesta verso il “demone della battuta” a incoronarlo sovrano incontrastato di LOL 2. O, se non altro, l’unico ad averne capito il format, autori compresi.

La seconda edizione di LOL è un’occasione parzialmente sprecata, il riflesso appannato di qualcosa che lo scorso anno aveva funzionato benissimo: al posto del mignottone pazzo di Michela Giraud, Diana Del Bufalo canta una cosetta su una ragazza dalle personalità multiple che nessuno ascolta veramente, Lillo replicante di se stesso, replica se stesso nel ruolo di guest star, Angioni grida e strabuzza gli occhi nel disperato tentativo di risvegliare i presenti appisolati da un continuo e stanco dejavu che si protrae, con ben pochi guizzi, fino al “Chi vuoi che vinche?” finale. LOL 2? Come dice bene la Di Biase, stroncando l’ennesimo sghembo exploit di una Masazza in cerca d’autore, “tranne la comicità, c’era tutto”. Ce ne rideremo una ragione.

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Sto scrivendo. Perennemente in attesa che il sollevamento di questioni venga riconosciuto come disciplina olimpica.
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