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Draghi telefona a Erdogan: c’è preoccupazione per la tutela dei diritti umani in Turchia

Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha telefonato al premier turco Recep Erdogan: il colloquio è stato incentrato sulla tutela dei diritti umani in Turchia, in una condizione “preoccupante” secondo Draghi. I due hanno parlato anche dei rapporti tra i due Paesi e dei temi comuni, come la questione migratoria e la Libia.
A cura di Tommaso Coluzzi
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La tutela dei diritti umani in Turchia preoccupa. Lo ha voluto dire personalmente, oggi in una lunga telefonata, il presidente del Consiglio Mario Draghi al premier Recep Tayyip Erdogan. Fonti di Palazzo Chigi spiegano che il colloquio tra i due si è concentrato soprattutto sui rapporti tra l'Unione europea e la Turchia, che sarà all'ordine del giorno del prossimo Consiglio Ue. Soprattutto dopo la decisione di lasciare la convenzione di Istanbul, il trattato internazionale del 2011 nato per prevenire e contrastare la violenza sulle donne. La conversazione è proseguita sui temi condivisi dai due Paesi, dalla questione migratoria alla Libia, ma anche sulla presidenza italiana del G20.

Si è parlato di obiettivi comuni, e il presidente turco si è congratulato con Draghi per il suo incarico alla guida del nuovo governo. La presidenza turca conferma il colloquio e spiega come sia stato incentrato sui rapporti bilaterali sulle questioni regionali, soprattutto per ciò che riguarda il Mediterraneo orientale. Il confronto ha riguardato "il rafforzamento della partnership strategica" tra i due Paesi, spiega Ankara, sottolineando la volontà, da entrambe le parti, di poter tenere appena possibile il terzo vertice intergovernativo tra Italia e Turchia. Ovviamente appena la pandemia di Covid lo permetterà. Erdogan punta ad una crescita "in particolare nell'industria della difesa" e a rinnovare l'accordo sui migranti tra Unione europea e Turchia.

Nel frattempo arrivano notizie allarmanti rispetto all'uscita della Turchia dalla convezione di Istanbul, con migliaia di attiviste che si sono riversate nelle strade in queste ore: almeno sei donne sono state assassinate nelle ultime ventiquattro ore. Un numero di femminicidi crescente e allarmante viene denunciato dai media locali, avvenuti in diverse zone del Paese: Meral Sivrikaya, che voleva divorziare dal marito, ma che proprio da lui è stata uccisa, Serpil Fikirli, anche lei assassinata dal marito con cui era sposata da dodici anni e aveva tre figli. E poi Rabia Dogan, ancora una volta uccisa dal marito, in questo caso uscito di prigione per la pandemia di Covid. Nagihan Ustu, assassinata dal fidanzato a Smirne.

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