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Shevchenko supplica la madre e la sorella: “Vi prego, lasciate Kiev”. Ma non vogliono andarsene

L’ex capitano e CT dell’Ucraina Andriy Shevchenko è in pena per la mamma e la sorella che non vogliono lasciare Kiev sotto attacco, ed ha parole durissime per Vladimir Putin: “È un assassino”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Il calcio per Andriy Shevchenko è da giorni uno sfondo lontano delle sue giornate. L'esonero dal Genoa a metà gennaio non è niente, tutto il resto non è niente. C'è solo la sua Ucraina devastata dalla guerra voluta dalla Russia di Putin, le bombe, le città distrutte, i morti. Una tragedia che resterà nei libri di storia e che l'ex attaccante di Milan, Chelsea e Dinamo Kiev non riesce a raccontare senza le lacrime agli occhi, nell'intervista concessa a Sky News in Inghilterra.

"Sono così orgoglioso di essere ucraino. È un momento molto difficile per il mio Paese, per la mia gente, per la mia famiglia. Mia madre e mia sorella sono a Kiev in questo momento e lì stanno accadendo cose terribili. Persone che muoiono, bambini che muoiono, missili puntati contro le nostre case. Dobbiamo fermare questa guerra", è l'appello di Sheva, che già si era speso in prima persona nei giorni precedenti, registrando anche un videomessaggio trasmesso dallo schermo di San Siro in occasione del derby di Coppa Italia.

Shevchenko, visibilmente turbato, dice di aver supplicato la sua famiglia di lasciare le loro case a Kiev: "Cerco di parlare con loro ogni ora, ogni 20 minuti, perché c'è molta azione in questo momento. Città sotto attacco, attacchi missilistici, Kiev è sotto attacco, in molte città accade lo stesso. Mia madre e mia sorella – come la maggior parte del popolo ucraino – si rifiutano di andarsene, stanno lì a combattere per la nostra nazione, a combattere per la nostra libertà, a combattere per la nostra anima. Ho provato molte volte a farle partire, ma la risposta è no, dicono ‘vogliamo restare qui'. Questo è lo spirito ucraino".

Da Londra, dove vive con la moglie e i quattro figli e dove ha manifestato qualche giorno fa per la pace, l'ex capitano e CT dell'Ucraina ha poi rivolto parole durissime al presidente russo Vladimir Putin: "È un assassino – dice a Repubblica – Ora il bersaglio siamo noi, che confiniamo con la Russia. Ma dopo di noi, a quale Paese toccherà? Quello che accade è inumano, non bisogna smettere di parlarne. Abbiamo bisogno di sentire il sostegno della comunità internazionale in ogni momento. Ho detto grazie a Johnson, il premier inglese, e lo ripeto a Draghi: grazie, ci state supportando. Abbiamo bisogno di aiuti, di medicine. È uno dei più difficili momenti della storia ucraina, anche se il popolo è unito. Ogni minuto di ritardo può essere fatale, il tempo corre veloce".

Il prossimo 24 marzo l'Ucraina dovrebbe giocare in Scozia il match di playoff per i Mondiali, Shevchenko è lapidario: "Il calcio non esiste per me, ora. Ogni mattina mi sveglio e penso solo a che cosa posso fare per il mio Paese. Siamo unitissimi tra noi atleti, organizziamo la raccolta dei fondi, gli aiuti umanitari. Difendiamo la nostra terra, dove sono nati i nostri nonni. Avvertiamo grande solidarietà verso i nostri rifugiati ai confini, vediamo la corsa per dare una speranza. Ne sono orgoglioso, ma ogni Paese può fare di più, non è mai abbastanza: se servono più sanzioni, ci siano più sanzioni. Ci vuole una soluzione diplomatica per fermare la guerra. Questo attacco russo deve fermarsi il più presto possibile. Lo ripeto, con la guerra non si risolve niente".

Sheva si dice d'accordo con l'esclusione della Russia da tutte le competizioni sportive internazionali: "Decisione condivisibile, c'è stata un'aggressione. Finché non si ferma la guerra, gli atleti russi devono stare fuori. Cosa direi a un atleta russo? Non a un atleta, al popolo russo. Come potete vedere tutto questo? Abbiate una reazione. Scendete nelle strade, andate in piazza e fermate la guerra. Questa invasione è assurda".

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