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La partita in cui Diego Simeone ha cambiato il vento e dato il secondo scudetto alla Lazio

Il nome di Diego Simeone sarà per sempre ricordato dai tifosi dei suoi tre club più amati in Europa, Atletico Madrid, Inter e Lazio. In particolare con i biancocelesti ha un legame speciale: il suo gol a Torino nella partita contro la Juve del 1° aprile 2000 diventerà poi decisivo per il secondo scudetto laziale.
A cura di Jvan Sica
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C’è una frase di Diego Simeone del 2014 che potrebbe spiegare la sua filosofia di calcio, ma pensando al personaggio credo che parli di tanto altro. Parla infatti anche di Diego, il ragazzo di Buenos Aires che non finiva mai di correre e del Cholo, il mediano di alcune delle migliori squadre del mondo e dell’Argentina. La frase è questa:

“Mischia il mazzo, dà le carte e continua a giocare come se non fosse successo niente”.

Questa frase ci dice dell’importanza che Diego Simeone da alla capacità di non arrendersi, di lottare sempre anche quando sembra che l’avversario sia troppo più forte e più bravo, di crederci anche quando nessuno punta un euro sulla tua vittoria. Parla anche di resilienza, anzi ancora meglio di anti-fragilità, quella forza interiore che deve nascere quando si è al primo piolo della scala mentre si guarda sempre in alto, dove è posto l’ultimo piolo.

Questa frase del Cholo inoltre mi fa pensare alla partita e al gol che molto probabilmente anche da Diego Simeone è considerato come il più importante della sua carriera. La partita è quella del 1° aprile 2000 fra la Juventus di Inzaghi, Del Piero e Zidane giocata contro la Lazio di tantissimi campioni, tra cui proprio il “Cholo” Simone. La partita è presentata come quella decisiva per il campionato. Due giornate di campionato prima la Juve aveva 9 punti di vantaggio sui biancocelesti. Poi c’è stata la sconfitta di San Siro contro il Milan con doppietta di Shevchenko e si è arrivati alla sfida del Delle Alpi in cui tutto verrà deciso.

Nei giorni precedenti c’era chi la metteva giù davvero in maniera apocalittica, come Sergio Cragnotti, Presidente della Lazio, il quale afferma:

“É la sfida tra il vecchio e il nuovo”.

Per poi spiegare in maniera più chiara:

“La Juventus è stata un modello, come organizzazione, come società, come marketing. Non lo dico con tracotanza, ma ora il progetto Lazio è andato oltre, con i nostri risultati, con la risonanza che abbiamo avuto in campo internazionale, con il fatto che siamo l' unica squadra ancora nelle Coppe europee, con l' ingresso in Borsa. Ecco perché dico che quella del Delle Alpi è il confronto tra il vecchio e il nuovo del calcio italiano”.

La partita era davvero sentita eppure i due campioni argentini della squadra laziale l’avrebbero giocata con problemi di tenuta. Solo due giorni prima erano atterrati da un volo intercontinentale dopo una partita contro il Cile e se Simeone, distrutto dal fuso orario, aveva comunque preso lo stesso volo dei compagni per Torino, Verón è stato in dubbio fino all’ultimo, dopo aver raggiunto la città piemontese con l’aereo privato di Cragnotti.

Alla fine entrambi giocano e la sfida è intensa e piena di colpi di scena. Chi la decide? Proprio i due argentini. Verón pennella un cross setoso come lui sapeva fare colpendo il pallone con quello scatto di caviglia che rendeva tutto delizioso, Simeone ci mette l’inserimento perfetto e la testa per la vittoria finale che porta la Lazio a -3.

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A fine partita le dichiarazioni mostrano due stati d’animo molto diversi. Eriksson è raggiante:

“Abbiamo avuto un carattere enorme. Non potevamo averlo smarrito negli spogliatoi”.

E poi sottolinea proprio l’apporto di quei due, a cui aggiunge un protagonista inaspettato.

“Verón e Simeone sono stati grandi. Verón prima della partita, sembrava morto e poi, stranezze del calcio, ha dato la palla decisiva proprio al Cholo. Ballotta è un grande, sa sempre prima dove va la palla".

Sì, perché insieme ai due argentini, anche il portiere all’epoca già 36enne, fu un grande protagonista del match. Carlo Ancelotti, allenatore della Juve, rese dichiarazioni orgogliose ma che sotto sotto riflettevano il timore che adesso aveva l’ambiente bianconero:

“Abbiamo avuto un po' di timore, dopo l'espulsione di Ferrara, a giocarla in dieci. E abbiamo commesso l'errore di lasciare Verón libero di calciare la palla. Ma siamo in salute, sappiamo che c’è da lottare ogni partita, ma lo sapevamo anche prima, anche se avessimo vinto”.

Le ultime parole di quella serata furono di Ciro Ferrara, la cui espulsione fu decisiva. Un minuto dopo Simeone segna il gol partita. Il difensore è molto chiaro:

“Il morale ora non è altissimo e, dopo avere avuto per tanto tempo il vento in poppa, ora ce l'abbiamo contro”.

Quel vento contrario fermerà la Juve anche a Verona e permetterà ai biancocelesti di raggiungerli in classifica. La Lazio vola e arriva all’ultima giornata con l’orecchio allo stadio Curi di Perugia, dove un nubifragio ha interrotto la partita. Presidente, giocatori e tifosi sono tutti lì ad attendere quello che accadrà a Perugia. La storia dirà secondo scudetto per la Lazio e primo per Diego Simeone, l’uomo che ha cambiato il vento.

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