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Base militare nel parco, l’ex presidente: “Un’arma puntata contro un modello di biodiversità”

L’opinione dell’architetto Giovanni Maffei Cardellini, esponente di Italia Nostra ed ex presidente del Parco di San Rossore a Pisa, sul progetto di costruzione di una grande base militare in un’area del parco, protetta da diversi vincoli ambientali.
A cura di Marco Billeci
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Architetto Giovanni Maffei Cardellini, lei era stato presidente del parco di San Rossore nell'aprile del 2021 quando fu presentato per la prima volta il progetto della base militare nella tenuta di Coltano. Quale fu la sua reazione all'epoca?

Quando io ero presidente, c’è stato solo un primo approccio, io ho detto che il progetto mi sembrava inopportuno. Poi l'iter credo che sia passato sopra la testa di tutti, almeno a livello locale.

Qual è il suo giudizio sull'intervento proposto?

È un’arma caricata sul futuro del parco. La dichiarazione di interesse per la sicurezza nazionale di questo progetto significa che potrà superare tutte le normali autorizzazioni, demandando tutte le decisioni al Comipar. Si tratta anche un pessimo messaggio per i cittadini.

Quali sono le caratteristiche dell'area su cui si dovrebbe costruire la cittadella militare?

La tenuta di Coltano è un’area di meravigliosa biodiversità. Certo, ci sono delle parti degradate, ma proprio per questo dovrebbe essere il luogo dove non solo si conserva il territorio, ma si  propone anche un modello di sviluppo alternativo al consumo di suolo, tramite interventi di riqualificazione e manutenzione. Un’idea di economia sostenibile da esportare altrove. Qui invece, avviene l’opposto, si porta all’interno del parco, una visione di urbanizzazione violenta, per di più calata dall’alto.

Se il progetto venisse realizzato, quali sarebbero le conseguenze?

Proprio in questi mesi, a Coltano, sta iniziando il restauro della centralina da cui Guglielmo Marconi completò la sua prima trasmissione radiofonica transoceanica. È vero che non tutti i progetti non sono ancora stati attuati, ma  costruendo lì una cittadella militare, la possibilità di un grande piano di ripristino sarebbe compromessa per sempre.

Perché secondo lei si è scelto di costruire proprio qui?

Mentre negli anni ’70 c’era l’idea che Camp Derby dovesse essere smantellato, più recentemente la zona è diventata strategica,  perché le guerre si sono spostate nel mondo arabo. La domanda, però, è perché invece di costruire nuovi insediamenti, non vengano utilizzate tutte le caserme che sono dismesse, anche nella nostra zona.

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