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Bari, chiesti 8 anni per gli orchi dello Stadio San Nicola: “50 euro per stare con un bambino”

Sul banco degli imputati tre cittadini italiani di 58, 51 e 46 anni, tutti residenti tra Bari e provincia. L’accusa è quella di aver corrotto con denaro e abusato sessualmente di ragazzini minorenni. Tra le vittime due ragazzini di etnia rom e uno residente a Bitonto. Lo scandalo dei ‘minori in vendita’ è emerso grazie a un servizio de ‘Le iene’.
A cura di Angela Marino
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Un frame del servizio de Le Iene
Un frame del servizio de Le Iene

Chiesti otto e sei anni di carcere per gli orchi dello Stadio San Nicola di Bari. Si è conclusa oggi con la requisitoria del pm Marcello Quercia, l'udienza del processo celebrato con rito abbreviato a carico dei tre imputati – tra cui un insegnante di musica – accusati a vario titolo di aver commesso abusi sessuali a danno di ragazzini provenienti da situazioni di degrado sociale. Il caso dei cosiddetti ‘bambini in vendita' nel parcheggio dello stadio di Bari  è venuto alla luce nel 2017 grazie a un servizio de ‘Le iene'. Il video mostrava bimbi di età compresa tra gli otto e i 14 anni, cresciuti in situazioni di degrado e difficoltà familiare, in balia di adulti pronti ad avere con loro rapporti sessuali attivi e passivi in cambio di cifre che vanno dai 20 ai 100 euro. Particolare sgomento suscitavano le immagini dei piccoli mentre salivano in auto con il giornalista del servizio negoziando piccole cifre. Denaro spesso destinato a contribuire al menage familiare.

La rete di pedopornografia

Imputati al processo tre cittadini italiani di 58, 51 e 46 anni, tutti residenti tra Bari e provincia e accusati di aver corrotto e abusato sessualmente tre minori, di aver incoraggiato i ragazzi alla prostituzione creando una ‘rete' con Facebook e di aver prodotto e detenuto materiale pedopornografico. Due dei tre imputati sono in carcere mentre il terzo è agli arresti domiciliari. Uno di loro, imputato di detenzione di materiale pedopornografico è un insegnate di musica che ha abusato del proprio ruolo e del contatto con i ragazzi per scattare loro delle foto. Si tratta di immagini che mostrano le gambe dei ragazzi, sorpresi in pose naturali e mentre erano ignari di essere immortalati e conservate in una chiavetta USB a forma di pupazzetto che costituisce la ‘prova regina' del crimine. Accanto a questi scatti venivano diffusi anche scatti più espliciti uno dei quali mostra un ragazzino tredicenne intento a masturbarsi.

Gens nova al fianco delle vittime

Si cono costituiti parte civile al processo tre ragazzi vittime di abusi, due di nazionalità romena di 22, 14 e residenti presso i campi rom di Bari e l'ultimo di nazionalità italiana, un 19 anni, residente a Bitonto. Parte civile al fianco delle vittima anche l'associazione Gens Nova presieduta dall'avvocato Antonio La Scala, onlus con sede a Bari, che si occupa di sostenere oggetti svantaggiati e vittime di reati.

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