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Governo rinnova finanziamenti a Radio Radicale, M5s in rivolta: “Diamoli ai terremoti”

Otto milioni di euro l’anno, 24 nel triennio, per finanziare Radio Radicale: sono i fondi stanziati attraverso la legge di Bilancio e che hanno fatto nascere una vera e propria rivolta del Movimento 5 Stelle che chiede di stralciare questo provvedimento dalla manovra. I 5 Stelle chiedono di impiegare quei 24 milioni per le popolazione terremotate.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il governo, attraverso la legge di Bilancio, ha deciso di prorogare i finanziamenti per Radio Radicale. Nella bozza della manovra si legge, in un articolo dedicato a Radio Radicale: “Il Ministero dello sviluppo economico è autorizzato a prorogare, per gli anni 2020-2022 il regime convenzionale con il centro di produzione Spa ai sensi dell’articolo 1, comma 1, della legge 11 luglio 1998, n. 224. A tal fine, è autorizzata la spesa di 8 milioni di euro per ciascuno degli anni del triennio 2020-2022”. Vengono quindi stanziati, in totale, 24 milioni di euro in tre anni. Il riferimento alle convenzioni che si ritrova nella manovra è a una legge del 1998 che prevede lo stanziamento dei fondi per Radio Radicale “allo scopo di garantire la continuità del servizi di trasmissione radiofonica delle sedute parlamentari”.

Le proteste del M5s: “Diamoli ai terremotati”

Ma l’inserimento di questa norma in manovra scatena le polemiche del Movimento 5 Stelle che da tempo porta avanti una battaglia contro Radio Radicale e lo stanziamento di fondi pubblici in suo favore. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, attacca: “Otto milioni all’anno per Radio Radicale? Ma diamoli ai terremotati, alle persone colpite dal sisma”, polemizza. E proprio questa posizione, secondo cui vengono correlati Radio Radicale e i terremotati, viene espressa dal Movimento 5 Stelle su Twitter, lanciando un sondaggio: “E tu a chi daresti 24 milioni di euro?”, chiedono mettendo come possibili risposte o Radio Radicale o i terremotati.

Al di là della contestata correlazione tra i due temi, il M5s ribadisce la sua posizione: “I soldi dei cittadini vanno utilizzati per finanziare opere pubbliche come strade, scuole o ospedali, non certo per aiutare una radio privata, peraltro schierata politicamente”. Sul blog delle stelle i pentastellati ricordano che Radio Radicale “negli anni si è già presa 250 milioni di euro di soldi delle tasche dei cittadini”. Protesta anche il viceministro dell’Interno ed ex sottosegretario con delega all’Editoria, Vito Crimi: “#24milioniper le nostre forze dell'ordine, per i Vigili del Fuoco, per chi lavora per garantire ogni giorno la sicurezza dei cittadini a rischio della propria vita. Altro che regalarli ad una radio privata di partito che ne ha già incassati oltre 300 senza gara”.

Dal Pd la replica arriva dal sottosegretario al Mise, Alessia Morani: “Per chiarezza, i fondi per Radio Radicale non si toccano. E lasciamo fuori i terremotati da polemiche politiche per piacere”. Risponde anche il capogruppo dem al Senato, Andrea Marcucci: “Ci vogliono riprovare, ma finirà come la volta scorsa. Il M5s deve avere un conto aperto contro l'informazione libera, corretta, approfondita”. Non ha dubbi neanche Italia Viva, con Davide Faraone: “Radio Radicale è un patrimonio di libertà e di pluralismo da difendere. Tutto il resto è stupida demagogia”.

Radio Radicale, cosa era successo nel 2019

Quando Marcucci dice che “finirà come la scorsa volta” fa riferimento a quanto successo nel giugno di quest’anno, quando è stato approvato un emendamento al decreto Crescita presentato dal Pd per salvare Radio Radicale con un finanziamento di tre milioni per il 2019. Il testo era stato riformulato su richiesta della Lega, allora al governo con il Movimento 5 Stelle. L'esecutivo aveva dato parere negativo a quella norma con il viceministro dell’Economia, la pentastellata Laura Castelli. La norma approvata prevedeva lo stanziamento di tre milioni per favorire la conversione in digitale e la conservazione degli archivi di Radio Radicale. Votarono a favore tutti i partiti tranne il M5s, causando una vera e propria spaccatura nella maggioranza, con le veementi proteste di Luigi Di Maio.

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