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A che punto è l’Italia con il Pnrr e perché almeno 35 miliardi di fondi per l’Italia sono a rischio

Gli obiettivi del Pnrr italiano per il 2022 dovevano essere tutti completati, ma la Commissione europea ha chiesto dei chiarimenti. I target del 2023, invece, sono quasi tutti in ritardo. Nei prossimi mesi il governo di Giorgia Meloni si gioca almeno due rate (35 miliardi di euro) del piano.
A cura di Luca Pons
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Possibili problemi in vista per il governo Meloni. Durante il Consiglio europeo di Bruxelles i temi sull'agenda ufficiale dei capi di Stato e di governo dell'Ue sono stati diversi: Ucraina, transizione ecologica, industria, migranti. Un punto che non è stato discusso sono i fondi del Pnrr. Il ministro per gli Affari europei del governo italiano, Raffaele Fitto, ha però incontrato il commissario europeo all'Economia Giovanni Gentiloni, per discutere "gli obiettivi in merito ai quali è ancora in corso un'interlocuzione fra il governo e i servizi della Commissione", secondo quanto comunicato da Palazzo Chigi.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, o Pnrr, è il programma di riforme e lavori che l'Italia ha concordato con la Commissione europea per spendere i fondi del programma Next Generation Eu. Dal 2021, quando è partito il programma, e fino al 2026, l'Italia dovrebbe ricevere in tutto 191,5 miliardi di euro, consegnati a rate man mano che vengono raggiunti gli obiettivi, con scadenze fissate ogni sei mesi e alcuni traguardi trimestrali intermedi. Finora i governi italiani hanno ricevuto 67 miliardi di euro. Per quanto riguarda le scadenze di dicembre 2022 e di giugno 2023, però, il governo di Giorgia Meloni potrebbe avere delle difficoltà.

Obiettivi completati nel 2022, i conti non tornano

Secondo quanto rilevato dalla fondazione Openpolis, infatti, l'Italia non ha completato 12 dei 55 obiettivi previsti per la fine del 2022. Invece, a fine dicembre il governo ha inviato una lettera alla Commissione con la documentazione per confermare che tutti e 55 erano stati raggiunti.

Anche di questo, probabilmente, hanno parlato Gentiloni e il ministro Fitto nel loro incontro. A quanto risulta, la Commissione avrebbe dato tempo fino al 31 marzo per sistemare le cose. In ballo c'è la rata di dicembre 2022: 19 miliardi di euro.

In ritardo quasi tutti i target del 2023, il governo vuole ritrattare

Guardando al presente, invece, entro la fine di marzo ci sono 12 obiettivi da completare. Secondo Openpolis nessuno di questi risulta ufficialmente completato, mentre una ricostruzione del Sole 24 Ore ha stabilito che sarebbero 5 quelli raggiunti. Ne resterebbero almeno 7.

Uno dei punti cruciali da completare è la riforma del codice degli appalti. A dicembre il governo lo aveva approvato in esame preliminare, e dovrebbe essere discusso dal Consiglio dei ministri il 28 marzo. Secondo gli accordi con la Commissione, questa riforma dovrebbe entrare in vigore entro giugno 2023, ma le aziende italiane stanno chiedendo una fase di transizione. Il governo, quindi, vorrebbe cercare di slittare questa scadenza a inizio 2024.

Il prossimo controllo della Commissione, per quel che riguarda gli obiettivi del 2023, sarà dopo il 30 giugno. Per questo le scadenze entro marzo potrebbero essere meno stringenti, dal punto di vista del governo Meloni. Tuttavia, da aprile a giugno ci saranno 15 nuovi obiettivi da raggiungere, che andranno a sommarsi a quelli non completati entro il 31 marzo. Nei prossimi mesi, poi, l'Italia manderà alla Commissione la propria proposta per rimodulare il Pnrr, modificando alcuni target (soprattutto quelli che sono ritenuti non realizzabili) e scadenze.

La rata di giugno 2023, se l'Italia riuscirà a rispettare tutti gli impegni presi, sarà di 16 miliardi di euro. Nel complesso, quindi, tra gli obiettivi mancati di dicembre 2022 e quelli ancora in corso per il prossimo giugno, il governo Meloni si sta giocando complessivamente 35 miliardi di euro europei.

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