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Collaboratore faceva messaggero per boss, Occhionero: “Ho sbagliato tutto, mi sono fidata”

La deputata Giuseppina Occhionero è stata interrogata dai giudici della procura di Palermo in merito alla vicenda per cui il suo ex collaboratore, Antonello Nicosia, è stato fermato con l’accusa di associazione mafiosa: “Ho sbagliato. Ho sbagliato tutto. Mi sono fidata di lui”, ha detto la deputata durante un lungo interrogatorio.
A cura di Stefano Rizzuti
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Un interrogatorio di oltre due ore durante il quale la deputata di Italia Viva, Giuseppina Occhionero, si è giustificata per aver assunto come collaboratore Antonello Nicosia, fermato con l’accusa di associazione mafiosa. Nicosia viene considerato il messaggero dei boss, secondo quanto emerso dall’inchiesta della procura di Palermo. Oggi Occhionero, parlando davanti ai giudici del suo ex collaboratore, ammette: “Ho sbagliato. Ho sbagliato tutto. Mi sono fidata di lui”. Poi racconta come ha conosciuto Nicosia: “Mi era stato presentato dai Radicali, veniva dal mondo dell'associazionismo, si diceva difensore dei diritti dei detenuti”.

Convocata dalla Dda di Palermo, la deputata è stata sentita per due ore e mezzo dai magistrati. Lasciando la stanza del pm Occhionero si è fermata solo brevemente con i giornalisti per un rapido commento: “Ho detto tutto quello che c’era da dire”. Ai pm Francesca Dessì, Gerry Ferrara e Paolo Guido la deputa aggiunge: “L’ho conosciuto così e poi, anche in virtù del rapporto personale che si era creato, mi sono fidata ciecamente”. I magistrati le hanno chiesto come abbia potuto assumere come collaboratore una persona che aveva a suo carico una condanna a dieci anni per traffico di droga. La deputata ha risposto: “Alla Camera non c’è alcun controllo, perché avrei dovuto fare controlli io?”.

Occhionero ha iniziato a dubitare del curriculum di Nicosia e da lì i rapporti tra i due si sarebbero incrinati. Arrivando così, come spiegato già ieri dalla stessa deputata, all’interruzione del rapporto lavorativo con l'uomo fermato con l'accusa di associazione mafiosa. Ora l’indagine sembra concentrarsi anche sulla verifica delle modalità con cui i portaborse vengono contrattualizzati dai deputati. Tra domani e dopodomani, invece, si dovrebbero tenere gli interrogatori di garanzia delle cinque persone fermate in merito all’operazione Passepartout: al gip spetterà poi la decisione di convalidare o meno il provvedimento.

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