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Opinioni

Chi può festeggiare e chi no per la vittoria di Elly Schlein alle primarie del Pd

La vittoria di Elly Schlein “apre a una stagione politica interessante”, dicono i centristi del Terzo Polo, adocchiando la possibilità di nuovi voti riformisti. I grillini, invece, si mantengono cauti. Per la destra, invece, inizieranno ad arrivare le brutte notizie.
A cura di Annalisa Girardi
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Le primarie del Partito democratico sono state una sorpresa. Sia per l'esito, dopo settimane in cui si dava per scontata la vittoria di Stefano Bonaccini, uscito invece sconfitto. Sia per la partecipazione, con oltre un milione di simpatizzanti che hanno deciso di andare a votare per le primarie: un dato in calo negli anni, lontanissimo dagli oltre 3 milioni e mezzo di voti del 2007, ma comunque ben oltre le aspettative. Ora, con Elly Schlein segretaria del Pd la sfida sarà riuscire a capitalizzare questa sorpresa: ma chi è che ne ha di più da guadagnare? E chi ci perde, invece?

Chiaramente i più contenti della vittoria di Elly Schlein alle primarie sono quelli che l'hanno votata. Un messaggio esplicito su quello che deve essere l'orizzonte del partito, la sua linea e il suo (ri)posizionamento. Un nuovo fronte che, se si realizzerà secondo le aspettative, cambierà molto gli equilibri interni dello scenario politico italiano.

La tentazione del Terzo Polo di Renzi e Calenda

E i secondi più contenti sono sicuramente quelli di Azione e Italia Viva. Per il Terzo Polo la sconfitta di Bonaccini apre a un'opportunità. Quella di attrarre i delusi dal risultato, cioè i riformisti che sostenevano il governatore dell'Emilia Romagna. La base che un tempo era vicina a Matteo Renzi. Mentre si parla di svolta a sinistra per il Pd, di un riposizionamento in chiave più radicale, per il Terzo polo si apre una potenziale platea di nuovi elettori, che non si riconoscono più nel progetto di un Pd a guida Schlein.

Nessuno sta pensando alla scissione. Anzi Bonaccini, prendendo la parola nella notte dello spoglio per riconoscere la sconfitta, ha assicurato: "L'ho sempre detto: se io avessi vinto e prevalso, avrei chiesto agli altri candidati di darmi una mano. Ha prevalso Elly e, senza chiedere nulla per me, un minuto dopo, mi sono messo a disposizione per dare una mano. Abbiamo il dovere di far ripartire e rilanciare il Partito Democratico". Un messaggio di unità che suonava anche come avvertimento: nel frattempo, infatti, arrivavano le dichiarazioni dai centristi. "Si apre una stagione molto interessante per i riformisti", commentava Maria Elena Boschi mentre lo spoglio era ancora in corso.

"Dopo l'elezione di Schlein il campo è ben definito. Pd e Cinque Stelle su posizioni populiste e radicali. Fratelli d'Italia che guida la destra. Il Terzo polo che rappresenta riformisti, liberal democratici e popolari. Domani partirà un cantiere aperto e inclusivo per arrivare a un partito unico. Porte aperte", ha detto anche Carlo Calenda.

Le porte aperte sono un messaggio chiaro. Dal naufragio dell'alleanza tra Pd e Azione in campagna elettorale la scorsa estate, il Terzo Polo ha provato (con successo) a erodere l'elettorato del Partito democratico dal centro. E ora il richiamo ai riformisti e liberali è un'occasione estremamente ghiotta.

Il Movimento Cinque Stelle a un bivio

E il Movimento Cinque Stelle? Per i grillini la vittoria di Schlein alle primarie rappresenta un bivio. Da un lato la sterzata a sinistra dem apre alla possibilità di riallacciare l'alleanza giallorossa. E, di conseguenza, altri numeri in Parlamento e un'opposizione alla destra di governo nettamente più vigorosa. Dall'altro lato, però, la corsa in solitaria alle scorse elezioni, dopo mesi e mesi di coalizione sofferta, ha giovato ai Cinque Stelle.

Ha permesso al Movimento di ricollocarsi sulle sue posizioni originarie, diventando un riferimento per l'elettorato di sinistra che allo stesso modo aveva mal tollerato la famigerata "agenda Draghi". I sondaggi politici elettorali ormai da tempo danno il M5s davanti al Pd: un avanzamento dovuto proprio a questo riposizionamento dei grillini, oltre che certamente alla profonda crisi che stavano attraversando i dem e che aveva reso necessari il congresso e l'elezione di una nuova leadership.

Non è detto, quindi che il M5s sia disposto a riabbracciare il vecchio alleato. "Gli elettori del Pd hanno chiesto un cambiamento rispetto a chi ha barattato le misure del Conte 2 su lavoro, ambiente, povertà, sostegno a imprese e ceto medio con la vuota agenda Draghi. Su questi temi noi abbiamo già da tempo progetti chiari", ha commentato Giuseppe Cote. Parole che trasudano cautela. Dall'altro lato, infatti, scegliere di non unire le forze con il Pd porrebbe in automatico il M5s in posizione concorrenziale.

Non è possibile prevedere cosa accadrà durante la leadership di Schlein. Il voto ai gazebo, però, fa presupporre un rinnovato entusiasmo, specialmente da parte di giovani, donne e le frange più progressiste dell'elettorato di centrosinistra. E questo potrebbe essere una cattiva notizia per il M5s, se decide di non stringere alleanze. Se a settembre, infatti, erano i grillini che rosicchiavano la base elettorale dem da sinistra, presto potrebbe accadere esattamente il contrario.

Per il governo Meloni la vittoria di Elly Schlein non è una buona notizia

Infine, la maggioranza di governo: per il governo di Giorgia Meloni la vittoria di Elly Schlein è in ogni caso una cattiva notizia. Sia che l'opposizione ne esca ricompattata, sia che il Pd decida per il one-man-show (o meglio, in questo caso, one-woman-show), sicuramente per il centrodestra si prospettano tempi un po' più spinosi in Parlamento. E Schlein, nel suo primo discorso dopo la vittoria, l'ha detto senza giri di parole: "Saremo un bel problema per il governo Meloni".

Dopo i primi 100 giorni di governo, in cui il centrodestra ha potuto contare su un'opposizione piuttosto quieta, Schlein alla guida del Pd sembra avere tutte le intenzioni di rilanciare una stagione di antitesi e di mobilitazione politica a sinistra.

Meloni si troverà a dover affrontare il suo opposto: una leader di governo di destra, conservatrice e cristiana, e una leader di opposizione di sinistra, radicale e laica. Una per la famiglia tradizionale, l'altra per la tutela dei diritti Lgbtq. Una contro reddito di cittadinanza e i flussi migratori, l'altra per un reddito universale e lo ius soli.

E anche se per Meloni questo significa la fine di una luna di miele incontrastata, per la politica la nuova stagione di dialettica politica che si sta per aprire, alla fine, è una buona notizia in ogni caso.

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A Fanpage.it sono vice capoarea della sezione Politica. Mi appassiona scrivere di battaglie di genere e lotta alle diseguaglianze. Dalla redazione romana, provo a raccontare la quotidianità politica di sempre con parole nuove.
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