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Ok della Camera: la Riforma della scuola del Governo Renzi è legge

Conclusa la discussione del provvedimento (modificato dal Senato), l’assemblea della Camera dei deputati ha approvato il disegno di legge di riforma della scuola.
A cura di Redazione
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Ore 12:05 – Dalla Camera il via libera definitivo alla riforma della Scuola del Governo Renzi: i sì sono 277.

Ore 12:00 – Molti sono gli interventi personali al termine del dibattito, con defezioni interne al PD (Galli ha spiegato come la sua scelta di votare no sia condivisa da altri parlamentari democratici) e un duro intervento dell'ex democrat Stefano Fassina: "Questa partita non si chiude qui, perché questa prevaricazione non può passare con la contrarietà di tutto il mondo della scuola".

Ore 11:50 – L'ultimo intervento è quello della deputata Malpezzi, del Partito Democratico: "In quest'Aula dalle opposizioni sono arrivate molte bugie e tanti slogan. Il confronto a cui ci avete costretti è stato basato sulle menzogne, a partire dalla bugia del ‘preside sceriffo', che è invece solo il capitano di una squadra che gioca la partita per fare il bene della scuola; non c'è nessuna chiamata diretta, così come sulla valutazione dei docenti abbiamo fatto solo un primo passo, chiedendo a genitori e studenti di prendere parte al comitato di valutazione; infine menzogna è quella di una scuola governativa, perché noi invece abbiamo reso autonome le scuole, anche potenziando consiglio di istituto e collegio docenti. Voi volevate la scuola delle circolari e del grembiulino, noi siamo per l'autonomia e per il finanziamento alla scuola pubblica".

Ore 11:40 – Durissimo il commento di Vacca, del Movimento 5 Stelle: "State assassinando la scuola pubblica, distruggendo la democrazia, grazie alla porcata di legge elettorale che ha consentito la nascita del Governo Renzi, giocatore seriale di playstation con il pallino di distruggere il Paese […] I provvedimenti che avete preso sono devastanti per il settore pubblico". Il modello imposto dal Governo, secondo Vacca, "insegna fin da piccoli ad obbedire e corrompere, aumentando il dualismo fra ricchi e poveri"; e nemmeno le proteste di insegnanti e studenti sono servite a far cambiare idea a questi "criminali di Stato che hanno offeso i principi sani di Pertini e Berlinguer". Poi i parlamentari del M5S hanno scandito insieme alcuni articoli della Costituzione italiana.

Ore 11:30 – Forza Italia voterà no sul ddl: a confermarlo il deputato Antonio Palmieri che, nel corso del suo intervento, ha criticato duramente l'impianto della legge. "Ingiustizia nelle ingiustizie avete discriminato fra precari e precari, non assumendo gli abilitati Tfa", ha spiegato il deputato, chiosando: "I punti positivi della riforma li avete presi da noi, quelli negativi dalla cultura di sinistra e dal centralismo di questo Governo; Renzi aveva immaginato questo ddl come uno strumento per la campagna elettorale per le regionali, ma ha fallito su entrambi i fronti, finendo dietro la lavagna".

Ore 11:15 – Il no del gruppo di Sinistra Ecologia e Libertà è affidato alla deputata Pannarale: "Una riforma che ricorderemo a lungo, passata col cinismo della mortale fiducia messa al Senato, che non risolve nemmeno i problemi dei precari. Voi fingete soltanto di conoscere il mondo della scuola, mentre avete completamente dimenticato quei precari che per anni hanno retto il peso di una scuola pubblica mortificata dai tagli dei Governo precedenti". Ok invece da Rosanna Scopelliti, del Nuovo Centro Destra: "Si sviluppa una vera e propria rivoluzione culturale, che abbandona l'impianto gentiliano e classista e spinge sull'alternanza scuola lavoro e sull'orientamento dei nostri ragazzi. Con questa riforma contrastiamo la dispersione scolastica e offriamo un servizio pubblico certificato dallo Stato, superando la distinzione fra pubblico e privato".

Ore 10:45 – Duro anche il giudizio della Lega Nord, che rimprovera al Presidente del Consiglio soprattutto il meccanismo di assunzione dei precari, che "non risolve il problema e discrimina un gruppo di precari, considerandoli numeri e non persone, che hanno fatto sacrifici e hanno delle giuste aspettative". Poi i deputati della Lega Nord hanno sventolato dei cartelli contro la norma che "introduce la cultura gender nella scuola", costringendo il Presidente Giachetti a togliere la parola al relatore Borghesi e ad espellere il capogruppo Fedriga. Di fronte all'insistenza della contestazione leghista, l'Aula è stata poi sospesa.

Alla ripresa, l'intervento di Bruno Molea, per Scelta Civica, che ha difeso il provvedimento e ribadito che si tratta di una "svolta concreta", che migliora complessivamente il servizio scolastico.

AGGIORNAMENTO: Terminata la fase di analisi degli emendamenti, l'assemblea della Camera dei deputati si appresta al voto finale sul provvedimento. In questo momento sono in corso le prime dichiarazioni di voto, con il sì delle minoranze ed il no del gruppo "Alternativa Libera" (che raccoglie i fuoriusciti dal Movimento 5 Stelle). Secco no da Fratelli d'Italia, esplicitato dall'intervento di Giorgia Meloni: "Con questo provvedimento Renzi umilia il settore scolastico, il Governo fa finta di non vedere che quella italiana è già la buona scuola".

Conclusa la fase di discussione generale del provvedimento di riforma della scuola, l’assemblea della Camera dei deputati è impegnata nell’esame e nella votazione dei 60 emendamenti al testo presentati in larga misura dalle opposizioni. Nelle prossime ore, dunque, i deputati discuteranno e voteranno le eventuali proposte di modifica al “disegno di legge di Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”. L'intenzione del Governo è quella di arrivare all'approvazione definitiva del disegno di legge entro la giornata di giovedì.

Si tratta ovviamente del disegno di legge “La Buona Scuola”, approvato dalla Camera dei deputati e poi modificato in maniera robusta dal Senato della Repubblica, dove il Governo è ricorso alla questione di fiducia tra le proteste di insegnati ed opposizione parlamentare. Anche in questo passaggio parlamentare non sono mancate le proteste, tanto in Aula quanto nel Paese: solo ieri a Palermo, Torino e Roma insegnanti e studenti sono scesi in piazza per contestare il provvedimento che porta la firma del ministro Giannini e del Presidente del Consiglio Renzi.

Tra i punti più contestati del provvedimento la nuova ridefinizione della questione delle assunzioni (il piano prevede circa 100mila stabilizzazioni di precari tramite il parziale svuotamento delle graduatorie ad esaurimento ed un nuovo concorso per circa 60mila abilitati), i nuovi poteri concessi al preside (nonostante qualche rimaneggiamento al Senato), il nuovo meccanismo “premiale” per i professori (che prevede una valutazione affidata a preside, colleghi, genitori e studenti), la gestione delle supplenze, la possibilità di ingresso di “capitali privati” e la decisione di confermare le detrazioni per le famiglie che mandano i figli alle scuole private.

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