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Fiorello ha riacceso una luce in Tv, la paura è che dopo Viva Rai2 torni a spegnersi

Con Viva Rai2 Fiorello ha riportato la Tv a ciò di cui era capace negli anni Novanta. Un’idea semplicissima che ha cambiato le convenzioni e ha ridato speranza a chi guarda a questo mezzo con nostalgia. Ma adesso il timore è che la Tv italiana, dopo questa ebbrezza, torni a chiudersi in una blanda ripetitività creativa.
A cura di Andrea Parrella
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Si è chiusa con una grande festa l'ultima puntata di Viva Rai2, lo show mattutino di Fiorello che ha letteralmente sconvolto i palinsesti e le convenzioni della televisione nelle ultime due stagioni.

Un progetto nato dopo anni di sperimentazione, dalla primordiale Edicola Fiore a Viva RaiPlay, evolutosi definitivamente in questa formula che ha rotto gli schemi classici: un varietà alle 7 del mattino, spesso diventato un telegiornale, evolutosi in people show, poi costola di Sanremo.

La potenza di Fiorello

Viva Rai2 è stato soprattutto un'espressione di potenza di Fiorello, personaggio che può tutto. Non c'è personaggio irraggiungibile per la sua rubrica telefonica, nessun luogo in cui non possa entrare con le sue telecamere. In quest'ultima puntata emblematica, ha portato tutto il cast all'ormai celebre semaforo del Foro Italico posizionato a pochi metri dal glass. "Apri, apri!" ha detto all'autista di un bus pubblico mentre era fermo al rosso, e quello non ha potuto fare altro che aprire, con tutta la ciurma che è salita per pochi secondi sull'autobus. Un programma televisivo che entra letteralmente nella vita delle persone, comprese quelle che il programma non lo stanno guardando, che vanno al lavoro all'alba e si ritrovano Fiorello e il corpo di ballo in pailettes sullo stesso autobus. Può apparire una delle tante follie quotidiane di questo show, ma ad uno sguardo attento è forse la più esemplare dimostrazione dell'onnipotenza di Fiorello, che per la festa finale ha spinto quasi 2mila persone a radunarsi alle 6 del mattino davanti ai suoi studi, con gente che era lì dalla sera prima, accampata.

Viva Rai2 e il paradosso temporale

È possibile che tutto questo accada in nome della televisione? Sembrano cose di altri tempi, capacità aggreganti di questo mezzo appartenenti ad un'era passata. Invece no, evidentemente tutto ciò si può ancora fare se supportato dalla formula elementare, ma assai complicata da assimilare, che regola questo mezzo di comunicazione: esplorare spazi che sono lì, davanti agli occhi, ma nessuno ha il talento o il coraggio di vedere, gettarcisi dentro, perché magari inibito da logiche commerciali e algebriche, di mero ascolto.

In un certo senso, Viva Rai2 ha prodotto un paradosso temporale. È stato un programma che ha riportato la Tv negli anni Novanta, non in quanto antico, ma perché con un linguaggio contemporaneo ha portato il pubblico ad un rapporto con la televisione che solo 30 anni fa, quando esisteva solo lei, era possibile generare.

Quando è giusto finire

Fiorello può tutto perché ha credito, ma ha anche la dote di capire quando è giusto finire e questa è qualità per pochi. Riciclarsi in Tv è il pericolo dietro l'angolo, stritolare troppo certi meccanismi fino all'esaurimento il limite da non superare mai, che puntualmente si oltrepassa perché quando le cose vanno bene tutti vorrebbero andare avanti. Fiorello e Viva Rai2 no, si ferma lì. Come la tradizione dei migliori programmi della storia che hanno lasciato il segno sulla televisione italiana (Indietro Tutta è durato appena due mesi, nota del redattore) questa trasmissione termina quando è ancora sulla cresta dell'onda. Quando sono ancora tutti lì a implorarti di cantarne un'altra, è proprio il momento in cui devi posare lo strumento e andartene con stile.

"Ci vediamo alla prossima idea", dice Fiorello a fine puntata sapendo che le intuizioni non capitano tutti i giorni e che lui non tornerà fino a quando non troverà un nuovo universo da esplorare. Che si tratti ancora di un nuovo tempo – dopo il varietà del lunedì sera e quello dell'alba una profonda seconda serata da colonizzare? – o di un nuovo spazio, stiamo parlando di chi ha portato uno studio televisivo in un bar, il futuro di Fiorello dovrà essere altro per lasciare il segno. E, soprattutto, dovrà aprire le porte dei bus.

Un'eredità senza eredi

Un programma come Viva Rai2 ha acceso una luce, un barlume di speranza che questo mezzo di comunicazione non debba vivere quasi esclusivamente di ripetitività, che esistano ancora dei margini creativi inesplorati in questo universo. C'è un solo dramma all'orizzonte in tutto questo: che la Tv italiana torni a rintanarsi, che anziché aprire spazi la grande ebbrezza di Viva Rai2 lasci solo una scia di nostalgia.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare la realtà che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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