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Splendida Cornice è il vero varietà culturale, Geppi Cucciari linfa vitale del Servizio Pubblico

La seconda stagione di Splendida Cornice su Rai 3 si riconferma un varietà brillante, divertente, mai seduto. Anche perché al timone ritroviamo Geppi Cucciari, unica e inimitabile one woman show ambulante che, per l’occasione, si misura perfino con Raffaella Carrà, regalando una sigla da Teche Rai. Il miracolo di rendere spettacolo la cultura in tv si può fare, eccome.
A cura di Grazia Sambruna
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In Italia fa molta paura la cultura in tv. Non sai quante volte ho proposto un programma culturale alla Rai. Mi hanno sempre detto no”, così Amanda Lear, ospite della seconda puntata di Splendida Cornice, Rai 3, intervistata dalla padrona di casa Geppi Cucciari. Splendida Cornice non è un programma seduto, contemplativo. Anche questa seconda, mirabile edizione torna a dichiararlo fin dalla sigla in cui la conduttrice esegue una coreografia, circondata da danzatori “competenti”, sulle note di Ballo Ballo di Raffaella Carrà. “Io son qui con il femore di cortesia”, questo l’attacco che rivoluziona ogni volta il testo del brano mentre lei, Geppi, è “vestita come una frizzipazzi al tamarindo”. Uno stacchetto virale sui social fin dalla puntata d’esordio di giovedì scorso e che, già da solo, meriterebbe un Everest di share perenne per l’intera trasmissione.

Splendida Cornice è pop, intelligente ma mai pedante e ci aveva già convinti alla prima dello scorso anno. Ma ritrovarlo così in forma è davvero un piacere. Il “varietà culturale” nella nostra tv si può fare. Se sai come scriverlo. E condurlo.

Ospite d’onore del secondo appuntamento, Amanda Lear, il solito, irresistibile fiume in piena, stavolta in tailleur fucsia e grandi occhiali ton sur ton. Ai muri di casa ha appesi dei Dalì, ma “li venderò quando avrò bisogno di soldi”. Lei, intanto, dipinge gatti e “posteriori maschili”. Entra a schiaffo Alessandro Orlando e Rai 3 si trasforma in una rete locale, con l’abile televenditore d’arte intento a promuovere tre quadri della prestigiosa guest. Già che c’è, racconta di quella volta in cui Silvio Berlusconi chiamò il suo programma per comprare una Madonna del Van Dyck, ma l’addetto alle telefonate degli spettatori gli riattaccò in faccia dicendo: “Certo, e io sono Napoleone!”. Il Cavaliere non si arrese e, una volta riconosciuto, finì per comprarsi l’intera parete di opere: “Fu un piacere, ma anche un bel problema per noi: a quel punto non avevamo più quadri e non sapevamo come far andare avanti il programma”. Mirabile l’inserto in cui i CCCP cantano Tomorrow di Amanda Lear direttamente dal 1988, all’interno dello show Rai “Improvvisando” condotto dalla medesima. Il Multiverso esisteva già molto prima che Marvel lo portasse sul grande schermo.

Poi, Fantozzi. Con Anna Mazzamauro e Milena Vukotic in un’intervista a due da incorniciare. Lo spunto è il villaggio dedicato al mitologico ragioniere che ha aperto i battenti nella provincia di Modena, a San Felice sul Panaro. Un brevissimo servizio, girato in loco, mostra i cosplayer della signora Pina e di Filini e la voce fuori campo descrive: “Ci troviamo a una specie di Lucca Comics per baby boomer felici di celebrare il defunto ceto medio”. Salta fuori che Mazzamauro e Vukotic non abbiano mai cenato insieme, all’infuori del lavoro, pur vivendo entrambe a Roma. Cucciari si mette in mezzo e organizza un rendez-vous serale. A cui, ovviamente, si imbuca. I ricordi che le due attrici regalano al pubblico riguardo a Paolo Villaggio sono un feroce mix di nostalgia, affetto e situazioni paradossali. In poche parole, fatti della stessa sostanza, della medesima linfa vitale della saga di Fantozzi.

L’attore Nicola Nocella recita Carlo Martello torna dalla battaglia di Poitiers, storico brano di Fabrizio De Andrè, con clavicembalo d’accompagno. Geppi rilancia per ricordare che il nostro ha ancora da vincere il David di Donatello, a cui è pur stato candidato. “Recito il discorso di ringraziamento tutte le notti, ma se lo vincerò davvero, dovrai essere tu a condurre la serata”. Sposiamo la mozione. Su entrambi i fronti. “Cosa segue un pianista quando improvvisa? Le urla che ha dentro?”, domanda ironicamente Cucciari all’ospite Danilo Rea. Ogni intervento della conduttrice – finalmente si può usare questo termine con cognizione di causa! – è fulminante. Se la scrittura di Splendida Cornice è già brillante, a renderla tridimensionale è proprio la timoniera dello show che non lascia cadere nel vuoto nemmeno una parola dei suoi ospiti. Così, non ci sono tempi morti, il ritmo è sì serrato, ma resta gradevole, comunque tutto fuorché passivo. Si rischia perfino di imparare qualche cosa, tra una risata e l’altra. 

In generale, Splendida Cornice è di nuovo un programma di competenti, quindi una perla rarissima nel panorama televisivo nostrano. Non c’è una nota stonata, un momento che si sarebbe potuto evitare. Se qualcosa dello show diviene virale, lo diviene in virtù della sua brillante e indiscutibile qualità, non per quanto sia fatto male. Letteralmente un unicum del piccolo schermo, deve la sua forza a Geppi Cucciari, l’unica in grado di fare spettacolo anche con una singola espressione. Ricorderete bene lo sguardo obliquo che ha lanciato al Ministro Sangiuliano la scorsa estate, dal palco del Premio Strega, quando il nostro aveva ammesso di non aver letto nessuno dei libri in corsa, nonostante fosse in giuria. La conduttrice è un one woman show ambulante, grazie anche alla sua attitudine perennemente disincantata e curiosissima allo stesso tempo.

Splendida Cornice non merita un solo “spettatore unico del Servizio Pubblico”, come canta Cucciari nella sigla iniziale. È il Servizio Pubblico, e i suoi telespettatori, che meriterebbero davvero più Splendide Cornici in palinsesto. E, ovviamente, come sempre, più Geppi Cucciari, vero patrimonio culturale, artistico e pirotecnico nostrano. L’imprevedibile è il suo mestiere. Non potremmo essergliene più grati.

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Sto scrivendo. Perennemente in attesa che il sollevamento di questioni venga riconosciuto come disciplina olimpica.
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