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Vaccino anti-Covid obbligatorio per i dipendenti pubblici, cosa sappiamo finora

L’ipotesi di un vaccino obbligatorio per i dipendenti pubblici (quindi non solo il personale sanitario, ma tutti i lavoratori della Pubblica amministrazione) è stata al centro di una polemica che oggi ha coinvolto la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, e la ministra della Pa, Fabiana Dadone. Ecco quali sono le posizioni in campo e cosa sappiamo finora sui vaccini obbligatori per alcune categorie di cittadini.
A cura di Annalisa Girardi
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All'indomani del V-Day, il giorno in cui in Europa sono stati somministrati i primi vaccini contro il coronavirus, si apre il dibattito sull'obbligatorietà di ricevere il farmaco. Almeno per alcune categorie. Sia il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che il ministro della Salute, Roberto Speranza, avevano sempre detto che il vaccino sarebbe stato volontario. Ma oggi la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, ha avanzato l'ipotesi per cui la vaccinazione potrebbe essere obbligatoria per il personale sanitario, ma non solo. Per Zampa il vaccino contro il Sars-Cov- 2 dovrebbe essere obbligatorio anche per tutti i dipendenti pubblici. Quindi anche insegnati e altri lavoratori della Pubblica amministrazione.

Un'eventualità che però è stata subito scartata dalla ministra della Pa, la pentastellata Fabiana Dadone. Che ha sottolineato di non essere una "grande appassionata dell'obbligo in campo vaccinale", aggiungendo che un "metodo coercitivo è assurdo". Ma la sottosegretaria dem ha ribadito: "Non si può stare in una Rsa, dove si dovrebbe lavorare per la salute delle persone ospitate, e mettere a rischio la loro vita. In Italia i bambini, se non sono vaccinati, non possono andare nelle scuole pubbliche, non credo che possa non valere per i medici, per gli operatori sanitari, per gli insegnanti". E ha anche aggiunto: "Chi lavora nel pubblico e a contatto con il pubblico ha una responsabilità maggiore, per questo abbiamo inserito alcune categorie di dipendenti statali tra le prime per le vaccinazioni".

Anche il direttore scientifico dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito, intervenendo in diretta sul canale YouTube di Fanpage.it, ha detto la sua in merito alla polemica del giorno. Affermando che in una pandemia come questa non sia accettabile, da parte di medici e infermieri, il rifiuto a fare il vaccino: "Penso che gli operatori sanitari non possono rifiutare di fare il vaccino, anzi penso che proprio loro non debbono essere resi idonei se si rifiutano, un rifiuto in questo momento è assolutamente inappropriato", ha detto.

Infine, il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, ha affermato in un'intervista con l'Adnkronos che in futuro probabilmente ci saranno dei "passaporti sanitari" per chi ha ricevuto il vaccino e che questi saranno necessari per svolgere una serie di attività. Mentre, sui medici che rifiutano di sottoporsi a vaccinazione, ha detto: "Rimango perplesso quando sento di colleghi medici o infermieri restii a farsi il vaccino. Posso arrivare a capire le perplessità o anche la riluttanza di un normale cittadino che non ha studiato medicina e che non si fida ancora del tutto, ma penso francamente che chi, dopo anni di studio e di specializzazione in medicina e chirurgia e dopo aver visto tutto ciò che è accaduto in questi mesi, abbia ancora dei dubbi è meglio che cambi mestiere".

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