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La relazione Ue sullo Stato di diritto: “In Italia campagna di diffamazione contro le Ong”

La Commissione Ue ha pubblicato il suo primo rapporto sullo Stato di diritto nella Unione. Per quanto riguarda l’Italia si premiano gli sforzi fatti negli ultimi anni in materia di anti-corruzione, anche se “l’efficacia delle misure repressive è messa in pericolo dall’eccessiva lunghezza dei procedimenti penali”. Si avverte poi sulla trasparenza della proprietà dei media e sul conflitto di interessi e, per finire, si punta il dito contro “la campagna di diffamazione” ai danni delle Ong che si occupano di migrazione.
A cura di Annalisa Girardi
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La Commissione europea ha pubblicato il suo primo rapporto sullo Stato di diritto nell'Unione. Un documento che si concentra su quattro temi di importanza fondamentale per il rule of law: i sistemi giudiziari, i meccanismi anticorruzione, il pluralismo e la libertà dei media e infine il bilanciamento dei poteri. Se da una parte si riconosce come molti Paesi Ue abbiano standard molto elevati, dall'altro di rileva anche "l'esistenza nell'Ue di seri problemi per lo Stato di diritto", specialmente in alcuni Paesi. L'obiettivo del report è quello di promuovere la cultura dello Stato di diritto e rafforzarlo nel rispetto dei sistemi costituzionali. "Lo Stato di diritto difende i cittadini dalla legge del più forte", ha detto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, sottolineando che nell'Unione ci siano "diversi problemi da affrontare" in questo senso.

Il report promuove l'Italia, sottolineando come "la legge anticorruzione adottata nel gennaio 2019 in Italia abbia inasprito le sanzioni per i reati di corruzione e sospeso i termini di prescrizione dopo le sentenze di primo grado", ma rimarcando allo stesso tempo delle inefficienze ormai strutturali del sistema giudiziario nel nostro Paese. La giustizia italiana, afferma la Commissione, continua ad affrontare importanti sfide quando si tratta di efficienza: "Ma una serie di nuove riforme che provano a semplificare le procedure civili e penali sono ora in discussione in Parlamento", prosegue il rapporto. In merito alle norme anti-corruzione, Bruxelles riconosce come il governo italiano lo scorso gennaio 2019 abbia inasprito le sanzioni, rafforzando allo stesso tempo il ruolo dell'autorità nazionale anti-corruzione. Anche in questo caso tuttavia, continua Bruxelles, "l'efficacia delle misure repressive è messa in pericolo dall'eccessiva lunghezza dei procedimenti penali".

Si parla poi di libertà di espressione e informazione, specialmente in riferimento al principio di trasparenza della proprietà dei media. "L'indipendenza politica dei media italiani rimane un problema a causa dell'assenza di disposizioni efficaci che riescano effettivamente a prevenire il conflitto di interessi, in particolare per quanto riguarda il settore audiovisivo", sostiene il rapporto. La Commissione evidenzia poi come nel nostro Paese manchi ancora un'istituzione che si occupi principalmente di diritti umani. Anche su questo tema, però, è in corso una discussione in Parlamento. E infine, in questo senso, Bruxelles avverte di come alcune Ong, specialmente quelle che si occupano di migrazione, siano "soggette a campagne di diffamazione".

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