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Ritardi sulle scadenze e caos sui fondi, le giravolte del governo Meloni sul Pnrr

Per settimane, il ministro Fitto ha annunciato che entro il 30 aprile, il governo avrebbe presentato in Europa le richieste di modifica al Pnrr. Negli ultimi giorni, però, il governo ha fatto sapere che il nuovo piano potrebbe arrivare solo in estate. Nonostante abbia smentito se stesso, Fitto nega ci siano ritardi, ma lo slittamento è spia delle difficoltà del governo. Intanto, mentre nella maggioranza infuriano le polemiche sulle difficoltà a spendere i fondi del Recovery, a sorpresa Meloni si prepara a chiedere nuovi prestiti all’Europa.
A cura di Marco Billeci
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L'unica cosa certa è che il governo vuole cambiare il Pnrr. Su questo Giorgia Meloni è stata chiara, fin dal suo insediamento, a palazzo Chigi. Il piano per spendere i 191 miliardi – tra sovvenzioni e prestiti europei – va modificato, per adattarlo alle conseguenze della crisi energetica e del caro delle materie prime. Il problema è che dopo mesi di dibattito sul tema, l'esecutivo non ha ancora detto cosa e come vuole cambiare.

Raffaele Fitto è il super-ministro di Meloni, con la delega, tra l'altro, all'attuazione del piano di ripresa e resilienza. In questi mesi, i giornalisti hanno cercato di capire le intenzioni del governo dai (molti) interventi di Fitto, dal podio di convegni organizzati sulla materia, e dalle sue (poche, quasi nulle) risposte, alle domande della stampa. Il ragionamento del ministro si fonda su due dati. Il primo, esplicitato chiaramente il 28 marzo scorso, è che "è matematico che alcuni interventi del piano non possono essere realizzati entro il 2026", cioè la data ultima fissata dall'Europa, per il collaudo dei progetti.

Secondo elemento. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e il boom dei prezzi dell'energia, la Commissione Ue ha promosso il Repower Eu, che dà la possibilità agli Stati membri di aggiungere, ai loro piani di ripresa, un capitolo dedicato, appunto, ai temi energetici. Il problema per l'Italia, è che il Repower è alimentato principalmente dai finanziamenti del Next Generation Eu, ancora disponibili. Ma il nostro Paese ha già chiesto tutta la quota di prestiti che gli spetta, secondo la ripartizione europea. Anche se su questo tema, in realtà, nelle ultime, ore si è aperto un nuovo giallo, di cui ci occuperemo più avanti.

Sulle scadenze, il governo smentisce se stesso

Insomma, partendo da questi presupposti, il governo intende chiedere alla Ue, l'autorizzazione a spostare una parte degli investimenti dal Pnrr al fondo di Coesione, che ha una scadenza più lunga, 2029 anziché 2026. Altri progetti dovrebbero essere invece definianziati e portati su un binario morto. In questo modo, si punta a "liberare" diversi miliardi, da utilizzare, da un lato, "per rafforzare progetti strategici delle grandi aziende energetiche, come Eni, Enel, Snam, Terna" e, dall'altro, per dare "incentivi a famiglie e imprese, sul fronte dell'efficientamento energetico", come tratteggiato da Fitto, nel corso di un evento dell'Associazione Civita, a Roma, il 19 aprile.

Ecco, qua si ferma quello che conosciamo fino a oggi. Ancora non si sa, invece, quali e quanti progetti il governo intende sostituire e con quali altri interventi, né tantomeno la quota di risorse, che si chiede di ricollocare. Il 30 aprile doveva essere il termine, in cui l'esecutivo avrebbe dovuto presentare il nuovo Pnrr. Le istituzioni europee infatti hanno invitato gli Stati membri a consegnare i piani rivisti, entro quella data. Ma soprattutto, quella era la deadline, più volte citata esplicitamente da Fitto. "Il 30 di Aprile sarà la data entro la quale presenteremo il programma e ci sarà una quantificazione specifica", diceva ad esempio il ministro l'8 febbraio scorso,  ai microfoni di Fanpage.it, che chiedeva chiarimenti sulla strategia del governo.

Con l'avvicinarsi della scadenza, però, la data del 30 di aprile è scomparsa dai discorsi degli uomini e donne dell'esecutivo. "Stiamo lavorando, non diamo scadenze", abbozzava Fitto, il 5 aprile scorso, davanti a chi gli domandava se il termine rimanesse quello fissato. Pochi giorni dopo, il 14 di aprile, il governo ha annunciato in parlamento di avere bisogno di più tempo, sottolineando come le regole europee diano la possibilità di presentare i piani rivisti, fino a fine agosto.

Un allungamento dei tempi effettivamente consentito dalle norme Ue, ma che complica ulteriormente la realizzazione concreta dei progetti. E soprattutto rivela le difficoltà dell'esecutivo, incapace di rispettare i termini che esso stesso si era dato. In privato, Fitto avrebbe lamentato "le resistenze dei ministeri", a fornire dati ed elementi necessari, a valutare lo stato di attuazione degli investimenti. Quando però il 19 aprile, a margine dell'evento romano dell'Associazione Civita, Fanpage.it ha chiesto conto del balletto sulle date, Fitto si è limitato ad assicurare: "stiamo lavorando e non ci sono ritardi". Abbiamo insistito, facendo notare che era stato lui stesso a indicare il 30 aprile, come data per svelare il nuovo piano. Ma il ministro ha svicolato: "Ci sono altre domande?"

Non riusciamo a spendere i soldi, ma ne chiediamo di più

Sì un'altra domanda c'è. Perché parlando davanti al parlamento europeo il 17 aprile, i commissari Ue Gentiloni e Dombrovskis hanno rivelato un'altra notizia. Per rimpolpare il capitolo del Pnrr sull'energia, l'Italia avrebbe chiesto ulteriori prestiti – oltre ai 121 miliardi già ottenuti -, attingendo alle risorse residue del Next Generation Eu, a cui potrebbero rinunciare altri Stati membri, che ne avrebbero diritto. Una posizione sorprendente, se si pensa come – di fronte alla difficoltà di realizzare i progetti del piano – nelle scorse settimane, alcuni esponenti della maggioranza (soprattutto lato Lega) avessero avanzato l'ipotesi di rifiutare a una parte dei finanziamenti del Recovery, già destinati al nostro Paese.

Il paradosso di un governo che chiede più soldi, mentre non riesce a usare quelli che ha, è in parte spiegabile. Come detto, infatti, Meloni e i suoi sono convinti che i fondi destinati alla questione energetica, siano più facili da spendere, rispetto a quelli per altri tipi di investimenti. Anche qui però siamo alle ipotesi, perché gli stessi Gentiloni e Dombrovskis hanno detto che la richiesta dell'Italia è al momento "generica". Pure su questo argomento, abbiamo provato a chiedere dettagli a Fitto, a margine del convegno di Civita. Ma il ministro non ha voluto rispondere e, scortato dallo staff dell'evento, si è rifugiato, lontano dai microfoni, sulla splendida terrazza romana, sede dell'iniziativa. Così, per ora, l'unica certezza rimane il fatto che Meloni vuole cambiare il Pnrr. Ma nessuno ancora sa come.

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