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Cosa sta succedendo con il Var in Serie A (e perché era tutto previsto)

Il rigore su Perisic non assegnato in Inter-Parma torna a far parlare di Var “spento”. Ma cosa sta succedendo davvero in Serie A? Da quest’anno l’Italia ha deciso di adottare le direttive Uefa, che limitano l’utilizzo dello strumento soltanto a casi di errore oggettivo e non prevedono “on field review” se l’arbitro è in pieno controllo dell’azione al momento dell’infrazione.
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Durante la scorsa stagione di Serie A sono stati fischiati 186 rigori, poco meno di 5 (4,95) per ogni giornata disputata. Un record che ha eclissato quello dei 140 della stagione 1949-50, e che ha preoccupato i vertici arbitrali. Decisamente troppi, anche nel paragone con quelli assegnati negli altri campionati europei. E molti dei quali arrivati dopo aver vivisezionato al Var episodi, contatti, sfioramenti.

La sensazione dello scorso anno è che le on field review andassero più a scovare infrazioni che a sanare eventuali mancanze o sviste degli arbitri. Senza contare che un episodio visto al rallentatore non restituisce mai al direttore di gara la reale entità del contatto, che – se valutata con il corretto posizionamento – è più affidabile in presa diretta. Sono queste, infatti, le direttive Uefa sull'uso dell'assistenza elettronica durante le partite. Non è un caso che nella fase finale della scorsa Champions League si sia ricorsi al Var soltanto una volta. Da quest'anno, per non proseguire nel trend della scorsa stagione, l'interpretazione europea è stata recepita anche in Italia da Rizzoli stesso. Meno review, e solo per casi di errore oggettivo.

Al termine della prima giornata, l'ex arbitro di Serie A e ora opinionista Andrea De Marco ha dichiarato: "Siamo solo alla prima ma è evidente, il Var si userà come negli altri campionati e a livello europeo: li lascerà giocare di più". Al netto di alcuni silent check in diverse occasioni, la prima review di quest'anno si è avuta infatti in Inter-Fiorentina del 26 settembre, alla seconda giornata, per cancellare un rigore assegnato erroneamente ai neroazzurri.

E proprio un episodio accaduto ai nerazzurri, quello di sabato in Inter-Parma, torna a far parlare di Var "spento". La trattenuta di Balogh su Perisic è da rigore, e ricorda per dinamica quella su Lukaku nella trasferta degli uomini di Conte in casa del Genoa, oppure l'episodio su Bernardeschi in Juventus-Verona, il fallo su Lozano in Benevento-Napoli. Tutte circostanze che hanno una cosa in comune: l'arbitro ha visto, e ha valutato. Lo stesso Piccinini, sabato sera, subito dopo il contatto ha fatto chiaro segno a Perisic che per lui non ci fossero gli estremi per la massima punizione.

Come indicato dall'Uefa, su suggerimento stesso di Fifa e Ifab, la review è prevista soltanto se all'arbitro sfugge una situazione, oppure se il suo errore di valutazione è basato su dati oggettivi. Altrimenti, vale la decisione presa sul campo, come fu negli anni scorsi (prima della tecnologia cross-air) per i casi di fuorigioco millimetrici, che rivisti al monitor non erano categorizzabili come "chiari errori".

Per spiegare cosa si intende per "errore basato su dati oggettivi", si prenda in considerazione il calcio di rigore fischiato all'Atalanta contro la Sampdoria. Il blucerchiato Keita tenta di colpire il pallone, senza riuscirci, e nello slancio la sua gamba passa molto vicina al corpo di Zapata, senza però toccarlo. L'attaccante orobico cade e l'arbitro, Calvarese, assegna il calcio di rigore. In quel caso il Var Banti reputò corretto chiedere al direttore di gara una review perché, dalle immagini, il contatto non era del tutto avvenuto. Calvarese decise poi di confermare la sua decisione sul campo, cosa che fece discutere, ma il richiamo al monitor è stato giudicato corretto dai vertici arbitrali. Il designatore arbitrale Nicola Rizzoli, intervenuto ieri sera a Sky Calcio Club, ha fatto ricadere anche il caso in Inter-Parma tra gli "errori oggettivi", ritenendo che l'arbitro Piccinini abbia valutato senza avere tutti gli elementi a disposizione: in particolare, non avrebbe potuto vedere il braccio di Balogh che tira giù Perisic, perché coperto dal corpo dell'attaccante neroazzurro.

Non ha soddisfatto l'Uefa invece il mancato utilizzo del Var in occasione dei due calci di rigore concessi da Giacomelli in Milan-Roma. Episodi giudicati "oggettivamente" male dal direttore di gara secondo gli organi europei: il primo era in fatti un fallo invertito (fu Pedro a dare un pestone a Bennacer e non il contrario), il secondo perché il contatto Mancini-Chalanoglu era frutto di una normale dinamica di gioco e non un impatto falloso. In entrambi i casi, il Var Nasca avrebbe dovuto chiedere a Giacomelli di rivedere le immagini.

Il Var sembra tornato alle sue origini, al suo senso iniziale di strumento usato per risolvere casi gravi sfuggiti all'arbitro, e non per sindacare decisioni prese sul campo nel pieno controllo dell'azione. Per adesso, questa nuova interpretazione sta dando i suoi frutti: in sei giornate sono stati assegnati 23 rigori, e la media è scesa da 4,95 a 3,8.

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