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Mourinho contro l’Inter, finalmente: ma l’amore resterà più forte anche dei punti in palio

José Mourinho con la sua Roma affronta l’Inter per la prima volta in una sfida con dei punti in palio dopo il 2010. Il Triplete interista ha creato un amore inscalfibile tra l’allenatore portoghese e l’ambiente nerazzurro e questo sentimento non verrà per nulla toccata da questa partita decisiva per le due squadre. Mou e l’Inter resteranno legati per sempre.
A cura di Jvan Sica
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Il calcio è come la vita, lo diceva Camus, e lo pensano un po’ tutti i calciofili che seguono le vicende del pallone con il desiderio e l’energia che mettono “anche” nelle cose che contano davvero. E se il calcio è metafora della vita, il moto ciclico delle cose ne fa parte in maniera costante. Sappiamo bene che nella vita spesso qualcosa di già vissuto o qualcuno che abbiamo conosciuto ritorna, così nel calcio qualcosa che un calciatore o una squadra o una società hanno vissuto può ritornare.

Tutto questo preambolo per dire che José Mourinho, alla guida della sua Roma, affronterà l’Inter per la prima volta in una gara che mette in palio i tre punti. A prima vista sembra un semplice ritorno, uno di quelli che accadono decine e decine di volte ogni giornate di campionato, tanto è vero che quel povero Quagliarella non sa più se esultare o no in caso di gol perché alla sua età e con il suo curriculum ha giocato praticamente in quasi tutte le squadre di A.

Eppure il ritorno di Mourinho non all’Inter, ma a sfidare l’Inter, è qualcosa di molto particolare, qualcosa di magico.
Già che nel calcio contemporaneo, in cui solo per caso non siamo al parossismo desiderato dalla Superlega, per cui dovevamo sorbirci almeno quattro-cinque Juve-Real Madrid a stagione, le traiettorie di José Mourinho e la squadra nerazzurra non si siano mai incontrate fa molto strano. Come se dopo l’addio in macchina dal Bernabeu, le lacrime inconsolabili di Materazzi e soprattutto quel 2010 indimenticabile in cui l’Inter ha realizzato un sensazionale Triplete, il destino abbia voluto creare una zona di decompressione tra Inter e Mourinho, degli anni cuscinetto, per non far riavvicinare troppo in fretta due innamorati così presi uno dall’altro.

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L’amore di Mourinho per l’Inter è palese, messo in mostra in ogni intervista. Per lui è stata la squadra con cui ha compiuto il più grande miracolo della sua carriera, anche più difficile della Champions League vinta con il Porto nel 2004. La Grande Inter era una storia degli Anni ’60, persa nelle teche Rai più che su Youtube. Mourinho ha rispolverato l’orgoglio e il desiderio dell’intero ambiente, dicendo ai suoi uomini che avrebbero potuto andare oltre se stessi. Ed è quello che è semplicemente successo a calciatori come Maicon, nel 2010 il migliore esterno mai visto in circolazione dopo Cafu, alla coppia di centrali LucioSamuel, a cui il portoghese ha smosso qualcosa di inconscio, qualcosa che neanche loro sapevano di avere, come Eto’o che per il suo allenatore ha lavorato da esterno di centrocampo, quando al Barcellona voleva più spazio anche di Messi, a Sneijder, che ha semplicemente giocato una stagione da Pallone d’oro anche se non gliel’hanno dato perché bisognava premiare uno dei due così il loro brand globale faceva risaltare anche il premio francese.

Grazie a quell’andare letteralmente oltre se stessi, l’Inter non solo ha vinto campionato e Coppa Italia mentre le energie nervose erano destinate in gran parte alla Champions League, ma ha vinto anche la Coppa dei sogni, battendo il più forte Barcellona della storia, nonché una delle prime cinque squadre nella storia del calcio e il Bayern Monaco dei vari Thomas Müller, Philipp Lahm, Arjen Robben e Bastian Schweinsteiger, come se la finale fosse un’allegra passeggiata sui Navigli.

Anche l’Inter, ragionando soprattutto dal punto di vista dei tifosi, ha amato e ama Mourinho visceralmente. Gli anni 2000 per i nerazzurri sono stati davvero folli. All’inizio era la barzelletta d’Italia, zeppa di campioni e di stipendi esagerati senza mai arrivare nemmeno allo scudetto. Poi Calciopoli gli ha lasciato campo libero, ma fin troppo perché le vittorie spesso erano sentite come quasi ovvie. Serviva un anno in cui tutto si allineasse, tutto fosse perfetto. Ma sembrava un’utopia più che un miraggio. Mourinho ha detto a tutti che quell’anno invece poteva essere vissuto e così è stato. Quell’anno Mou e l’Inter si sono dichiarati amore per tutta la vita e un amore di questo tipo non si cancella con un cambio di casacca.

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Questa volta però non ci sarà solo la lontananza e il tempo passato a raffreddare parzialmente la passione, ma sarà una sfida a metterli contro. L’Inter vuole vincere per far paura al Napoli e al Milan, anzi per cercare di sorpassarli e pensare a un allungo. La Roma vuole vincere per non deprimersi e pensarsi troppo brutta contro le grandi squadre del nostro campionato. Non è una partita che la si può giocare con il cuore pulsante dell’innamorato, ma con la scorza dura dell’indifferenza.

In ogni caso, finita la partita cosa accadrà? L’amore degli interisti è intoccabile, questo sembra abbastanza ovvio già tastando il polso delle dichiarazioni durante questa settimana. Mourinho può fare e dire quasi tutto quello che vuole (magari non allenare Juve o Milan), e gli interisti saranno sempre “a su lado”, con quella benevola ottusità dell’innamorato. Mourinho è un alieno, ce lo ha insegnato Sandro Modeo nel libro che ha aperto una nuova fase della letteratura sportiva nel nostro Paese. In quanto alieno quindi, tutti si aspettano che si comporterà in un determinato modo, mentre di sicuro saprà ancora sorprenderci, perché il suo obiettivo è sempre lo stesso, farsi amare, spesso creando odio o almeno un contrasto, una cosa che sa fare come pochi, anzi che nel calcio del volemose bene in favore di camera, forse sa fare soltanto lui.

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