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Silvio non si illude: “La norma sarà stravolta, hanno il terrore di Berlusconi”

Nessun dramma ad Arcore per il ritiro della “leggina” che avrebbe favorito Berlusconi. “Penalizzeranno tutti gli imprenditori: questa è l’Italia”. Ma Renzi un modo per saldare il debito con Silvio dovrà trovarlo….
A cura di Carlo Tarallo
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“La proposta tornerà in Consiglio dei Ministri”. L’impegno di Matteo Renzi relativo alla famigerata “leggina pro-Silvio”, stando a quanto risulta a Fanpage, non ha prodotto particolari reazioni a Arcore. Silvio Berlusconi non reputa la “promessa” del premier né un avvertimento, e dunque una sorta di pressione sul leader di Forza Italia in vista della discussione sull’Italicum e dell’elezione del Capo dello Stato, né tanto meno un modo per far calmare le acque e poi riproporre la norma contestata.

“Il provvedimento verrà stravolto: hanno il terrore di B.” –“Quel provvedimento – si commenta dalle parti di Arcore – verrà completamente stravolto quando tornerà in Consiglio dei Ministri. Lo cambieranno per il terrore di Berlusconi, penalizzando così tutti gli imprenditori. Amen: questa è l’Italia”. E così sia, dunque. Inutile, secondo Berlusconi e i suoi fedelissimi, piangere sul latte versato. Del resto, che Matteo Renzi abbia un impegno forte, indissolubile, con il leader di Forza Italia, è noto. Renzi dovrà restituire a Berlusconi il favore (enorme) che l’ex premier gli fece quando, con l’accordo sulle riforme istituzionali, spianò all’ex sindaco di Firenze la strada verso Palazzo Chigi, mettendo in subbuglio il suo inner circle: Denis Verdini spingeva per l’accordo con Matteo, Gianni Letta vedeva suo nipote Enrico defenestrato senza troppi complimenti.

Un “patto” ricco di postille segrete – Non solo: i lettori di fanpage sanno bene che la nascita del “Patto del Nazareno” va ampiamente retrodatata rispetto alla storiografia ufficiale. Se è vero che il primo incontro tra Berlusconi e Renzi risale al 18 gennaio 2014, l’ “accordo” venne sottoscritto molto prima: il 15 ottobre del 2013. Enrico Letta era presidente del Consiglio e Matteo Renzi si preparava alla battaglia delle primarie contro Pierluigi Bersani. Renzi avrebbe avuto la sua rivincita due mesi dopo. E il “Patto”, solidissimo, aveva già prodotto il suo primo frutto: il cambio della leadership del Pd, con conseguente pacificazione tra Democratici e Forza Italia.

Fino ad ora tutti i benefici a Renzi, a partire dal sostegno di Mediaset e giornali – Fino ad ora, però, tranne gli incontri al Nazareno, serviti per tenere Silvio Berlusconi sempre al centro della scena, i maggiori vantaggi del Patto sono stati per Renzi. Che ha potuto contare non solo sulla opposizione morbida degli azzurri, non solo sul soccorso da parte di senatori forzisti quando i numeri al Senato sono diventati risicati, ma anche sulla totale acquiescenza rispetto all’azione di governo di tutta la galassia editoriale che fa capo a Berlusconi: dai tg ai giornali di area, tutti schierati a difesa del premier. E adesso?

Niente drammi: Matteo manterrà gli impegni – E adesso niente drammi, niente tragedie e niente “vendette”. Il regalo di Natale di Matteo è saltato? Poco male: il modo per mantenere i patti, secondo Berlusconi, Renzi dovrà trovarlo per forza. Il modo per restituire all’ex premier la piena agibilità politica, il modo per mantenere la parola data. Del resto, ad avere tutto da perdere è proprio Matteo Renzi. Senza la sponda di Forza Italia e dei media berlusconiani, il suo governo è destinato a una navigazione assai tempestosa, in balia della minoranza del Pd, degli alleati di Ncd e dei nodi dell’economia che verranno presto tutti al pettine. Ecco perché ad Arcore anche la “partita” del Quirinale non suscita attese spasmodiche. Del resto, la “smentita” di Mario Draghi era ampiamente prevedibile e prevista, e la prima scelta di Berlusconi resta proprio l’attuale leader della Bce.

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