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Mourinho pronto a fare la storia in Conference League: “Ma non dimentico una Coppa in particolare”

Josè Mourinho, dopo aver chiuso le fatiche in campionato, si è già tuffato alla finale di Tirana contro il Feyenoord: “Un onore, meraviglioso vincere per la città, il club. Poi, il ricordo indelebile”
A cura di Alessio Pediglieri
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Il campionato è archiviato con l'obiettivo iniziale raggiunto, la qualificazione in Europa League grazie al successo a Torino contro i granata nel segno di Abraham. Un successo che mette a riparo di qualsiasi sorpresa la Roma che potrebbe comunque accedere nella competizione anche per un'altra strada, che passa da Tirana. Perché per i regolamenti UEFA chi vincerà la neonata competizione della Conference League sarà promosso in Europa League. Una ciliegina che la Roma ha già assaggiato e che, a questo punto, vuole l'intera torta in palio.

La partita decisiva contro il Feyenoord avrà infatti un peso specifico enorme non solo per il calcio giallorosso ma anche per tutto il movimento italiano che potrebbe rialzare al cielo una Coppa internazionale da un tempo che appare quasi infinito. Ancora una volta grazie a Josè Mourinho che 12 anni potrebbe ridare smalto e lustro al calcio italiano dopo averlo fatto nel lontano 2010 con l'Inter del Triplete. Ma non solo: vincere con la Roma significherebbe ridare alla città e al club un trofeo dopo un trentennio d'attesa e a titolo personale, riscrivere la storia delle competizioni europee.

Ci voleva, dunque, Mourinho e Mourinho non ha deluso le attese anche in una stagione tutt'altro che semplice, in sella ad una piazza da sempre umorale ma che ha saputo prima capire, poi conoscere, quindi conquistare: "Sono un allenatore con una storia e la Roma è un grande club. Ho sentito un po' di responsabilità nel cercare di rendere la prima edizione del torneo una grande competizione" ha detto intervistato dai canali ufficiali Uefa. "Così, a poco a poco, siamo andati a realizzare la nostra ambizione di andare il più lontano possibile. Dobbiamo però pensare alla finale e all'avversario che affrontiamo, e dimenticarci la storia della Roma. Poi ovviamente sarebbe meraviglioso vincere per la città, il club e tutti noi".

A proposito di storia, per Mourinho c'è la possibilità di riscriverla ancora una volta: "Finora sono stato fortunato vincendo tutte le mie finali europee: i miei giocatori hanno dato il meglio nelle finali che abbiamo raggiunto.  Dopotutto sono i loro appuntamenti, noi tecnici contribuiamo poco… ma ogni volta, il nuovo successo è sempre più importanti dei precedenti. Vincere il primo trofeo può capitare, facendosi trovare nel posto giusto al momento giusto. Vincere la seconda volta è più difficile della prima volta e vincere la terza volta è più difficile della seconda. Una cosa è raggiungere il successo e vincere in un determinato periodo di tempo, un'altra è raggiungere il successo e vincere continuamente per tutta la tua carriera".

Una carriera internazionale che ha una data, un luogo e un volto preciso che Mourinho non dimenticherà mai: "Anche se entrerò nella storia per essere il primo allenatore a vincere quattro competizioni europee differenti, non dimenticherò mai la prima, che è stata la Coppa delle Coppe in qualità di assistente del compianto e con il grande Bobby Robson in panchina, al Barcellona. Ogni volta che mi sedevo accanto a lui mi sentivo molto orgoglioso. Non è cambiato mai nulla, stento a credere di avere 59 anni".

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