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Il Parlamento italiano chiede il ritiro immediato delle truppe russe dall’Ucraina e l’invio di armi

Con una risoluzione firmata da tutti i capigruppo di maggioranza, il Parlamento italiano chiede alla Russia di ritirarsi dall’Ucraina e spinge il governo all’aiuto militare indiretto.
A cura di Giacomo Andreoli
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Stop immediato alle operazioni belliche e ritiro di tutte le forze militari russe in Ucraina. È la prima delle richieste della risoluzione di maggioranza presentata sia alla Camera che al Senato, in occasione delle comunicazioni del premier Draghi e che trova l'appoggio anche dell'opposizione di Fratelli d'Italia. Il testo è stato firmato da tutti i capigruppo di maggioranza a Palazzo Madama e lo stesso avverrà a Montecitorio. Si chiede di fermare quelle truppe «che illegittimamente occupano il suolo ucraino», assicurando sostegno e solidarietà a Kiev e attivando ogni azione per «fornire assistenza umanitaria, finanziaria, economica». Non solo: si chiede la «cessione di apparati e strumenti militari che consentano all'Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa», sempre informando il Parlamento e in coordinamento con gli altri Paesi Ue ed alleati.

Per la prima volta dall'inizio della legislatura Fratelli d'Italia voterà con la maggioranza. «La risoluzione sulla guerra in Ucraina – dice in un'intervista a Repubblica il capogruppo alla Camera di Fdi Francesco Lollobrigida – contiene i punti da noi segnalati». Tra questi ci sono la ferma condanna per l'aggressione da parte del governo di Putin, un meccanismo di compensazione degli effetti delle sanzioni alla Russia, il diritto di accoglienza per i rifugiati. E ancora: ci sono interventi di natura economica e aiuti alla difesa degli ucraini.

Nel testo della risoluzione si legge che «non sono accettabili, sotto ogni forma, sovranità limitate, sfere di influenza e protettorati che ledano la sovranità, l’integrità territoriale, l’indipendenza, la sicurezza, le alleanze di ogni Stato». Il riferimento è innanzitutto alle Repubbliche del Donbass (Donetsk e Luhansk), autoproclamatesi indipendenti e riconosciute dalla Russia.

La sospensione del Patto di stabilità e i nuovi possibili fondi europei

Il documento di maggioranza, poi, impegna il governo Draghi a sostenere ogni iniziativa multilaterale e bilaterale utile ad una de-escalation militare e alla ripresa di un percorso negoziale tra Kiev e Mosca, anche raccogliendo la disponibilità della Santa Sede a svolgere un’opera di mediazione. Inoltre si chiede all'esecutivo di «raccogliere l’aspirazione europea dell’Ucraina, rafforzando in ogni campo la cooperazione con l'Ue» e attivare un programma straordinario di accoglienza dei profughi ucraini, coinvolgendo enti locali e associazioni, ma anche semplificando le procedure per lo status di rifugiato.

Quanto alle misure economiche da mettere in campo si chiede di sostenere in sede europea la sospensione ulteriore del Patto di stabilità e l'istituzione «di un fondo europeo compensativo per gli Stati maggiormente penalizzati dalle sanzioni». Inoltre si prevede il possibile accesso a nuovi mercati verso cui indirizzare esportazioni e investimenti che non possono finire sul mercato russo. Sul lato degli approvvigionamenti energetici si punta invece ad attivare strategie di diversificazione, investimento sulle rinnovabili e utilizzo delle sorgenti di energia del Paese.

Infine si chiede al governo di promuovere un rafforzamento della politica estera e di sicurezza comune europea e attivare tutte le misure per preservare le infrastrutture strategiche del Paese da eventuali attacchi informatici.

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