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Pena dimezzata all’assassino perché lei lo ha illuso, la giudice: “Mi ha fatto pena”

“Niente può giustificare un omicidio, è chiaro. Ma c’è omicidio e omicidio, c’è dolo e dolo e non tutti gli omicidi prendono 30 anni di pena” così la giudice Silvia Carpanini ha commentato la sua discussa sentenza nei confronti dell’ecuadoriano Javier Gamboa condannato a soli 16 anni per l’omicidio della moglie Jenny Reyes.
A cura di Antonio Palma
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"Ci sono omicidi e omicidi, anche un killer può in qualche modo fare pena" così la giudice Silvia Carpanini ha commentato la sua discussa sentenza nei confronti dell'ecuadoriano Javier Gamboa condannato per l'omicidio della moglie Jenny Reyes a soli 16 anni di carcere e non 30 come richiesto dal pm. Una decisione che, come si legge nella sentenza, è derivata dal fatto che lui era in "uno stato d'animo molto intenso, non pretestuoso, né umanamente del tutto incomprensibile" ovvero "un misto di rabbia e disperazione, profonda delusione e risentimento" perché lei lo avrebbe "illuso e disilluso allo stesso tempo".  Una sentenza che la giudice difende tagliando corto: "Ho preso una decisione ponderata e l’ho motivata con una sentenza. Si tratta del libero convincimento di un giudice, non c’è niente di cui discutere e men che meno c’è da polemizzare".

"Non intendo giustificare quello che ho scritto. Basta leggere per capire che siamo dentro i confini del diritto, e per me è questo che conta. Del resto esistono strumenti precisi per esprimere contrarietà a una sentenza: se il pubblico ministero non è d’accordo può impugnarla" ha spiegato la Carpanini al Corriere della Sera, sottolineando: "La gente è libera di criticare, fare, anche ritenere discutibile la mia decisione, per carità. Ma vale sempre e per tutti il fatto che bisognerebbe conoscere bene i casi prima di criticare".

"Questo signore se n’era andato volontariamente in Ecuador proprio per lasciare spazio alle scelte della moglie. Lei lo fa tornare promettendogli un futuro e lui scopre invece che praticamente c’era l’amante in casa. Tutto nel giro di poche ore" ha ricostruito la Giudice che a La Stampa ha ribadito: "Ci sono omicidi e omicidi, anche un killer può in qualche modo fare pena".  Del resto "era un caso in cui non erano mai state contestate né la premeditazione né i futili motivi. Niente può giustificare un omicidio, è chiaro. Ma c’è omicidio e omicidio, c’è dolo e dolo e non tutti gli omicidi prendono 30 anni di pena" ha precisato la giudice.

"L'uomo non ha premeditato per giorni il suo raid, non ha infierito con trenta coltellate come mi è capitato di vedere in altre occasioni molto più truculente. Ha vagato per un paio di notti e si è lasciato catturare" ha rivelato ancora Carpanini, concludendo: "Non è scritto da nessuna parte che le attenuanti generiche non si debbano dare per i casi di omicidio. Devono essere date in relazione alle circostanze del reato e io ho semplicemente applicato norme che il codice prevede e l’ho fatto in modo argomentato. Ho ritenuto che si trattasse di dolo d’impeto e ritengo di aver motivato nel dettaglio la mia decisione. Punto

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