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Il Barcellona è alla deriva totale: squadra modesta, faide interne e un gran rifiuto

La crisi di gioco e risultati del Barcellona è esplosa negli ultimi giorni mettendo a nudo una serie di crepe importanti soprattutto a livello gestionale. Le critiche al gioco di Ronald Koeman, in chiaro conflitto con il presidente Laporta si sommano alla mancata voglia di Xavi di sedersi sulla panchina blaugrana.
A cura di Antonio Moschella
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Rinunciare ad allenare la selezione olandese per sedersi sulla panchina del Barcellona era stato a suo tempo un piacevole sacrificio per Ronald Koeman, il quale però adesso sta rimuginando sempre di più sulla scelta fatta il 19 agosto 2020. Oltre ad aver perso la possibilità di guidare la sua nazionale agli ultimi europei, il tecnico blaugrana sta vivendo una tempesta continua e pesante dalla quale sta provando a ripararsi in una catapecchia alla meglio nonostante una serie ininterrotta di turbolenze. Il pareggio ottenuto in extremis in casa contro il Granada grazie a un gol di Araujo, difensore centrale lanciato alla disperata in attacco insieme a Piqué per sfruttarne i centimetri  ha confermato la deriva del club catalano, il cui tecnico ha dimostrato di poter aver idee tattiche di un certo valore ma la cui rosa ormai è deficitaria ad alti livelli.

Convivenza forzata

Quella tra Koeman e il presidente Joan Laporta è una convivenza forzata. Arrivato ad assumere l'incarico ancora sotto la presidenza di Josep Maria Bartomeu, dal punto di vista gestionale l'artefice di tutti i mali del Barcellona, l'olandese aveva prima fatto fuori Luis Suarez, rivelatosi poi decisivo per la vittoria dell'Atletico Madrid in Liga l'anno scorso proprio contro il Barcellona, e poi si era visto costretto a mediare con Lionel Messi per ottenere il meglio da un capitano adirato con l'ambiente. Dopo una stagione tutto sommato positiva nella quale è arrivata la vittoria in Coppa del Re, Koeman ha però perso in poco tempo sia Messi sia Griezmann. L'arrivo del suo cocco Memphis Depay, con il quale aveva raggiunto una grande affinità allenando l'Olanda, non è bastato per tappare i buchi in altre zone del campo e non solo. L'ego smisurato del presidente Joan Laporta è stato direttamente criticato dallo stesso tecnico, il quale una decina di giorni fa ha dichiarato apertamente: "Il presidente parla troppo. L'altra volta ha detto che l'allenatore non ha tutto il potere. Questo tipo di dichiarazioni vanno fatte in privato e non possono essere filtrate alla stampa".

Un'esclamazione figlia di molta frustrazione e di un malcontento generale: arrivato ad avere il posto di lavoro che aveva sempre sognato, Koeman si è ritrovato in un ambiente vorticoso ed è finito nel mirino delle critiche dei puristi anche per colpa di varie decisioni sbagliate prese prima del suo arrivo. L'ultimo episodio ha visto l'olandese chiedere pazienza ai tifosi, soprattutto con i giovani calciatori ai quali sta dando spazio, per poi lasciare la sala stampa senza rispondere alle domande dei giornalisti. L'ennesima puntata di una situazione surreale.

Le paure di Xavi

Chi da oltre vent'anni, e in qualità di calciatore e in qualità di tecnico, è stato designato come l'erede di Pep Guardiola, non ha ancora invece fatto un passo avanti. Parliamo di quel Xavi Hernandez che dopo anni di apprendistato in Qatar era stato chiamato dalla folla blaugrana a salvare il club con la sua idea di calcio legata ai valori del Barça. Quei valori impiantati da Cruyff e messi a frutto da Guardiola che solo un simbolo del club come lui potrebbe portare avanti. Ufficialmente legato alla candidatura di Victor Font, arrivato secondo alle ultime elezioni del Barça, Xavi ha fatto orecchie da mercante già in due occasioni, non ascoltando l'assordante richiamo del popolo blaugrana che per anni lo ha osannato al Camp Nou. Adesso, con la peggior rosa degli ultimi vent'anni a disposizione, i suoi tentennamenti potrebbero essere una conseguenza diretta della paura di bruciarsi. Vestirsi da pompiere per spegnere un incendio di proporzioni importanti non è l'idea dell'ex numero 6 del Barça, il quale è designato a sedersi sulla panchina del Camp Nou ma, diversamente a quanto accadeva in campo, non ha ancora individuato il tempo giusto della giocata.

Dopo le promesse da marinaio di Laporta, che aveva basato la sua campagna elettorale sul rinnovo mai avvenuto di Messi per poi asserire che "le stagioni di transizione non esistono", un cielo grigio scuro minaccia stabilmente un Camp Nou sempre più vuoto nonostante i tifosi possano finalmente tornare a riempirlo…

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