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Il buco nero di Peng Shuai inghiotte Zhang Gaoli: nessuna notizia sul politico accusato di stupro

La coltre di silenzio che ha circondato Peng Shuai dopo la sua denuncia di stupro subìto da Zhang Gaoli non ha risparmiato anche il potente uomo politico cinese.
A cura di Paolo Fiorenza
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Sono passati 4 giorni da quando Peng Shuai ha rassicurato tutti sulle proprie condizioni attuali, in una videochiamata col presidente del CIO Thomas Bach. O almeno questa è stata l'intenzione di chi – al di sopra di lei, ma anche fisicamente al suo fianco, come si è dedotto da una presenza non altrimenti spiegabile nel video – ha apparecchiato l'incontro ad uso e consumo del fortissimo movimento di opinione al di fuori dalla Cina che chiedeva e tuttora chiede di sapere se la 35enne tennista è una donna libera nelle azioni e nelle espressioni del pensiero, oppure sta subendo qualche ritorsione dopo la denuncia di stupro di inizio novembre nei confronti del potente ex vice premier Zhang Gaoli.

Il comunicato rilasciato dal Comitato Olimpico sulla chiacchierata fatta tra Bach e Peng Shuai – il video non è stato diffuso, c'è solo un'immagine fissa – in cui l'ex numero uno di doppio "ha spiegato che è al sicuro e sta bene, vive nella sua casa a Pechino, ma vorrebbe che la sua privacy fosse rispettata in questo momento" non ha convinto nessuno sulla reale libertà delle sue scelte. In primis la WTA, che continua a chiedere "un'indagine piena, senza censure, sulle sue accuse di aggressione sessuale, ovvero la questione che ha fatto crescere le nostre preoccupazioni iniziali".

Accuse che il numero uno del CIO non ha inspiegabilmente affrontato nella videochiamata con la giocatrice, attirando le critiche di chi ha visto nel movimento olimpico una spalla connivente con la propaganda cinese e il suo modo di risolvere ‘internamente' questioni gravi come una denuncia di stupro, arrivando al punto di far sparire dalla circolazione ed infine esibire solo perché costretta perfino una campionessa famosa come Peng Shuai. Le Olimpiadi di Pechino in programma a febbraio dell'anno prossimo si avvicinano e il quieto vivere suggerisce una posizione morbida al CIO: questo è il pensiero di molti.

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Se tutta l'attenzione del mondo è focalizzata sulle condizioni della tennista, c'è un altro protagonista della vicenda che è finito risucchiato nel buco nero che in Cina si è aperto intorno a Peng Shuai: il 75enne Zhang Gaoli, l'ex vice primo ministro e membro del comitato permanente del partito comunista. Un pezzo da novanta a dire poco, uno degli uomini più potenti del Paese prima che nel 2018 abbandonasse la scena politica. "Dov'è Zhang Gaoli?" titola a tutta pagina NDTV, colosso indiano della comunicazione, facendo il verso all'angosciato hashtag che chiedeva dove fosse Peng Shuai. Se adesso sappiamo che la tennista è a Pechino, nulla si sa invece della sorte dell'uomo da lei accusato di averla violentata tre anni fa. Anzi di più: dell'uomo accusato di aver avuto con lei una relazione extraconiugale per anni, come raccontato con dovizia di particolari dalla tennista nel suo lunghissimo post poi rimosso su Weibo. Il che non è meno grave per un'opinione pubblica come quella cinese dominata dall'immagine ingessata del palazzo e dei suoi protagonisti.

Peraltro il silenzio di Zhang Gaoli è coerente con il modo in cui i leader del partito comunista cinese hanno affrontato in passato le accuse loro rivolte: parlare di basso profilo è un eufemismo. Il potente uomo politico – che si è ritirato a via privata nel 2018 – è sparito dalla scena una volta in pensione, esattamente come avviene per quasi tutti i principali leader cinesi. Zhang non si vede e non rilascerà alcun commento sulla vicenda, così come del resto non lo ha fatto neanche il governo cinese. "Lasciare che Zhang esca a parlare si tradurrebbe in una perdita di reputazione che la Cina non vuole poco prima dei Giochi invernali – ha affermato Alfred Wu, professore associato presso la Lee Kuan Yew School of Public Policy di Singapore – Anche se il partito decidesse di intraprendere un'azione disciplinare interna contro Zhang, non l'annuncerà subito, ma aspetterà prima che la tempesta si plachi, in modo da mostrare forza".

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L'ultima apparizione di Zhang Gaoli è stata il 1 luglio, quando era seduto sui bastioni della Città Proibita a Pechino per il 100° anniversario della fondazione del partito comunista cinese. Il luogo non è lontano dalla Grande Sala del Popolo dove sei anni prima aveva preso un "impegno solenne" per il successo dei Giochi invernali alla cerimonia di lancio del Comitato organizzatore olimpico di Pechino. Da allora non si sa più nulla di lui e sicuramente la vicenda di Peng Shuai sarà un ottimo motivo per continuare ad essere un fantasma.

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