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Sciopero degli sceneggiatori americani contro le piattaforme, anche in Italia c’è difficoltà

Negli Stati Uniti gli sceneggiatori mettono sotto scacco Hollywood bloccando le produzioni a causa dei salari troppo bassi. Negoziazione fallita con le piattaforme streaming e anche in Italia la situazione non è molto positiva.
A cura di Andrea Parrella
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Hollywood si blocca per uno sciopero degli sceneggiatori contro gli studi di produzione e di distribuzione di film, serie e programmi televisivi. Si tratta della prima volta in 15 anni. Ad annunciarlo è stata Writers Guild of America (WGA), specificando il mancato accordo tra le parti in corrispondenza della scadenza del contratto triennale di categoria. Un mancato accordo legato, in particolare, alle condizioni di lavoro determinare dal dilagare delle piattaforme streaming, che hanno provocato con il tempo un netto abbassamento degli introiti medi per gli sceneggiatori. Salari, diritti d'autore e il lavoro di scrittura che precede l'effettiva produzione, spesso non retribuito, questi i punti al centro della protesta, un blocco di 10.000 sceneggiatori iscritti al sindacato che potrebbe avere una ricaduta su più di 800.000 lavoratori dello spettacolo, bloccando set, produzioni e programmi come Jimmy Kimmel Live o The Tonight Show starring Jimmy Fallon.

L'ultima volta era accaduto tra la fine del 2007 e l'inizio del 2008, quando per 100 giorni l'industria di Hollywood era rimasta letteralmente paralizzata, registrando una perdita per gli Studios di circa 2 miliardi di dollari. Nel comunicato di WGA si legge che "il comitato di negoziazione della WGA ha trascorso le ultime sei settimane a negoziare con Netflix, Amazon, Apple, Disney, Discovery-Warner, NBC Universal, Paramount e Sony sotto l'egida dell'Alliance of Motion Picture and Television Producers (AMPTP). Nel corso della trattativa, abbiamo spiegato come le pratiche commerciali di queste società abbiano ridotto drasticamente i nostri compensi e i nostri diritti d'autore e, quindi, minato le nostre condizioni di lavoro. Abbiamo chiarito che siamo determinati a raggiungere un nuovo contratto con una retribuzione equa che rifletta il valore del nostro contributo al successo dell'industria e includa protezioni per garantire che la scrittura continui ad essere una professione sostenibile". 

Anche in Italia la situazione non è rosea, per quanto le difficoltà degli sceneggiatori siano differenti e calate in un contesto meno strutturato. A spiegarlo è Giorgio Glaviano, presidente di WGI (Writers Guild Italia) che rappresenta la gran parte degli sceneggiatori italiani. che in un'intervista ad AGI spiega: "I colleghi stanno scioperando per dei diritti che in Italia fatichiamo ad avere nella loro totalità. Il contratto italiano per la scrittura seriale si è degradato con l'introduzione della scrittura ‘a step': lo sceneggiatore è costretto a guadagnare poco a ogni passaggi e ad attendere l'approvazione da parte del produttore e del committente. Il risultato è che il contratto viene spezzettato, i tempi si dilatano e uno sceneggiatore deve prendere più contratti per poter sopravvivere".

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