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La frase di Marocchi che punge Conte e smaschera i problemi dell’Inter

Il botta e risposta in diretta Tv tra Conte e Marocchi fa più notizia delle prestazioni e dei risultati dell’Inter. Basta già questo a spiegare come mai il tecnico si presenti alle interviste teso come una corda di violino e basti poco per farlo scattare. L’ex centrocampista della Juve, oggi opinionista, sa dove e come pungerlo. Ed ecco perché all’ex ct saltano i nervi.
A cura di Maurizio De Santis
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Il paradosso dell'Inter è che fanno più notizia le interviste di Conte, quando sbotta contro Marocchi nemmeno fosse una mosca fastidiosa, che i risultati della sua squadra. E quando l'ex calciatore della Juventus accenna a una critica la reazione del tecnico salentino è tutt'altro che melodiosa. Da "togliere il vino da tavola" a "chiacchiere da bar" il concetto è lo stesso: voi (meglio, tu, Marocchi, secondo l'opinione dell'ex ct) non capite niente.

Se contro il Torino, terzultimo e privo di Belotti, fatichi rischiando la figuraccia appare veramente difficile sostenere di avere ragione senza timore di smentita. Così come il quinto posto attuale, a – 5 dal Milan, ai margini della zona Champions (dalla quale può uscire di nuovo ai gironi) è difficile da argomentare. Che sia una strategia per distogliere l'attenzione da altri dettagli altrettanto raccapriccianti? Non è così ma che l'allenatore si presenti in tv teso come una corda di violino è evidente.

A farlo scattare questa volta sono state affermazioni come "basso livello di capacità di capire i movimenti e trame di gioco" rispetto alla fisicità arrembante, "in grado di travolgere chiunque", quando l'attacco è portato lanciando il "cappello in area". In buona sostanza, è come se Marocchi avesse espresso un concetto del tipo: per giocare così non c'è bisogno di avere in panchina un allenatore che guadagna 12 milioni netti a stagione.

Il battibecco sul furore e l'incoerenza di Conte

Il battibecco dopo la gara col Torino ha ricalcato il copione del primo botta e risposta esploso dopo la gara contro l'Atalanta. Allora Marocchi aveva parlato di un'Inter che peccava di "furore", quella determinazione che in campo viene descritta con "gli occhi della tigre", al capacità di incutere timore all'avversario, fargli percepire in campo la forza della squadra. Conte la prese malissimo e pronunciò quel fatidico "togliete il vino da tavola".

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La frase fece molto rumore ma, a distanza di due settimane, è stucchevole ascoltare lo stesso Conte citare proprio la mancanza di furore tra le cose che non vanno della sua Inter. Lo ha ripetuto più volte nell'intervista al canale tematico del club

  • "Il Toro ci ha praticamente mangiato dal punto di vista del furore".
  • "Non deve mancare a noi, ma quest’anno sta mancando (il furore, ndr)".
  • "Il grande furore che ci abbiamo messo poi ha cambiato le cose".
  • "Così che i vecchi ritrovino quel furore e i nuovi si adeguino. Siamo all’Inter non in una squadretta".
  • "Quello che non deve mancare a questa squadra è lo spirito e il furore. Il furore diventa determinante".

Furore. Concetto ribadito per cinque volte e sottolineato anche con una tirata d'orecchie ai ‘vecchi' che devono adeguarsi e ritrovare quella ‘garra' pesa chissà dove. Eppure a Marocchi, che ne aveva sottolineato il difetto, aveva consigliato di togliere il vino da tavola.

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