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Consultazioni per la formazione del governo Meloni, le possibili date e cosa succederà

Dopo le elezioni, il passaggio principale verso la formazione di un nuovo governo è quello delle consultazioni. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incontrerà i gruppi che formano il Parlamento per decidere a chi dare l’incarico di formare un governo.
A cura di Luca Pons
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Le consultazioni del presidente della Repubblica per la nomina di un nuovo governo iniziano quando, in Parlamento, Camera e Senato hanno eletto i rispettivi presidenti, e deputati e senatori si sono divisi nei vari gruppi parlamentari. Per i partiti più grandi, il gruppo corrisponde solitamente al partito di appartenenza. Saranno poi i capigruppo a partecipare alle consultazioni con il presidente della Repubblica.

Le consultazioni potrebbero, formalmente, iniziare già dopo l'elezione dei capigruppo nei gruppi parlamentari, che arriverà martedì 18 ottobre. La prossima seduta della Camera e del Senato, però, si terrà il giorno dopo, mercoledì 19 ottobre, e anche se questa non è strettamente necessaria nel percorso di formazione di un nuovo governo, la data considerata più probabile per l'inizio delle consultazioni è quella del 20 ottobre.

Ci si aspetta che, questa volta, le consultazioni siano piuttosto rapide. In Parlamento, infatti, c'è una chiara maggioranza dei partiti di destra e centrodestra, che già prima delle elezioni hanno detto chi avrebbero indicato come presidente del Consiglio: Giorgia Meloni. Il presidente Mattarella, quindi, entro pochi giorni dall'inizio delle consultazioni conferirà – quasi sicuramente – a Meloni l'incarico di formare un governo. Al più tardi, questo dovrebbe avvenire entro la fine di ottobre.

Cosa sono e a cosa servono le consultazioni

Le consultazioni sono degli incontri tra il presidente della Repubblica e i rappresentanti di tutti i partiti o gruppi che sono presenti in Parlamento. Servono per aiutare il presidente della Repubblica a capire chi è nelle condizioni di formare un governo, cioè chi potrebbe ricevere il sostegno della maggioranza in Parlamento.

Le consultazioni sono una fase della vita politica italiana non regolamentata dalla Costituzione: l'unica norma sulla formazione di un governo, infatti, è quella dell'articolo 92, che dice "Il presidente della Repubblica nomina il presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri". Per prassi, però, il loro svolgimento segue delle consuetudini consolidate.

Lo studio del capo dello Stato nel Quirinale, detto "alla Vetrata", è il posto dove Sergio Mattarella riceverà le delegazioni dei partiti. Qui, i capigruppo e i leader dei partiti potranno presentarsi singolarmente – un gruppo parlamentare alla volta – oppure in coalizioni. Il centrodestra ha annunciato da tempo che si presenterà in coalizione, anche se alcune tensioni negli scorsi giorni avevano fatto pensare che Forza Italia avrebbe potuto presentarsi da solo.

Nel corso delle consultazioni, capigruppo e leader dei partiti parleranno con Mattarella di chi, secondo loro, dovrebbe ricevere l'incarico di formare il prossimo governo. Le valutazioni del presidente della Repubblica sono libere – non c'è l'obbligo di dare l'incarico al leader di un partito, né a qualche figura pre-indicata dai partiti – ma in un caso come questo, con una maggioranza netta in Parlamento, è probabile che non ci saranno sorprese e Giorgia Meloni avrà l'incarico.

Chi salirà per primo dal Presidente Mattarella

L'ordine in cui svolgere le consultazioni non è determinato da alcuna legge o articolo della Costituzione. Si tratta, quindi, del cosiddetto "galateo costituzionale". Nel corso degli anni la prassi è cambiata: non tutti i colloqui sono avvenuti nello stesso ordine, e in certi casi alcuni dei colloqui considerati  solamente "di prassi" non son stati tenuti.

Attualmente, comunque, ci si aspetta che i primi a salire al Quirinale siano gli ex presidenti della Repubblica. Dato che l'unico ex presidente ancora in vita è Giorgio Napolitano, 97 anni, è probabile che l'eventuale colloquio sarà telefonico. Poi dovrebbe toccare ai presidenti appena eletti delle Camere, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana.

Infine, toccherà a capigruppo parlamentari, a cui solitamente si uniscono i leader dei rispettivi partiti. Le delegazioni, come detto, possono andare in rappresentanza di un solo gruppo, oppure rappresentare una coalizione, come sarà presumibilmente il caso del centrodestra.

Quanto durano le consultazioni e quando finiscono

La durata delle consultazioni dipende dal numero di gruppi parlamentari che devono essere ascoltati, ma anche dalla facilità o meno di trovare una persona che abbia la possibilità di essere appoggiata da una maggioranza di parlamentari. Quando nel Parlamento si trova una maggioranza chiara che concorda sulla persona che vuole sostenere, la durata delle consultazioni può essere limitata.

Nel 2018, dopo le elezioni, quando in Parlamento non c'era un singolo partito o coalizione che potesse garantire l'appoggio della maggioranza a un governo, servirono trattative piuttosto lunghe. Il primo governo Conte, che venne da quelle consultazioni, ha il record del tempo più lungo per la formazione di un governo nella storia dell'Italia repubblicana: 88 giorni dalle elezioni.

In questo caso, invece, i numeri della Camera e del Senato lasciano pochi dubbi. È probabile, quindi, che le consultazioni dureranno 2 o 3 giorni. Se iniziassero giovedì 20 ottobre, quindi, l'incarico di formare un governo potrebbe essere dato già sabato 22 o domenica 23 ottobre.

Cosa succede dopo le consultazioni: il conferimento dell'incarico di governo

Finite le consultazioni, il presidente della Repubblica convoca nel suo studio la persona a cui vuole conferire l'incarico di formare un nuovo governo. Se dalle consultazioni non è emersa una soluzione chiara, la persona può ricevere un cosiddetto "mandato esplorativo", con il quale si impegna a capire se nel Parlamento ci sia una maggioranza che può sostenerla.

In ogni caso, l'incarico viene solitamente accettato "con riserva", anche da chi è certo di avere già una maggioranza e quindi di poter formare un governo. Poi, la persona che ha ricevuto l'incarico procede alle ultime verifiche prima di ufficializzare il nuovo governo.

La lista dei ministri, le nomine ufficiali e il giuramento

Chi riceve l'incarico di formare un governo, nei giorni successivi, si assicura di avere l'appoggio di una maggioranza del Parlamento e stila una lista di ministri. La lista viene presentata al presidente della Repubblica, che in certi casi può anche mettere in discussione alcune delle nomine.

Questo accadde nel 2018 con Paolo Savona, economista con posizioni euroscettiche che Movimento 5 stelle e Lega avrebbero voluto come ministro dell'Economia. Mattarella, in un discorso pubblico, disse che "in questo caso il presidente della Repubblica svolge un ruolo di garanzia, che non ha mai subito, né può subire, imposizioni", affermando di aver chiesto per il ruolo di ministro dell'Economia "un esponente che non sia visto come sostenitore di una linea, più volte manifestata, che potrebbe provocare, probabilmente o, addirittura, inevitabilmente, la fuoriuscita dell'Italia dall'euro".

In generale, però, la lista viene presentata e, con l'approvazione del presidente della Repubblica che fa da garante della Costituzione, si procede alle nomine ufficiali. La persona che ha ricevuto l'incarico "scioglie la riserva" e il capo dello Stato firma i decreti di nomina del nuovo presidente del Consiglio e dei ministri.

Tutti i membri del nuovo governo giurano davanti al presidente della Repubblica, e avviene il passaggio di consegne dal governo vecchio. Tradizionalmente si fa la "cerimonia della campanella", in cui la campanella che viene usata per segnalare l'inizio delle riunioni del Consiglio dei ministri viene passata dal vecchio presidente del Consiglio a quello nuovo. Questa fase, se non ci saranno intoppi inaspettati, potrebbe durare un paio di giorni, arrivando al giuramento già nella settimana del 24 ottobre

Il voto di fiducia in Parlamento

Il passaggio conclusivo per la formazione di un governo è la richiesta di fiducia al Parlamento. Questo è il motivo per cui, nel corso delle consultazioni, è così importante trovare una persona il cui governo possa ricevere l'appoggio di Camera e Senato. Entro dieci giorni dal decreto di nomina del presidente del Consiglio, il nuovo governo deve presentarsi al Parlamento, che voterà per decidere se sostenerlo o meno. Nel caso attuale, si tratterebbe quindi al più tardi di inizio novembre, ma possibilmente già entro la fine di ottobre.

Con la composizione del nuovo Parlamento, serviranno almeno 104 voti al Senato e 201 alla Camera per dare la fiducia al governo. Una volta ottenuta la fiducia – e avuta quindi la garanzia che in Parlamento c'è una maggioranza pronta a sostenerlo – il governo inizia definitivamente il suo operato.

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