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Mariani vede tutto, poi ci ripensa: in Inter-Juve il VAR cambia e diventa moviola in campo

La decisione dell’arbitro Mariani di rivedere le immagini del contatto tra Dumfries e Alex Sandro, dal quale nasce il rigore del definitivo 1-1 in Inter-Juventus, riapre il dibattito sul VAR e le casistiche di intervento. Il direttore di gara prima giudica in campo, poi ricorre alle immagini: non è quello che indicano le direttive arbitrali.
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A cura di Sergio Chesi
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Come da copione di ogni Inter-Juventus che si rispetti, il ‘Derby d'Italia' ha lasciato in dote la consueta polemica arbitrale. L'oggetto del contendere è inevitabilmente la situazione che ha portato all'assegnazione del rigore con il quale la Juve ha strappato l'1-1 a San Siro, evitando una sconfitta che avrebbe avuto risvolti pesanti in termini di classifica. L'episodio che ha visto coinvolto l'arbitro Mariani va analizzato su due piani differenti: uno è quello strettamente legato alle considerazioni da moviola, l'altro – più ad ampio respiro – riguarda il metodo d'utilizzo del VAR in base alle direttive dell'AIA. Sul fallo in sé c'è poco da discutere: Dumfries, in ritardo, colpisce Alex Sandro con un calcio e il contatto avviene in corrispondenza della linea, quindi all'interno dell'area di rigore. Le perplessità riguardano quello che accade dopo.

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L'arbitro vede il contatto tra Dumfries e Alex Sandro e in presa diretta lo giudica come regolare: sbraccia in modo plateale per indicare che non c'è rigore e invita il brasiliano della Juventus a rialzarsi. Commette un errore – visto che l'intervento dell'esterno olandese era effettivamente falloso – ma lo fa dopo aver effettuato una propria valutazione del contrasto, frutto di un buon posizionamento con visuale pressoché libera. Esattamente la tipologia di situazione su cui, in base alla direttive interne dell'AIA, il VAR non dovrebbe intervenire a meno di un chiaro ed evidente errore. Ricorrendo ad una on-field review per correggere la sua prima decisione, per quanto sia surreale, a termini di regolamento Mariani commette un altro errore e utilizza il VAR come fosse moviola in campo.

Giusta o sbagliata, è la linea che i vertici arbitrali hanno deciso di adottare da tempo e che in alcuni casi, come a San Siro, i direttori di gara faticano ad applicare fino in fondo, creando i presupposti per una fastidiosa disparità di trattamento tra partita e partita dello stesso campionato e generando una certa confusione tra chi assiste dall'esterno. Da tempo si è deciso che il VAR non può essere sfruttato in tutto il suo potenziale – correggendo tutto quello che non viene visto dall'arbitro – per evitare di snaturare eccessivamente la dinamica del gioco, e già su questo si potrebbe discutere. Ma nel momento in cui si decide di delimitarne il campo d'azione, per evitare che uno strumento così prezioso funzioni a corrente alternata i confini dovrebbero essere chiari ed inequivocabili.

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