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Armando Siri indagato a Milano per autoriciclaggio

Il senatore leghista Armando Siri è indagato a Milano per autoricilaggo nell’ambito delle inchieste sui mutui sospetti concessi da una banca di San Marino. I finanziamenti, che nel totale ammontavano a oltre un milione di euro, sarebbero stati in parte utilizzati per l’acquisto di una palazzina a Bresso. Nei giorni scorsi la Guardia di Finanza aveva effettuato delle perquisizioni anche presso la TF Holding Srl.
A cura di Annalisa Girardi
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L'ex sottosegratario ai Trasporti leghista, Armando Siri, è indagato a Milano per autoricilaggo nell'ambito delle inchieste sui mutui sospetti concessi da una banca di San Marino. Il primo di questi finanziamenti sarebbe stato utilizzato dal senatore del Carroccio per comprare una palazzina nel milanese, precisamente a Bresso. Nei giorni scorsi, la Guardia di Finanza aveva anche compiuto una serie di perquisizoni, nelle indagini sul secondo mutuo, presso la TF Holding Srl. Ieri la procura di Milano ha anche inoltrato al Senato una richiesta di autorizzazione per procedere al sequestro del compuer di Siri. Il pc sarebbe nella disponibilità del senatore leghista, da quanto comunicato da Marco Luca Perini, il capo della sua segreteria.

Le indagini

Gli scorsi giorni, l'Espresso aveva pubblicato i documenti dell'indagine ispettiva, raccontando che gli inquirenti stanno investigando su due "prestiti di favore a rischio elevato" concessi dalla Banca Agricola di San Marino. Nel concedere un finanziamento di oltre un milione di euro al ex sottosegretario Siri, sarebbero state commesse delle "violazioni sistematiche" delle regole creditizie. Nello specifico, si tratterebbe di 750 mila euro direttamente intascati da Armando Siri, quando ancora ricopriva ancora l'incarico presso il ministero dei Trasporti, e altri 600 mila diretti invece ad un imprenditore molto vicino all'ex sottosegretario. Secondo gli ispettori di San Marino, entrambi i finanziamenti in questione sarebbero "contrari ai principi di sana e prudente gestione del credito". La stessa valutazione è anche confermata dall'Agenzia anti-riciclaggio.

Dagli atti risulterebbe che il prestito non aveva motivazioni finanziarie, ma sarebbe stato il risultato di una ricerca di un rapporto di favori fra la banca e il senatore. Secondo gli investigatori, inoltre, sarebbero spariti importanti documenti riguardanti il prestito. Le indagini erano iniziate in seguito all'acquisto con un mutuo acceso presso una banca di San Marino da parte di Siri di una palazzina nella periferia milanese e intestata alla figlia dell'ex sottosegretario leghista. Era stato proprio il notaio che aveva stipulato l'atto di compravendita a segnalare il sospetto di un'operazione di riciclaggio. La banca di San Marino, ora coinvolta, è  in questo caso accusata di aver omesso nella pratica di concessione del prestito, i dettagli riguardanti la condanna per bancarotta fraudolenta arrivata a Siri quando, lo scorso anno, si candidò a palazzo Madama con il partito di Matteo Salvini. In quell'occasione, Siri aveva patteggiato in seguito al fallimento di una società a lui intestata, accusata anche di evasione fiscale. La banca, nel concedere l'ingente prestito, avrebbe celato queste informazioni in modo da non ostacolare il finanziamento.

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