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I misteriosi spot sul referendum: tra orari improbabili e burocratese

Lo spot sul referendum del 12 e 13 giugno va in onda da quattro giorni, ma sono pochi coloro che sono riusciti a vederlo dati gli orari nei quali viene trasmesso. Come se non bastasse il linguaggio utilizzato è tutt’altro che chiaro.
A cura di Biagio Chiariello
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referendum2011

Alzi la mano chi ha visto lo spot in tv sul Referendum abrogativo del 12 e 13 giugno. Beh, magari vi sarà capitato di vederlo mentre, ancora un po' assonati, eravate impegnati a sorseggiare il primo caffè della giornata alle 7.25 su Raitre, o al contrario poco prima di coricarvi all’una di notte su Raiuno. Ebbene sono questi due dei tre momenti della giornata (l'altro è alle 17.40 su Raidue) nei quali da quattro giorni va in onda sulla rete pubblica lo spot che dovrebbe informare gli italiani sulle disposizioni dei quattro quesiti referendari (dei quali due sulla privatizzazione dell'acqua pubblica, gli altri su nucleare e legittimo impedimento). Va detto che la Rai ha deciso di provvedere alla trasmissione del filmato solo dopo le contestazioni di Beltrandi e il richiamo del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha ricevuto il presidente e il direttore generale della Rai Paolo Garimberti e Lorenza Lei, chiedendo "la piena e tempestiva attuazione del regolamento approvato dalla Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai e alla necessaria informazione sulle modalità di svolgimento della consultazione referendaria".

Ma guardando bene lo spot viene quasi spontaneo dire che il termine "informazione" è tutt'altro che rappresentato. Nella clip vengono letti i titoli dei tre referendum, ricordando il colore identificativo di ogni scheda. Quindi per ogni quesito vi è una breve illustrazione. Il problema riguarda proprio questo punto, dato che la spiegazione viene data in maniera alquanto indecifrabile. "Contenuto informativo vicino a zero. È la logica burocratica spinta a estreme conseguenze", afferma il giurista Stefano Rodotà.

Ma vediamo nello specifico:

Referendum Acqua/1 – “Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione”. Lo spot recita che "il quesito propone l’abrogazione delle norme che attualmente consentono di affidare la gestione dei servizi pubblici locali a operatori privati”. Probabilmente avrete già notato che il termine "acqua" non viene minimamente citato. Il sunto del quesito è che si corre il rischio di privatizzare un bene comune e primario quale è l'acqua. Ma se vince il Sì tale norma viene cancellata.

Referendum Acqua/2 – “Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma”. “Il quesito – spiega lo spot – propone l’abrogazione delle norme che stabiliscono la determinazione della tariffa per l’erogazione dell’acqua, il cui importo prevede attualmente anche la remunerazione per il capitale investito dal gestore”. Tradotto dal burocratese viene specificato che la tariffa che potrà essere applicata al consumatore sarà legata ai soldi investiti dall'azienda privata. Più questa investirà denaro, più i costi per il consumatore aumenteranno senza nessuna possibilità di porre dei freni. Con la vittoria dei Sì tale norma viene cancellata.

Referendum Nucleare – "Nuove centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazione parziale di norme”. In questo caso il filmato dice che “Il quesito propone l’abrogazione della norma che prevede la realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare”. In questo caso la spiegazione è abbastanza chiara, ma c'è un ‘però'. Bisogna attendere, infatti, la decisione della cassazione a seguito del passo indietro del governo sull'atomo e della conseguente moratoria del governo Berlusconi (motivata apertamente dallo stesso Cavaliere dal fatto che "andare al voto adesso, dopo quanto accaduto a Fukushima rendere impossibile il nucleare per molti anni a venire. Magari dopo un anno, dopo due anni, si possa ritornare ad avere un’opinione pubblica consapevole della necessità di ritornare all’energia nucleare”).

Referendum Legittimo Impedimento – “Abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del presidente del Consiglio dei ministri e dei ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte costituzionale”. Mentre nello spot si può sentire che “il quesito propone l’abrogazione di norme in materia di legittimo impedimento del presidente del Consiglio dei ministri e dei ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte costituzionale”. Non è un nostro errore di battitura, ma è proprio quanto recita lo spot informativo: viene in pratica parafrasato quanto scritto nel testo del quesito. Nessuna spiegazione. Nessun riferimento al fatto che la legge in vigore attualmente, prevede che il premier abbia il diritto di non presentarsi in aula nei processi che lo riguardavano, facendoli così slittare fino alla fine del mandato e alla prescrizione.

E a proposito degli orari improbabili e del linguaggio astruso utilizzato negli spot è intervenuto anche Antonio Di Pietro:

"La Rai non può e non deve diventare strumento di parte al servizio di quanti si stanno adoperando per far cadere un velo di silenzio sui referendum. Per queste ragioni chiedo un'immediata correzione di rotta che garantisca, nelle fasce di maggior ascolto e nei relativi notiziari televisivi e radiofonici, la messa in onda degli spot nelle trasmissioni di approfondimento e nelle tribune referendarie, al fine di garantire ai cittadini un'informazione ampia, pluralista e completa che finora è mancata".

Si spera che, a un mese dalla tornata referendaria, qualcosa cambi nei prossimi giorni. Ma ad ogni modo, quello che non sta facendo la Rai, con il veto più o meno diretto del governo, è il caso che la facciano i cittadini con tutti i mezzi che hanno a disposizione. La Rete e social network in primis, mobilitatisi già da mesi. Ma non vanno dimenticate le iniziative di associazioni come il Popolo Viola, che su Facebook ha promosso l’evento Battiquorum (quasi 400.000 adesioni e tre milioni di invitati). L'obiettivo è il raggiungimento del quorum del 50% + 1 degli elettori senza il quale il referendum è nullo. “Siamo certi che solo con un capillare lavoro di informazione sul territorio la scommessa potrà essere vinta”, recita il comunicato del coordinamento nazionale del popolo viola.

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