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“Noi italiani non siamo poi così male”, il racconto di un poliziotto diventa virale

Il dramma di un frontale vissuto dagli occhi di un poliziotto che aveva appena finito il turno. “In quella strada, in mezzo al dolore, io ho visto, ancora una volta, il cuore dell’Italia che incontro ogni giorno, quella per cui non mi stanco mai di lavorare”. E la sua storia spopola su Facebook.
A cura di Enrico Galletti
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Quando Nicola Alberti ha cominciato a fare il suo lavoro, quello di agente di polizia, lo ha fatto seguendo la sua più grande passione. Quella di esserci, sempre. Quella di schierarsi al fianco di chi ha bisogno e di farlo a qualsiasi ora. Quella di trattare tutti allo stesso modo, mettendo in prima linea i sentimenti. Gli stessi sentimenti che irrompono, decisi, nelle parole di quella storia che ha raccontato sui social e che poi, nel giro di qualche ora, è diventata virale.

La storia di una sera buia, in cui la vita ha vinto sulla morte. "Cinque pacchetti di fazzoletti, turno finito. Chiamo la mia principessa per dirle che sto arrivando, come sempre la chiamo solo a fine turno, dopo aver timbrato l'uscita, perché i miei turni sono, per così dire, elastici. Ho voglia di tornare a casa, ho anche fame, la pasta che adoro è quasi pronta. Ci ritroviamo tutti a casa dei nonni. Arrivo a metà strada, ma sotto un cavalcavia ci sono due auto di traverso: è un frontale. Accosto, scendo, sono in divisa, ma senza qualifiche. Fuori territorio le perdiamo", comincia così il racconto dell'agente.

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Due feriti su un'auto, tre sull'altra. Il bilancio dell'incidente di cui Nicola Alberti, laureato in scienze politiche a Padova, si è trovato testimone oculare. "Mi avvicino – continua – il conducente di uno dei veicoli è ancora dentro, poi c'è sua moglie e una piccolina che avrà poco più di un anno. Chiamo il 112, rispondono al primo squillo e attivo i soccorsi. […] Sono fuori servizio e lì sono solo. L'uomo è incastrato e servono i Vdf. La signora ha il volto sanguinante, la bimba sembra incolume, gli altri due sono feriti più lievemente. Li invito ad andare a margine della strada (è buio) e le macchine fumano. Prendo la signora e la sposto a lato, prendo la bimba in braccio, mi sorride. La mamma è in stato di shock, invece la sua bimba è felice come una Pasqua, il marito è in auto privo di sensi. Vorrei togliere il sangue dal volto di quella madre. Lei si ricorderà per sempre questa sera e vorrei proteggerla, vorrei che quel suo sorriso non fosse bagnato dal sangue e turbato da quel dolore che stanno provando i suoi genitori. Mi trovo con 5 pacchetti di fazzoletti è solo in quel momento che mi accorgo che non sono affatto solo. Intorno a me ci sono altre persone, tante altre brave persone. […] Mi chiedono come possono essere utili. Un signore indossa il giubbotto rinfrangente, un altro diventa la mia ombra. Una giovane coppia mi dice che ha visto tutto […]". A quel punto, quando ognuno a modo suo aveva cominciato a darsi da fare, sono arrivati i soccorsi. "Sento le sirene, arriva un'automedica. Arriva anche un'infermiera che, come me, è fuori servizio e prende in braccio la bambina. Il signore, finalmente, viene estratto".

Nicola Alberti, che con la sua storia pubblicata su Facebook ha ricevuto 42mila "mi piace" e più di 10mila condivisioni, tira le fila di ciò che ha vissuto. “Non mi aspettavo che il mio messaggio, che ho scritto e cancellato più volte per l’incertezza, suscitasse tutto questo – racconta a Fanpage.it -. Sicuramente dietro questa storia c’è un messaggio importante, che smonta anche qualche luogo comune. L’immagine più evidente che ricorderò di quel giorno è quella della bimba ‘imprigionata’ in auto che guardava la madre con il volto pieno di sangue e il padre incastrato fra le lamiere”. E l’agente sottolinea un’ultima volta la grande sensibilità di chi è intervenuto. "Basta descrivere gli Italiani come un popolo di ladri, furbetti, delinquenti. Certo, ci sono anche loro, ma in quella strada, in mezzo al dolore, io ho visto, ancora una volta, il cuore dell'Italia che incontro ogni giorno, quella per cui non mi stanco mai di lavorare".

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