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Perchè questo Milan è da scudetto e la Juventus di Pirlo no

Al di là della mera classifica di Serie A che premia il Milan, la squadra di Stefano Pioli sta dimostrando di avere qualcosa in più rispetto alla Juventus di Pirlo. Gioco, approccio, progetto. E tutti gli uomini giusti al posto giusto. Tra i bianconeri è venuto a mancare l’uomo in mediana (che c’era) e Paulo Dybala (su cui si è puntato ancora)
A cura di Alessio Pediglieri
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Questo Milan è da scudetto? La risposta stando ai risultati e alla classifica è certamente sì. Ma non è solo una questione di numeri che sta facendo diventare la squadra allenata da Stefano Pioli una realtà da tricolore. C'è di più, dalla mentalità all'approccio, dalle scelte tattiche a quelle di mercato. Il Milan – oltre ai 4 punti in classifica – ha qualcosa in più rispetto ai campioni uscenti, la Juventus di Andrea Pirlo, in ritardo di gioco e risultati.

Cosa manca alla Juventus per essere da scudetto

A sottolineare i malesseri della Vecchia Signora, ultimamente è stato anche Antonio Cassano in una chat in diretta su Instagram con Christian Vieri. Alla Juventus di Pirlo allenatore per essere vincente manca Pirlo giocatore. Una analisi semplice quanto veritiera perché i bianconeri stanno pagando proprio nella costruzione del gioco il ritardo in classifica in campionato. Che si è ripercosso anche in Champions League dove, al primo vero test probante – contro il Barcellona – si sono evidenziate tutte le lacune attuali.

I problemi a centrocampo e l'assenza di Dybala

Eppure la Juventus proprio in mediana si è data maggiormente da fare nelle ultime sessioni di mercato. Sono arrivati Rabiot, Ramsey, Arthur, McKennie tutti giocatori titolari con Andrea Pirlo, ma nessuno che ne reincarna le qualità. Come dice Cassano, non una sua copia (introvabile) ma almeno un fac-simile. Che la Juventus poteva avere già in casa ma che ha deciso di cedere in estate: Miralem Pjanic. Era il bosniaco ad essere l'anello di congiunzione tra ipotesi e realtà ma esigenze di bilancio hanno deciso diversamente.

Se in mediana qualcosa manca sul profilo della costruzione del gioco e ai mancati tempi da dettare ai compagni e sulla scarsa regia nella doppia fase si aggiunge anche l'assenza colpevole di Paulo Dybala, il quadro attuale è presto delineato. Sulla Joya, che era stata anche messa sul mercato per poi ritirarla in assenza di offerte economiche considerate congrue al valore del giocatore, si è puntato forte ma al momento è stata una scommessa persa. Il Dybala che era esploso sotto la gestione Allegri si è prima frenato con Sarri  per poi perdersi con Pirlo. E tutto questo alla Juventus rischia di trasformarsi un un boomerang.

Perché il Milan è una squadra da scudetto

Il Milan di Pioli, al contrario, ha dimostrato di aver trovato la propria realtà. E' vero, in Europa la lezione del Lilla è da sottolineare, così come il rischio ko contro il Verona. I rossoneri stanno pagando una preparazione che non ha ammesso pause rispetto alla scorsa stagione dovendo affrontare i preliminari di Europa League: in questo senso, la pausa per le Nazionali, arriva con tempistiche perfette per fare rifiatare il gruppo. Ma a fare la differenza con le altre di Serie A, non è solamente una partenza votata allo scatto inziale, dietro è nato un progetto costruito per restare.

Il fattore Ibra e i giovani di Pioli

Ibrahimovic, i giovani, la continuità, Stefano Pioli. Il mix si sta rivelando quello giusto, che potrebbe spingere i rossoneri verso un traguardo oggi lontano ma al quale si deve puntare: lo scudetto. Quasi ridicolo parlarne a inizio novembre ma in una stagione in cui dopo 7 partite i rossoneri hanno messo tutti in fila, hanno vinto gare importanti (il derby su tutti, dopo 4 anni di astinenza) e con l'incubo Covid che sta condizionando tutti i club – e i risultati, essere pienamente in testa alla classifica oggi risulterà fondamentale per gestire i problemi di domani.

Senza dimenticare l'enorme crescita che il gruppo ha compiuto negli ultimi sei-sette mesi con le conferme dei vari Leao, Theo Hernandez, Calabria, Rebic, il recupero di Kessie, gli inserimenti di Diaz e Hauge. Stefano Pioli ha risorse da cui attingere molteplici e quasi infinite. Senza dimenticare il fattore Ibra che – al netto dei rigori sbagliati e che non tirerà più – da qui a maggio continuerà a fare la differenza.

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