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L’inferno di Latifi, bullizzato dopo Abu Dhabi: “Scioccato dall’odio e dagli abusi”

Dopo l’incidente di Abu Dhabi, che ha deciso il Mondiale di F1, Nicholas Latifi è scomparso dai social. Perché lì ha ricevuto numerosissime offese e tante minacce.
A cura di Alessio Morra
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Il Mondiale di Formula 1 2021 è stato involontariamente deciso da Nicholas Latifi. Il pilota canadese della Williams andando a muro ha provocato l'ingresso della Safety Car al giro 53 e ha praticamente cancellato il vantaggio di Hamilton e ha permesso a Verstappen di attaccare e superare il rivale all'ultimo giro. Una situazione senza dubbio molto particolare per Latifi che è stato applaudito dalla Red Bull, che ha deciso di ricompensarlo, ed è stato attaccato dai tifosi di Hamilton, che senza quell'errore avrebbe molto probabilmente vinto l'ottavo titolo mondiale della sua carriera. Il ventiseienne della Williams a nove giorni dalla gara di Abu Dhabi torna a farsi sentire sui social e denuncia una lunga serie di offese e di minacce subite sui social network.

Quando nel 2008 Hamilton vinse all'ultimo giro il Mondiale su Massa grazie a un sorpasso su Glock, al pilota tedesco arrivarono pure minacce di morte. Purtroppo una situazione simile l'ha vissuta Nicholas Latifi, che ha deciso di cancellare per oltre una settimana i suoi account social di Instagram e Twitter dove sin dai momenti successivi all'incidente che ha provocato l'entrata della Safety Car hanno iniziato a piovere una serie di messaggi tremendi, messaggi offensivi e pure minacce di morte.

Ora Latifi torna a far sentire la sua voce scrivendo un lunghissimo post sui social in cui ha voluto denunciare quello cosa è successo: "Sono stato volutamente lontano dai social media. Dopo il mio ritiro ad Abu Dhabi ho ricevuto migliaia di messaggi sui miei account sui social media. La maggior parte dei messaggi è stata di supporto, ma ci sono stati anche tanti messaggi di odio e abusi. Ho cercato di capire il modo migliore per gestire questa cosa. Li ignoro e vado avanti? Usare i social media come canale per attaccare qualcuno con messaggi di odio, abusi e minacce di violenza è scioccante – e qualcosa che sto chiamando".

Latifi con intelligenza dice che si aspettava succedesse tutto questo, sa bene che sui social tante persone si sfogano e possono scrivere commenti negativi, ma è stata la veemenza e la violenza di alcuni commenti che lo hanno scioccato: "Tornando al weekend di gara, non appena è caduta la bandiera a scacchi, ho capito come sarebbero andate le cose sui social. Il fatto che sentissi che sarebbe stato meglio cancellare Instagram e Twitter dal mio telefono per alcuni giorni dice tutto ciò che dobbiamo sapere su quanto possa essere crudele il mondo online. L'odio, gli abusi e le minacce che ne derivano sui social media non sono stati davvero una sorpresa per me. Ciò che mi ha scioccato è stato il tono estremo dell'odio, degli abusi e persino delle minacce di morte che ho ricevuto. Riflettendo su quello che è successo durante la gara, c'era davvero solo un gruppo di persone con cui dovevo scusarmi per il ritiro: la mia squadra".

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Il canadese, che nel 2022 farà coppia con Albon e che aveva già avuto un contatto diretto con quel muro ormai famoso di Abu Dhabi, con grande realismo dice di avere le spalle larghe, ma scrive che non bisogna usare i social per alimentare l'odio e spiega anche quale dovrebbe essere secondo lui il messaggio che deve dare lo sport: "Ma usare quelle opinioni per alimentare odio, abusi e minacce di violenza, non solo a me, ma anche a coloro che mi sono più vicini, mi dice che queste persone non sono veri fan di questo sport. Per fortuna, mi sento abbastanza a mio agio nella mia pelle, e sono stato in questo mondo abbastanza a lungo da poter fare un buon lavoro lasciando che qualsiasi negatività mi travolga. A tutti i fan e alle persone che mi hanno sostenuto durante tutta questa situazione, voglio dire un enorme grazie. Ho visto e letto molti dei tuoi messaggi e sono molto apprezzati. È bello sapere che ho così tante persone che mi supportano. Lo sport è per sua natura competitivo, ma dovrebbe unire le persone, non separarle. Se condividere i miei pensieri ed evidenziare la necessità di agire aiuta solo una persona, allora ne è valsa la pena".

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