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La sposa è in ritardo, il prete fa iniziare il matrimonio senza di lei a Varazze: “Questione di rispetto”

“Avevo avvisato che avrei iniziato allo scoccare delle campane, deve esserci rispetto per i fedeli”: così il parroco di Varazze (Savona) che ha dato il via al matrimonio senza la sposa. Imbarazzo tra invitati e familiari per la cerimonia iniziata senza la protagonista.
A cura di Biagio Chiariello
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immagine di repertorio
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La scena sembra uscita da una commedia all’italiana, ma è accaduta davvero a Varazze, in Liguria. La chiesa di Sant’Ambrogio gremita, gli invitati pronti, il fotografo con l’obiettivo puntato sull’ingresso. Tutti in attesa dell’arrivo della sposa, l’eroina in abito bianco che – come da copione – si fa attendere per il suo ingresso trionfale. Peccato che il parroco, don Claudio Doglio, non abbia alcuna intenzione di trasformarsi in comparsa di questo rituale laico-romantico: “Avevo già avvisato che, allo scoccare delle campane, avrei iniziato. Non era possibile far attendere un’intera assemblea di fedeli”. Detto, fatto: tre minuti di orologio e via con la messa. Con o senza protagonista.

Il risultato? Un matrimonio iniziato senza la sposa, che pare fosse già sul sagrato alle prese con i classici imprevisti da abito ingombrante o da via libera che non arrivava. Lì fuori, in attesa di varcare la navata, mentre dentro si celebrava. E se qualcuno si aspettava almeno un romantico intermezzo musicale per addolcire la scena, don Doglio ha spento ogni speranza: niente ‘Ave Maria'. “Non è un canto liturgico”, ha spiegato severo, ricordando che la Chiesa sconsiglia espressamente di inserirlo durante la messa.

A difesa del sacerdote, va detto che aveva provato a dissuadere gli sposi dall’orario delle 11, quello della messa domenicale, proponendo alternative meno conflittuali. Loro, però, avevano insistito. E lui, con inflessibile zelo svizzero, si era raccomandato: “Siate puntuali”. Forse anche troppo puntuali: addirittura aveva suggerito di scrivere sugli inviti un orario anticipato, giusto per neutralizzare la cronica tendenza dei matrimoni all’attesa teatrale.

Così, tra un campanile che non perdona e un parroco che interpreta il ruolo del regista inflessibile, la cerimonia ha preso il via. La sposa, quando finalmente è entrata, ha trovato un’atmosfera che oscillava tra l’imbarazzo e la commedia degli equivoci. Gli invitati sussurravano, i familiari erano perplessi, e qualcuno forse ha pensato che, a questo punto, mancava solo Totò a officiare.

Non è la prima volta che don Doglio si mostra severo con gli orari: parrocchiani raccontano che lo stesso rigore è stato applicato in altre occasioni, dai battesimi ai funerali. La regola è semplice: mai far aspettare la comunità. Un concetto che ha applicato anche al giorno più bello della coppia, trasformando l’atteso “sì” in un caso di cronaca locale e in un aneddoto che farà discutere a lungo nei bar del savonese.

Alla fine, le nozze si sono celebrate, ma resta il retrogusto ironico della vicenda: l’unico matrimonio in cui la sposa non è stata “in ritardo”, ma il parroco in “anticipo”. Con buona pace del galateo, dei fotografi e della tradizione che vuole l’ingresso della sposa come l’apice della suspense. A Varazze, invece, hanno preferito la puntualità. Del resto, come direbbe don Doglio, “the show must go on”.

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