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Massimo Giletti: “Torno in Rai nei prossimi 5 mesi, Cairo mi ha tradito”

Il conduttore parla per la prima volta della chiusura di Non è l’Arena e del ritorno in Rai nei prossimi mesi: “Non è ancora chiaro cosa farò ed è possibile tutto perché ho più offerte”.
A cura di Andrea Parrella
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Dopo un lungo silenzio, Massimo Giletti torna a parlare. Il conduttore, lontano dalla Tv dall'aprile del 2023, quando il suo Non è l'Arena era stato improvvisamente chiuso da La7 nel bel messo della stagione televisiva, ha rilasciato una lunga intervista a Gente in cui parla del suo ritorno in Rai e chiarisce alcuni aspetti della vicenda del suo allontanamento da La7, la rete che lo aveva accolto 6 anni fa dopo l'uscita dalla Rai.

Giletti torna in Rai: "Non è chiaro cosa farò"

"Nei prossimi 5 mesi lavorerò in Rai", ha detto Giletti al settimanale, chiarendo però che "per la prossima stagione Tv ho più offerte". Nella lunga intervista il conduttore incassa i complimenti del direttore dell'intrattenimento Day Time Rai, Angelo Mellone, e racconta a grandi linee di cosa si occuperà nei prossimi mesi in Rai: "Ricevere apprezzamenti da un importante dirigente di Rai1 non può che fare piacere, però la definizione di quello che sarà il mio futuro in Rai, nella stagione 2024-2025, è ancora lontana dall'essere conclusa". Quindi aggiunge:

Farò un passo avanti con la Rai, una serie di eventi interessanti nei prossimi cinque mesi, ma quello che farò dopo ancora non è chiaro ed è possibile tutto perché ho più offerte. Trovo però che tentare di dare fiducia alla Rai in questo momento sia un atto sensato. Qualsiasi altra scelta farà rumore. Vedremo.

L'attacco di Giletti a Urbano Cairo

Interessante anche il capitolo dell'intervista dedicata ai suoi trascorsi a La7 e i rapporti con il proprietario della rete Urbano Cairo, che aveva già accusato in passato ribadendo oggi il concetto: "Quello che ho vissuto è stato il tradimento di una persona che consideravo un vero fratello: non voglio parlare della questione giudiziaria, entro nel merito di quella umana". Quindi ha aggiunto: "Non mi sarei mai aspettato che la persona che mi abbracciò quando morì mio padre e che mi trovai all'improvviso alle spalle nella giornata in cui lo seppellivo, potesse, senza dirmi nulla, senza neppure guardarmi negli occhi, senza darmi una parvenza di motivazione, chiudere non solo un programma, ma chiudere un rapporto umano". Quanto al motivo della chiusura, Giletti si tiene sul vago:

"Nel momento in cui io affrontavo un certo tipo di temi, davvero delicatissimi, la libertà è venuta meno. Non siamo pronti per aprire certi cassetti, evidentemente. Forse Cairo non poteva dirmela, la verità".

Il caso della chiusura di Non è l'Arena

Ricordiamo che Non è l'Arena è stato chiuso prematuramente con motivazioni poco chiare e dopo settimane è emerso come la decisione del patron Cairo potesse essere legata a un'indagine dei magistrati della procura di Firenze che gravitavano attorno alla presunta foto di Berlusconi con il boss Giuseppe Graviano e il generale dei carabinieri Francesco Delfino. Giletti era indirettamente coinvolto nella vicenda perché di quella foto aveva parlato con lui Salvatore Baiardo, tuttofare dei boss Graviano, noto per le parole dette al conduttore sulla cattura di Matteo Messina Denaro. Nell'ambito dello stesso procedimento proprio Urbano Cairo, che in passato aveva lavorato per Berlusconi, era stato sentito dai magistrati.

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