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Iniesta torna in campo dopo i problemi di depressione: gli bastano 15 minuti per la magia

Andres Iniesta è stato decisivo nella vittoria del Vissel Kobe in Coppa del Giappone, dopo una interminabile assenza. Negli ultimi 7 mesi aveva giocato solo 60 minuti, di cui gli ultimi 15 di pura magia.
A cura di Alessio Pediglieri
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Don Andres Iniesta è tornato in campo e sono bastati solamente 15 minuti per regalare pennellate uniche ai propri compagni, decidendo il match in trasferta del Vissel Kobe contro lo Yokohama. Suo il perfetto passaggio che ha dato il via al gol segnato da Osako all'85' che ha permesso la vittoria al secondo turno nella YBC Levain Cup, la Coppa del Giappone.

Un rientro che tutti attendevano con ansia, soprattutto i tifosi del Sol Levante che di Iniesta si sono innamorati sin da subito, da quando l'ex stella della Spagna e del Barcellona scelse proprio il Giappone per continuare la propria avventura nel 2018, regalando perle e qualità ad un movimento che lo ha eletto tra i suoi simboli calcistici principali. E con la maglia del Kobe, il Mago ha sempre lasciato il segno, andando in gol in ogni stagione per un totale di 21 reti e fornendo 22 assist.

Tra cui quello decisivo, domenica 26 marzo, quando ha fatto il proprio ritorno sul campo in Coppa del Giappone, dopo un muovo, lunghissimo periodo di assenza di quasi quattro mesi. L'ultima sua apparizione risaliva al novembre 2022, proprio ancora contro lo Yokohama.

Il saluto a fine partita del Kobe Vissel, vittorioso sul campo dello Yokohama (credits: vissel-kobe.co.jp)
Il saluto a fine partita del Kobe Vissel, vittorioso sul campo dello Yokohama (credits: vissel-kobe.co.jp)

In realtà, Andres Iniesta mancava all'appello da ben più tempo, precisamente dall'agosto 2022. Negli ultimi sette mesi con la maglia del Vissel Kobe ha giocato solamente lo scorcio di tre partite, tra coppe, amichevoli e campionato, per un totale di 60 minuti. Colpa di un periodo difficile, sia per la pandemia che gli ha tolto il calcio sia per alcuni gravi infortuni.

A tenerlo lontano dal terreno di gioco, ultimamente però, è stato un infortunio ben più grave di quello fisico, quello dell'anima. Che lo ha accompagnato per moltissimi anni, facendolo crollare in uno stato depressivo che lo stesso centrocampista ha avuto poi la forza di raccontare in prima persona.

Un male oscuro, che lo ha accompagnato sull'orlo di un abisso personale nei tempi passati quando ancora vestiva la maglia del Barça e dal quale è riuscito a tirarsi fuori solamente poco alla volta. Grazie all'aiuto farmacologico e alle terapie, cui ancora oggi si sottopone. Ecco spiegata l'intermittenza anche nella sua attuale realtà giapponese, al di là della semplice anagrafica con 38 primavere sulle spalle, che non gli ha più permesso di essere costantemente in campo.

Ma che non gli ha tolto di certo la scintilla con cui ha illuminato la Spagna e il Barça per quasi cinque lustri, come in occasione del suo ultimo rientro dove ha illuminato i propri compagni e deliziato i tifosi giapponesi della sua, infinita, classe.

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