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L’economia italiana va peggio del previsto: anche il Governo lo mette nero su bianco

La nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza è una doccia gelata sull’ottimismo di qualche mese fa. L’economia italiana è ancora malata: e anche gli effetti delle riforme strutturali saranno modesti.
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Il 2 giugno del 2014 la Commissione europea ha approvato le "raccomandazioni di politica economica e di bilancio per ciascun Paese dell’UE" e, dopo aver valutato il Documento di Economia e Finanza presentato dal Governo Renzi nel mese di maggio, ha evidenziato le 8 criticità del sistema Italia, suggerendo le pratiche di intervento: il pareggio strutturale di bilancio per il 2015, l'efficientamento del sistema fiscale (con particolare attenzione alla spesa pubblica), la ristrutturazione del sistema giudiziario (con il potenziamento delle misure anticorruzione ed una più soddisfacente gestione dei fondi dell’UE, specialmente nelle regioni del Mezzogiorno), misure a sostegno del sistema bancario, il monitoraggio  della riforma del mercato del lavoro entro la fine del 2014, la riduzione del tasso di dispersione scolastica, misure a sostegno della concorrenza, efficientamento del settore trasporti (anche portuali). Come ogni anno, tocca alla "Nota di aggiustamento del Documento di Economia e Finanza" prendere atto di tali rilievi ed effettuare alcune correzioni di rotta (se e come possibile). Si tratta di un documento fondamentale, anche perché contiene l'aggiornamento delle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica per l'intero periodo di finanziamento, il dettaglio del contenuto del patto di stabilità interno, le eventuali modifiche degli obiettivi programmatici del Def con le relative leggi collegate e, in allegato, le relazioni sulle spese di investimento, sullo stato di attuazione delle leggi, sul programma per le infrastrutture.

Cosa contiene l'aggiornamento al Def e cosa vuole dirci il Governo Renzi – Come evidenzia il dossier del Servizio Studi del Senato, uno dei passaggi più rilevanti della Nota è la relazione con la quale si richiede l'autorizzazione per lo spostamento del pareggio di bilancio dal 2016 (come  indicato dal Def) al 2017, in "conseguenza dell’eccezionalità del prolungarsi del deterioramento delle previsioni di crescita per l’anno in corso e per gli anni successivi". Ed è proprio la valutazione del quadro economico a contenere una serie di informazioni rilevanti. Nel quadro di uno scenario macroeconomico che mostra una ripresa modesta (e in ogni caso molto più debole di quanto previsto), vengono riviste al ribasso tutte le stime sull'andamento dell'economia italiana, per l'anno in corso e per il 2015, in "considerazione dell’andamento recessivo dell’economia italiana nella prima parte dell’anno". Il confronto, rispetto a quanto scritto nel Def 2014 (solo pochi mesi fa, dunque) è impietoso:

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Nella lettura del Governo, nel testo si analizzano gli effetti congiunturali e si descrive una acclarata debolezza dell'area euro (con il Pil che cresce meno del previsto a causa della debolezza della domanda interna che abbatte gli investimenti), la contrazione del Pil per due trimestri consecutivi non determina una fase di recessione bensì di stagnazione, "in considerazione del fatto che il processo di contrazione dell’occupazione e del tessuto produttivo, che ha interessato il biennio 2012-2013, è ormai concluso". L'indebolimento congiunturale però implica la revisione al ribasso delle stime di crescita e la previsione di una crescita solo a partire dal 2017. Come nota lo studio del Senato, "a livello interno, permane la debolezza della domanda interna ed in particolare degli investimenti" e sono evidenti gli effetti legati alla variazione in negativo delle stime di crescita. Le previsioni per gli anni successivi sono invece ancora ottimistiche, dal momento che si guarda con fiducia all'aumento della domanda mondiale e soprattutto agli effetti delle riforme impostate in questi mesi.

La novità è infatti rappresentata dallo sdoppiamento delle previsioni, con uno scenario tendenziale (con gli effetti "sull’economia delle azioni di politica economica, delle riforme e della politica fiscale messe in atto precedentemente alla presentazione della Nota stessa, con riferimento però soltanto a quelle immediatamente efficaci o che siano in fase di realizzazione") e quello programmatico, che include il valore aggiunto delle misure che saranno adottate nella prossima legge di stabilità. In sostanza, il Governo ci dice quali saranno (o dovrebbero essere) i risultati raggiunti con la prossima legge di stabilità:

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Pur mostrando scostamenti molto limitati rispetto allo scenario tendenziale, quello programmatico ci consente di valutare l'impatto specifico delle misure sull'economia italiana. Va notato che si tratta di stime che in molti casi prefigurano una situazione "parziale", nel senso che non si conosce ancora la natura specifica di alcuni provvedimenti (quali saranno i parametri precisi, ad esempio, della riforma del mercato del lavoro o della giustizia). Il quadro è (sarebbe) questo:

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Insomma, una doccia gelata di realismo, con il Governo che, pur non abbandonando un certo ottimismo, fa un sostanziale passo indietro rispetto alle previsioni di qualche mese fa.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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