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Rossella Brescia: “Ero formosa e mi sentivo a disagio tra le ballerine classiche. Maria De Filippi squisita”

Rossella Brescia, intervistata da Corriere.it, ha ripercorso la sua carriera fatta anche di sacrifici e lacrime. Poi, l’incontro con Maria De Filippi.
A cura di Daniela Seclì
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Rossella Brescia si è raccontata in un'intervista rilasciata a Anna Gandolfi per il Corriere della Sera. Il sogno di diventare ballerina è nato quando ha visto in televisione Alessandra Ferri che eseguiva un passo a due. Così, dopo varie insistenze, è riuscita a convincere i genitori a iscriverla a un corso privato di danza. Aveva 9 anni. Passo dopo passo, ha lasciato la Puglia e si è trasferita a Roma dove è approdata all'Accademia nazionale di danza.

Il disagio che provava con le ballerine di danza classica per il suo essere formosa

Nel corso dell'intervista rilasciata al Corriere, Rossella Brescia ha ricordato che quando studiava danza classica, è capitato che si sentisse a disagio per il suo corpo più formoso rispetto a quello delle altre ballerine. In televisione, invece, quel problema non esisteva: "Studiavo danza classica ma ero un po' troppo formosetta. Le altre erano diafane, magrissime, io non ero come loro. Mi sentivo a disagio. Non me lo hanno fatto pesare. Era un disagio soprattutto mio, ma c'era eccome. Per ballare in televisione invece le forme non erano un problema e dunque ho iniziato a fare provini". Da lì, l'incontro con Maria De Filippi: "Dopo Buona Domenica è arrivato Amici. Maria De Filippi è una persona tra le più squisite del mondo dello spettacolo: io ero solo una ballerina, lei il perno del programma eppure si metteva alla pari, è gentile, alla mano".

I sacrifici fatti e le lacrime versate

Rossella Brescia ha ricordi bellissimi legati alle sue docenti di danza, che non le hanno mai fatto mancare il loro sostegno nel sogno di perseguire una carriera come ballerina: "Certo la strada negli anni non è stata sempre semplice: sono serviti sacrifici, ci sono stati periodi in cui ogni sera piangevo sotto la doccia". Con il senno di poi, tuttavia, è convinta che "severità e rigore", l'abbiano aiutata a crescere e a migliorare professionalmente. Oggi ritiene che ci siano ancora bravissimi insegnanti, ma forse meno severi: "Essere severi – in generale – forse genera un po' di timore. Con quello che si sente, i professori che vengono attaccati anche dai genitori, c'è un altro clima rispetto ad allora".

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