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Eutanasia legale, Cappato a Fanpage.it: “La politica ha paura del Vaticano, la gente è più avanti”

“I cittadini, nelle vicende come quelle di Piergiorgio Welby, di Eluana Englaro o di Dj Fabo, hanno riconosciuto cose che loro stessi hanno vissuto. Si è creata un’opinione pubblica nettamente consapevole sul tema, più di quanto non lo sia il ceto dirigente che è bloccato dalle proprie paure. Dalla paura che il partito si spacchi o che il Vaticano si arrabbi”: lo ha detto Marco Cappato in un’intervista con Fanpage.it, parlando del referendum sull’eutanasia legale. Iniziativa lanciata dall’Associazione Luca Coscioni che può già contare su oltre 320 mila firme.
A cura di Annalisa Girardi
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Il referendum per l'eutanasia legale può già contare su oltre 320 mila firme. Una partecipazione altissima, quindi, da parte dei cittadini all'iniziativa lanciata dall'Associazione Luca Coscioni, segno di quanto sia sentito il tema al di là di tutti i tentativi di avere una legge su eutanasia e suicidio assistito naufragati in Parlamento nel corso degli anni. Abbiamo fatto il punto con Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione che da anni si batte per avere una legge sull'eutanasia legale.

La raccolta firme per il referendum sull'eutanasia legale sta avendo molto successo: è tempo che la politica dia finalmente risposte su questo tema?

I cittadini direttamente danno risposte. Il referendum non ha bisogno del permesso dei partiti. Ci sono anche molti esponenti politici che stanno partecipando, soprattutto a livello locale. Questa non è un'iniziativa contro la politica, ma è un'iniziativa civica che va avanti autonomamente dal volere dei grossi partiti italiani.

Lei si occupa della questione da molti anni ormai, che cambiamenti ha notato rispetto a cinque o dieci anni fa?

Nell'opinione pubblica la consapevolezza è cresciuta enormemente. Questo principalmente per due motivi. Da un lato ci sono progressi spettacolari nel campo della scienza medica, dall'altro le persone nelle vicende come quelle di Piergiorgio Welby, di Eluana Englaro o di Dj Fabo hanno riconosciuto cose che loro stessi hanno vissuto. Si è creata un'opinione pubblica nettamente consapevole sul tema, più di quanto non lo sia il ceto dirigente che è bloccato dalle proprie paure. Dalla paura che il partito si spacchi, che la coalizione si divida, che il Vaticano si arrabbi, che alle persone non piaccia parlare di morte… quando in realtà la gente ha molto chiaro che non si stia parlando di morte, ma di vita, di qualità della vita nelle fasi finali dell'esistenza.

Crede che la presenza del Vaticano in Italia abbia ostacolato anche solo la nascita di un dibattito politico serio sul tema?

Sicuramente il Vaticano ha un'influenza anche sui partiti, ma dopodiché la responsabilità è tutta della politica. Tra l'altro mentre con Ruini e Ratzinger c'era un'organizzazione quasi militarizzata delle truppe parlamentari, con Papa Francesco, che pure è contrario nettamente su questo tema, si è più vicini a una predicazione di una posizione, per cui i capi dei partiti sarebbero liberissimi di sottrarsi a queste indicazioni, se lo volessero.

In realtà un testo base c'è, ed è quello approvato in Commissione Giustizia e Affari sociali della Camera. Lei in passato ha criticato questo documento, può spiegarci perché?

Il testo base approvato in Commissione di per sé va bene, è il recepimento della sentenza della Corte Costituzionale sul mio processo. Che riguarda però il cosiddetto aiuto al suicidio. Se quel testo base passasse sicuramente sarebbe un passo avanti nel definire che quello che la Corte ha già stabilito venga rispettato dal sistema sanitario nazionale. Ovviamente non è abbastanza, e qui entra in campo il referendum che in realtà va a aprire alla possibilità della vera e propria eutanasia, non solo di suicidio assistito. Si apre in altre parole a un intervento del medico, che è fondamentale per un paziente che, magari perché immobilizzato, non può procedere a una auto-somministrazione di una sostanza letale. Ritengo anche che vada superato il criterio stabilito dalla Corte costituzionale per cui, per poter accedere all'aiuto a morire, il paziente debba essere tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale. Ad esempio i malati di cancro non sono tenuti in vita da un sostegno, non sono attaccati a una macchina: ma in condizioni di sofferenza insopportabile e irreversibilità, come può essere un malato terminale di tumore, non vedo perché debbano essere esclusi da questa possibilità. Il testo base presentato in Commissione rappresenterebbe sicuramente un passo in avanti, ma insufficiente. Non mi sembra nemmeno che stia procedendo, ma anche se fosse approvato si andrebbe comunque a votare per il referendum, che agisce su un diverso articolo del codice penale, non sul 580, sull'aiuto al suicidio, ma sul 579, cosiddetto omicidio consenziente. Chiaramente se ci saranno le firme.

L'eutanasia è stata da poco legalizzata in Spagna, pensa che questo indichi la direzione verso cui andrà anche il nostro Paese?

L'esempio spagnolo è un esempio significativo, è un Paese simile al nostro con una maggioranza di prevalenza cattolica: hanno approvato la legge in piena pandemia, dimostrando che non c'è ragione di mettere sotto il tappeto questo tipo di questioni. Che possono essere invece affrontate a maggior ragione in un periodo nel quale la popolazione è costretta a confrontarsi con la vita, con la cura, con il rischio di morte. Credo che sia un esempio importante e ricordo anche che nessun Paese che ha legalizzato l'eutanasia è mai tornato indietro, perché evidentemente l'opinione pubblica mantiene il consenso a questo tipo di possibilità.

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